Capitolo 23 - Brooklyn

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RYAN'S POV
<<Ryan sei tu?>>
A quella voce sbiancai: erano ormai tre anni che non la sentivo, ma sicuramente non me la sarei mai dimenticata. Mi voltai e mi trovai davanti ad una signora sulla cinquantina, i suoi occhi identici a quelli della figlia puntati nei miei.
Merda. Merda.
Cazzo, non pensavo di poter trovarmi di fronte alla madre della mia ex: terrorizzato mi osservai in giro alla ricerca di Alis, poco più avanti di me, che mi guardava con sguardo confuso. L'unica cosa che pensai fu quella di correre, correre lontano da tutti, scappare come avevo già fatto 3 anni prima. Feci uno scatto e corsi a perdifiato verso il bagno del centro commerciale e mi  chiusi dentro. Avevo lasciato Alis lì da sola con la madre di Brooklyn, ma non ne avevo rammarico perchè l'unica emozione che provavo in quel momento era terrore, terrore di dover affrontare il mio passato. Mi accosciai lungo la porta e mi sedetti a terra: i battiti accellerati (non sapevo se per la paura o per la corsa) non avevano intenzione di rallentare. Provai a fare degli esercizi di respirazione, ma niente. L'incontro con Julienne, la madre della mia ex ragazza, mi aveva riportato alla mente tantissimi ricordi che avevo sepolto: io e Brooklyn felici in un bar, io e lei con i nostri regali di natale sotto l'albero, io e lei che facevamo l'amore, io e lei che ci amavamo, io e lei che ridevamo felici. Una lacrima mi scese lenta sulla guancia e me la pulii immediatamente. Sentii dei passi e un toc toc leggero sulla porta mi fece alzare dal pavimento.

<<Ryan>> un sussuro debole, quasi impercettibile <<Ryan è tutto okay?>>. Era Alis. Feci un altro respiro e uscii da lì, incontrando per prima cosa i suoi occhi verde chiaro: il mio sguardo si spostò poi sullo specchio sopra i lavandini e constatai quanto fossi bianco in faccia. Tremavo addirittura un po'. Ci misi qualche minuto a riordinare le idee e a rispondere -sebbene con voce poco decisa- ad Alis.
<<Quella signora che hai visto, era Julienne, la madre di Brooklyn, la mia ex ragazza>>. Strinsi i denti e abbassai il capo, improvvisamente interessato alle mie logore Stan Smith. Una mano vellutata si intrecciò alla mia cercando di farmi forza, e lentamente mi condusse fuori dal bagno e successivamente fuori dal centro commerciale. Diedi le chiavi della mia bambola (la mia macchina) ad Alis e mi sedetti sul sedile del passeggero, incapace quasi di allacciarmi la cintura: in un normale caso nessuno avrebbe potuto usare la mia auto, ma in quella situazione non avevo neanche la forza e la lucidità di fare una rampa di scale. Il viaggio fu veloce e, giunti di nuovo alla villa del mio patrigno, parcheggiò lì vicino all'ingresso. Scesi velocemente dall'auto e stavolta presi io per mano Alis, entrando velocemente in casa e conducendola ai piani superiori dove si trovavano le nostre camere: aprii la porta della mia camera, entrammo e la richiusi a chiave dietro di me. Fino a quel momento Alis non aveva osato proferire parola, ma mi guardò in modo strano quando richiusi la porta della mia stanza. Mi buttai sul letto e le feci segno di sdraiarsi accanto a me: titubante, si mise vicino a me e appoggiò la sua testa sul mio petto. Io iniziai a toccarle la sua folta chioma rossa poichè mi metteva tranquillità e mi faceva pensare più lucidamente. Passarono vari minuti prima che interruppi quel silenzio che ormai fluttuava tra di noi.

<< Brooklyn è la mia ex ragazza. Faceva la mia stessa scuola, ma aveva un anno in meno di me. La conobbi ad una festa organizzata da un mio amico: era una ragazzina innocente, dai lunghi capelli biondi e aveva degli occhi azzurro chiaro che erano sempre vigili e attenti al pericolo. Non l'avevo mai notata prima perchè non aveva molte amiche e preferiva stare spesso per i fatti suoi. Era il mio ultimo anno di liceo>> mi fermai un attimo per riprendere fiato, Alis nel frattempo mi stava facendo piccoli cerchi sul petto come aveva fatto la sera precedente.
<<Io ero un ragazzo perfetto, il tipico studente modello: voti altissimi, borsa per l'università e cocco dei professori. Non mi dispiaceva, anzi, mi trovavo a mio agio tra i libri. Insomma, il tipico nerd della scuola. Allora ero molto giovane e ingenuo, mi piaceva vivere nella semplicità e nella superficiale stupidità delle cose. Io e Brooklyn ci mettemmo insieme, eravamo la coppia più bella della nostra scuola: ci amavamo tantissimo e avevo intenzione di chiederle di sposarmi più avanti, magari al mio secondo anno di università; ero totalmente, incondizionatamente accecato dall'amore nei suoi confronti. Poi, però, un giorno mi disse di essere incinta e andai nel caos. Avevo solamente 19 anni, lei 18, non sarei mai riuscito a crescere un bambino, non ero pronto e non lo volevo neanche avere perchè era troppo complicato. La supplicai di abortire, non sarei riuscito a sopportare l'idea di avere un figlio, ma lei non mi ascoltò. Voleva tenerlo perchè era il frutto del nostro amore: io invece lo vedevo solo come un grande sbaglio. Scappai una mattina senza dire niente, feci le valigie e mi rifugiai in Europa. Non avevo intenzione di tornare a casa e di affrontare la realtà, non volevo ritrovarmi da lì a 9 mesi con un bambino tra le braccia e i miei studi inconclusi. Quando tornai, lei se ne era andata via definitivamente. Si era trasferita e quando avevo provato a contattarla non mi aveva risposto: aveva deciso di crescere da sola nostro figlio>>.
Feci una pausa e pensai a quanto fossi stato stupido e coglione. Chiusi gli occhi e l'immagine di Brooklyn mi tornò in mente, sebbene non fosse molto definita. Respirai. Chissà ora cosa pensava di me Alis: era rimasta in silenzio tutto il tempo, non mi aveva mai interrotto e non si era mai mossa, nemmeno con un dito. Pensai addirittura fosse morta perchè sembrava non respirasse.

<<Sono un mostro vero? Non le sono stato accanto nel momento del bisogno e chissà ora come sarà in difficoltà con un bambino di 3 anni senza un padre>> aggiunsi. Il mio morale era veramente a terra, mi sentivo il più grande stronzo dell'universo. Alis mi accarezzo una guancia.
<<Secondo me saresti stato un ottimo padre. Hai avuto solo paura che la tua libertà e la tua adolescenza fossero rovinate>>. Questa fu l'unica cosa che mi disse e io considerai l'argomento chiuso.

I Hate that I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora