viii

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m i c h a e l

Tornò un'ultima volta.
Tornò non ammaliato dal più puro dei sentimenti, o addirittura posseduto dal senso di colpa.
Luke tornò semplicemente a riprendere la sua roba. Procedette in un silenzio assordante. Non una parola scivolò neppure dalle mie, di labbra. Eppure avrei voluto urlare, spingerlo, cacciarlo via. Non una parola. Solo un mucchio di lacrime.
"che cazzo ti aspettavi, mh?" le sue parole mi si insinuarono nelle membra come un coltello che si avvicinava sempre di più alla mia pelle.
Sapevo di star per essere ferito, irrimediabilmente, e questa volta Céline non centrava nulla.
Le parole mi morirono in gola.
"Che sarei stato disposto ad essere la Ninì per il grande genio di Klimt che ti credi di essere? Non siamo nell'ottocento, non è così facile okay? Non è-" mi raggiunse trattenendo il pianto.
"P-posso baciarti?" chiesi, le mie labbra in astinenza da oltre due giorni pulsavano, e le mie mani tremavano dalla vicinanza con Luke.
"No" mi prese dal colletto della tee shirt sporca della pittura ad olio usata fino a poco prima "cazzo, fallo e basta"
Invece non lo feci. Gli porsi la mano e aspettai che accogliesse il gesto. Potei giurare di essere in bilico tra le mani di una femme fatale della Vienna di Klimt, la Giuditta I che, con labbra semichiuse o semiaperte, ammiccava allo spettatore minacciandolo allo stesso tempo di decapitarlo.
La prese. Lo trascinai nel mio studio, la mia piccola lussuria che Monet non avrebbe mai accolto, e mi sbarrai la visuale.
"Dimmi di amarmi"
"È davvero necessario? Lo sai già"
"Non m'importa Ninì, dimmi di amarmi per un'altra notte"
Rise, la sua risata iridescente illuminò l'intera stanza.
"Ti amo, Gustav"
Fu allora che gli permisi di vederlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2017 ⏰

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