Rimasi in ospedale per tutto il tempo che mi era possibile: sebbene l'orario delle visite fosse finito da ormai 2h, avevo convinto le infermiere a farmi rimanere al fianco di Alis. Pure il dottore aveva approvato, nella speranza che la mia vicinanza potesse aiutare la mia ragazzina a svegliarsi. Mi avevano dato una brandina, situata affianco al letto di Alis, dove potevo sdraiarmi e sonnecchiare un po', anche se passavo la maggior parte del tempo seduto su una sedia mal ridotta a giocherellare con le dite della mano della mia ragazzina. Erano fredde e asciutte, più magre e sottili e avevo paura che la sua mano potesse scivolare dalla mia in un nanosecondo. Delle profonde occhiaie mi segnavano gli occhi, la barba incolta non tagliata da giorni e lo sguardo vacuo mi facevano sembrare una sorta di disperato agli occhi degli altri, ma in realtà il resto del mondo non sapeva quanto stessi soffrendo nel vedere la mia ragazza in coma, fragile come una foglia secca. Le sfiorai la pancia con due dita e le disegnai dei cerchi, nella speranza mio figlio potesse sentirmi. La sua pancia era già visibile, non era enorme ovviamente, ma mi piaceva pensare ci potesse essere qualcosa al di sotto di essa. Mi sentivo solo, l'unico rumore della stanza era il bip continuo che segnalava il battito cardiaco ancora prensente nel suo corpo: quello era l'unica cosa che mi rendeva ancora consapevole del fatto che lei fosse viva e che forse, dietro a tutto, ci fosse anche una remota speranza di vederle riaprire quei suoi magnifici occhi verdi.
<<Sono curioso di vedere nostro figlio>> iniziai a dirle sempre accarezzandole la pancia da sopra il sottile lenzuolo che la ricopriva <<e di scoprire se sarà maschio o femmina, anche se sono sicuro che sarà un piccolo campione>>. Mi lasciai sfuggire una risata nervosa, dovuta più alla stanchezza che all'ilarità di quel momento.
<<Ti ricordi quando mi avevi rovesciato il caffè sulla camicia? Mi ero arrabbiato tantissimo perchè mi era costata un'occhio della testa ed era nuova di pacca>>. Parlai a vanvera per tenermi un po' compagnia e per sentirmi più vicino a lei. <<E quando sei caduta facendoti male alla caviglia? Avevi una faccia adorabile>>. Chiusi gli occhi un momento per ricordarmi quei momenti passati con Alis che ora sembravano lontani anni luce. Tutti i nostri incontri mi sfrecciarono davanti, dal primo all'ultimo, fino ad arrivare al nostro primo bacio sul pavimento del mio salotto, poi scortesemente interrotto da Liam.
<<Mi manchi tanto Alis, come vorrei riabbracciarti in questo momento, rassicurarti e dirti che va tutto bene>>. Le presi una ciocca di capelli tra le dita e la arrotolai gentilmente per poi riporla sul cuscino. Appoggiai la testa sul letto e chiusi gli occhi, sempre tenendo la sua mano stretta tra la mia, le nostre dita incrociate. Il sonno si era ormai quasi fatto largo in me, quando l'unico suono della stanza si zittii. Aprii di scatto gli occhi e vidi che il bip si era fermato e ciò indicava un'unica cosa: anche il cuore di Alis si era fermato. Chiamai allarmato le infermiere, urlando e sbracciando per il corridoio, fregandomene dell'orario notturno di riposo. Un dottore e un'infermiera accorsero subito e mi spostarono in un angolo della stanza, mentre armeggiavano con l'unico filo attaccato al braccio di Alis, una flebo per nutrirla. Dopo vari tentativi, durante i quali trattenni il fiato per la paura, riuscirono a far ripartire il cuore della mia ragazzina con un defibrillatore. Staccarono il lettino e lo fecero uscire dalla stanza: iniziarono ad urlare e altri dottori giunsero di corsa. Corsero col lettino e io, cercando di mantenere il loro passo, capii solo troppo tardi che la stavano portando in sala operatoria. Quando entrarono dietro due pensanti porte verdi, mi accasciai su delle sedie poste lì di fronte e mi misi le mani nei capelli, nella speranza che tutto ciò fosse un incubo, e che presto mi sarei risvegliato tra le sue braccia. Mi sentivo di nuovo vuoto: quella sensazione era diventata ormai parte di me, sebbene non me ne fossi ancora abituato del tutto. Erano giorni che non mangiavo un pasto decente, solo delle tristi pastine e brodaglie da ospedale e che non facevo una dormita come si doveva. Avevo sempre paura di addormentarmi e di perdermi il risveglio di Alis. O la sua morte. Passarono 5h, 5 maledettissime ore prima che un medico uscisse dalla sala operatoria e si dirigesse verso di me con aria stanca.
L'uniche parole che mi rimasero ben impresse in mente furono "L'abbiamo salvata". In sottofondo sentii anche che le avevano diminuito l'emorraggia, ma che era ancora in coma. Il mio cuore, però, stava già facendo i salti di gioia al petto per la magnifica notizia di avere ancora Alis nella mia vita. Quando finalmente uscii il lettino da quelle porte verdi, le presi la mano e seguii gli infermieri che la riportarono nella sua stanza. Dalla finestra, le prime luci dell'alba filtrarono attraverso le persiane aperte, andandosi ad infrangere sul viso di Alis e facendole brillare i suoi capelli rossi e sue adorabili lentiggini sul naso e sulle guance. La bocca era aperta, le sue labbra rosa sembravano morbide e con l'indice gliele accarezzai e disegnai il loro contorno, quasi a voler rimembrare tutti i baci che ci eravamo scambiati. I miei occhi vengono attirati da una catetina che brillava sul suo petto, visibile dalla scollatura abbassata del suo camice. Con due dita alzai la collana e la feci uscire da sotto la maglia, rivelando ciò che avevo regalato Alis a Natale. Mi sentii gli occhi umidi, pronti a far uscire le lacrime: la mia ragazzina aveva la collana che le avevo regalato e che le avevo messo la sera in cui mi aveva rivelato di essere incinta. Probabilmente non se l'era mai tolta e mi sentii ancora più incolpa di averla lasciata da sola. Le ripresi la mano tra le mie e, non seppi bene il perchè, le iniziai a raccontare di mia sorella Hailey. Forse perchè, lì sdraiata su quel lettino spoglio, mi ricordava molto mia sorella sul letto nella sala mortuaria l'ultima volta che l'avevo vista, prima di dirle addio definitivamente.
<<Avevo all'incirca 19 anni, lei ne aveva 13 e la stavo portando a casa di una sua amica>> mi fermai un attimo perchè il ricordo era molto doloroso in me, presi fiato e continuai <<Aveva un compleanno e aveva deciso di mettersi un vestitino che le aveva regalato nostra madre. Era nero, ma secondo i miei gusti era troppo corto, anche perchè ci sarebbero stati dei ragazzi a casa della sua amica e non volevo pensassero che Hailey fosse una poco di buono. Era una bellissima ragazza, troppo bella per la sua età e come ogni fratello geloso, avevo paura potesse innamorarsi, diventare grande e lasciare me e mia madre soli. Avevo appena attraversato un incrocio quando una macchina ci venne addosso da destra, schiantandosi contro la parte del passeggero dove era seduta mia sorella. Era un ubriaco che non aveva rispettato il semaforo e mia sorella ne pagò le conseguenze con la sua vita. Era morta sul colpo, l'ambulanza non era riuscita a far niente per lei e io avevo perso la mia migliore amica>>. Una lacrima involontaria mi scese, ma l'asciugai subito. <<Vedi Alis, io non posso perdere un'altra donna importante della mia vita. Perchè io ti amo, ti amo come non ho mai fatto con nessun altra. Quando ti vedo sento le farfalle nello stomaco e sento migliaia di brividi percorrermi la spina dorsale. Quando ti tocco sento un fuoco avvampare dentro di me, sento il calore propagarsi fino alla radice dei capelli e quando ti guardo, mi sento sciogliere davanti alla tua bellezza e alla gentilezza dei tuoi occhi. Il tuo sorriso ha illuminato migliaia di giorni tristi e bui, ma soprattutto, mi ha fatto capire quanto io ci tenga a te quanto io non possa vivere senza te. Ogni gesto che faccio mi riporta con la memoria a te, facendomi sentire insulso e stupido per tutte le decisioni sbagliate che ho preso. Ora, però, sono qui, a dirti che ti amo, pronto ad urlare al cielo il mio amore per te, pronto a sacrificarmi per poter rivedere i tuoi occhi, per poterti abbracciare, per poterti baciare. Ho bisogno di te per scusarmi, per farti capire dell'enorme cazzata che ho fatto, ma anche per farti vedere che ora sono qua accanto a te per aiutarti e per sostenerti. Mi manchi come l'aria e io senza te non sono nessuno perchè ormai sei entrata nel mio cuore e non te ne andrai via facilmente, non ti lascerò andare via. Lotterò per te, con te, lotterò per vederti ancora una volta felice. Lotterò per vederti tra qualche anno con mio figlio in mano e lotterò per vederti tra 30 anni con i nostri nipoti. Lotterò per avere un futuro con te, per rimanere al tuo fianco per sempre. Fin che morte non ci separi>>. Scoppiai a piangere come un bambino, ma le lacrime erano inevitabili e io avevo bisogno di sfogarmi dopo tutto quel tempo. Sussurrai un altro 'Ti amo' e baciai ad una a una le nocche della mano di Alis. Sentii muovere la mano intrecciata alla mia e dovetti darmi un pizzicotto alla gamba per capire se fosse vero. Alzai gli occhi verso la faccia di Alis e incontrai le sue iridi verdi che mi osservavano debolmente. Le sue labbra si mossero lente e una voce impastata uscii dalla sua bocca.
<<Ti amo anche io Ryan>>------------------------------
SPAZIO AUTRICE:
Heii! I'm back :)
Allora, colpo di scena, i nostri due protagonisti finalmente ammettono i loro sentimenti *yeeee*.
Facendo due calcoli, dovrebbero mancare una decina di capitoli alla fine e vorrei sentire anche le vostre opinioni riguardo ad un probabile finale.
Mi raccomando, lasciate una stellina se il capitolo vi è piaciuto!❤
Grazie a tutte voi che continuate a seguire la mia storia e che la commentate!
Bacii
TateP.s. scusatemi gli errori!
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I Hate that I love you
Romanzi rosa / ChickLit>>COMPLETA<< Alis, una ragazza 19enne californiana decide di trasferirsi dall'altra parte del paese per scappare dall' incubo che le aveva rovinato le scuole superiori. Alla New York University l'aspetteranno tante avventure: una nuova migliore amic...