CAPITOLO 11

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Can't even shout
Can't even cry
The gentlemen are coming by

I giorni passano senza colri, la grigia monotonia della solitudine inghiottiva ogni speranza, ogni sentimento che si avvicinasse alla felicità spariva come se fosse proibita da un'entità superiore. Non prendo le medicine da qualche settimana, ho smesso di andare dal dottore quasi del tutto e rispondo a carla solo per non farla preoccupare. Nonostante ciò ormai è lui, quello stramaledettissimo telefono con la cover da pinguino, ad essere il centro della mia routine. Ogni secodno di ogni minuto di ogni ora ad aspettare un messaggio, una chiamata o un qualsiasi contatto con la bionda che a discapito della promessa non si era più fatta sentire. Come se non bastasse ogni notte le ombre facevano da padroni e, sempre ogni notte, un taglio in più regalava un altro giorno. Il mio corpo è ormai ridotto ad una superficie increspata da continui sfregi coperti alla ben e meglio da una garza trovata nel kit di pronto soccorso. Una persona qualsialsi mi avrebbe certamente chiesto perché non prendo le mie medicine visto che potrebbero aiutarmi. La verità? Non voglio ammettere nulla, non sono malato, e anche se così fosse ormai preferisco la morte. Già...un sonno gentile e infinito che potrebbe darmi la pace che tanto cerco, in fondo sarebbe solo un attimo, un microscopico momento di dolore in cambio della pace eterna...perché no...NO, cosa vado a pensare, io sto bene, questi sono discorsi da malati e...e...e dunque è così.

"MERDA!"

sbatto il pugno violentemente sul tavolo, tanto che sento un brivido di dolore percorrere il braccio ma non mi importa.

"BASTA EREN, SMETTILA DI PENSARE, FAI QUALCOSA"

le parole sono seguite da un getto d'acqua gelida in faccia e qualche schiaffetto per svegliarmi un po'. Riprendo l'ormai solita routine riuscendo a passarmi qualche ora tra pulizie e compere. Durante la solita cena butto un'occhiata fuori dalla finestra e resto un po' sorpreso: candidi fiocchi argentei cadono delicatamente dal cielo scuro in un'infinita danza gelida che conferma l'arrivo ormai definitivo di un freddo inverno. Resto incantato a guardare quelle forme così perfette, rigide ma al contempo piccole e fragili...proprio come lei. Mi risveglio dalla mia trans guardando l'orologio...è tardi, dovrei andare a dormire...eppure l'idea di un'altra notte in balia di quelle oscure figure mi spaventa nonstante l'abbitudine...alla fine rinucio e a forza mi trascino sotto il caldo piumone chiudendo gli occhi in attesa dell'inevitabile fato.

Looking in windows
Knocking on doors
They need to take seven
And they might take yours

Come sempre le ombre iniziano ad urlarmi contro, fissandomi con degli occhi rosso sangue come se stessero squadrando la loro vittima, ed era così. Mi sevglio di soprassalto continuando a sentire i miei carnefici pretendere quell'elisir magico che il mio corpo avrebbe dovuto offrire per placarli. Barcollo fino al bagno e con mano ormai esperta faccio una piccola incisione sull'avambraccio, sentendo poi il liquido denso scorrere e riscaldare quella parte di me ormai piena di suoi fratelli. Tutto andava secondo la routine quotidiana quando fuori dalla finestrella i fiocchi di neve che cadevano mi svegliarono facendomi arrivare alla verità, una verità che non avevo voluto vedere fino all'ultimo, una verità che sembrava una lama infilzata nel cuore: quello che stavo facendo era anormale. La mia vita era anormale. Io ero anormale...anzi, ero sbagliato.

Can't call to mum
Can't say a word
You're gonna die screaming
But you won't be heard

Quel pensiero mi attraversò da parte a parte seguito da un brivido. Persi il controllo del mio corpo che lentamente iniziò a cammniare da solo. Prima fuori dal bagno, poi dalla casa. Le gambe si muovono senza che io riesca a fermarle, ma forse non lo voglio veramente. Passo dopo passo esco di casa sentendo il gelido manto accarezzarmi i piedi dolcemente in cambio della sensibilità che cedo volentieri. Lentamente i passi incerti si trasformano in una camminata decisa e  successiavmente in una corsa frenetica verso il nulla più assoluto. La nebbia oscura ogni cosa assorbendo anche ogni possibile rumore circostante, conducendomi verso quella che sembra sempre di più una quieta inevitabile fine. Corro finché non resto senza forze e cado sul manto ghiacciato senza sapere dove sono, ma non importa. Chiudo gli occhi assaporando quella pace e attendendo la libertà.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 01, 2018 ⏰

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