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l u k e

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"Puoi andartene"
Mi forzai di aprire gli occhi. La massiccia figura che mi sovrastava mi squadrò con sguardo accusatorio.
Realizzai. Recuperai la mia roba e cacciai in tasca i miei soldi dal comodino, mischiandoli a quelli puliti guadagnati al part-time dal Barney's.
Mi era andata bene, 210 euro sonanti con due soli clienti e le loro strane manie. Il dolore provocato dai loro giocattoli e dalle loro perversioni ne era valso la pena. 'Presto finirà tutto' ripetei convinto nella mia mente 'presto finirà tutto'.
Chiusi la porta alle mie spalle senza dire una parola.
Era freddo lì fuori, il primo dicembre, uno di quei giorni in cui ti addormenti con i primi raggi di sole e ti risvegli con la neve. Che ora era? Non aveva importanza, mi sentivo sporco, sentivo il bisogno di tornare a casa. Mi portai entrambe le mani alle labbra e ci respirai sopra, nel vano tentativo di scaldarle un po'. La HKW illuminata per il natale mi guidò alla fermata, fortunatamente quasi deserta. Il bus era in ritardo, nascosi le mani nelle tasche della giacca di pelle. Non riscaldava molto, ma i vestiti ultimamente erano, davvero, la mia ultima preoccupazione. Tremolai un po' finché non ebbi la possibilità di entrare nell'autobus. Tirai un respiro di sollievo e presi il primo posto disponibile, accanto ad un tipo vestito interamente di nero. Un goth? Sembrava completamente perso nei suoi pensieri sotto il cappuccio della felpa troppo larga dei guns n' roses. "È libero?" chiedi cordialmente.
Il goth si voltò di scatto facendo scivolare via gli auricolari, presentando bruscamente i suoi occhi chiari ai miei. Ricordai di lui immediatamente, il ragazzo impacciato di qualche giorno prima.
"S-sì" borbottò frettolosamente, spostando di lato lo zaino e facendomi posto.
Ci ignorammo per qualche minuto, finché non fui oscurato nell'esatto momento in cui suo viso s'incupì.
"Hey bellezza, tutto bene?" azzardai.
Lui semplicemente sorrise forzatamente e scosse teneramente il capo, non degnandomi di una risposta.
"Prendi spesso il bus a quest'ora?" mi voltai nella sua direzione cercando di fare conversazione.
Annuì.
"Che hai?" il ragazzo mi incuriosiva da morire, mi sbilanciai.
Schiuse le labbra come per parlare, ma non emise suono.
"Non sei obbligat-" il bus urtò un tombino, facendo sballare per un attimo i sedili. Silenzio.
"Depressione."
Un improvviso, inaspettato dolore mi invase il petto.
"Oh".

bad poetry―mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora