CAPITOLO 1

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"Mamma, mamma perché mi lasci la mano?" gli occhi del bambino castano diventavano sempre più umidi iniziando a riflettere la fioca luce della lampadina. "Tranquillo Eren andrà tutto bene".

"Mamma non lasciarmi!". Silenzio. "Era solo un incubo. Solo il solito incubo...". Mi giro verso la sveglia in cerca di semplici certezze: le 6:30. Mi alzo lentamente dal letto per passare dalla camera al bagno e sciacquarmi il viso sudato; ormai è tardi per tornare a letto, tanto vale prepararmi. Mi metto giusto un paio di jeans e una maglietta con le solite hall-star nere, anche se ormai sono distrutte, per poi andare in cucina.
"Già sveglio Eren?"
La corvina mi appare dietro all'improvviso, ma tanto ormai ci sono abituato. Mi sforzo di sorridere mentre rispondo
"Oh, giorno Clara, non sapevo fossi a casa"
"Quante volte devo dirti che puoi chiamarmi mamma?"
A quelle parole abbandono il mio falso sorriso e abbasso il volto per non dover guardare la donna in faccia. "Tranquillo, non fa niente...scusa". Clara è sempre molto gentile con me e gli sono molto riconoscente per avermi dato una casa dopo...già, dopo quella notte di 7 anni fa.
"Comunque Eren, oggi partirò per un importante viaggio di lavoro. Dovrai badare da solo alla casa per 2 settimane e ti ho lasciato una carta prepagata sul tavolino in soggiorno. Ormai hai 15 anni, te la caverai". Provo ad articolare una risposta decente ma tutto quello che mi esce è un lieve "Mh". La donna mi guarda con un dolce sorriso per poi prendere il cappotto e avviarsi verso la porta. Poco prima di uscire urla
"LA COLAZIONE È NEL MICROONDE. TI CHIAMO STASERA, FAI IL BRAVO" Faccio appena in tempo a rispondere con un "CIAOO" che la porta si chiude alle sue spalle. Mi scaldo la colazione e mangio mentre inizio a pensare a tutte le faccende che dovrò sbrigare. "Almeno non dovrò più fingere di essere sempre felice" le parole mi escono da sole, come stessi parlando con qualcuno di invisibile. In realtà nessuno mi hai mai obbligato a essere felice ma non voglio che Clara si preoccupi per problemi che sono soltanto miei. Guardo il telefono: 7:40. Meglio sbrigarsi o farò tardi. Lascio il pezzo di toast nel piatto per prendere parka e zaino e mi avvio verso la mia scuola chiudendomi la porta di casa alle spalle.

Angolo autore
Salve sudditi pandacornosi, mi scuso per il breve capitolo ma è probabile che i primi siano così poiché di introduzione. Spero che questa storia ci piaccia e vi invito a comunicarmi eventuali consigli o correzioni nei commenti. Detto questo ricordatevi di pagarmi le tasse e buonanotteh

Like A Winter BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora