CAPITOLO 2

61 9 1
                                    

La campanella aveva appena distrutto il sottile velo di trans che mi ero creato attorno quando entrò l'insegnante. Quella donna era insopportabile, non solo vecchia e rincretinita, ma anche radicalmente femminista.
"Coraggio ragazzi, fuori i libri di antologia".
Si comportava come fossimo schiavi thailandesi che fabbricano tappeti in una qualche baracca. Mi ricorda un libro che avevo letto tempo fa che parlava di un certo Iqbal ma ora non ricordo bene.
"Prof oggi è vestita davvero bene, un incanto.".
E come di routine le parole di Angela mi avvicinano sempre più al compiere un omicidio di massa. Normalmente le persone non mi interessano, preferisco semplici rapporti di reciproca indifferenza, ma quella ragazza non mi va per niente a genio. Passa la maggior parte del tempo a ingraziarsi gli insegnanti con complimenti totalmente falsi, lamentarsi con le sue amiche ochette perché i suoi non le hanno preso l'ultimo modello di iPhone e ci prova spudoratamente con ogni ragazzo che sia minimamente popolare.
"Winter!"
Quella fastidiosissima voce mi risveglia dai miei pensieri.
"Allora Winter, dov'è il libro?"
Mi chino sul mio zaino ma non riesco a trovarlo.
"L'ho scordato a casa, mi scusi"
"Voi uomini sempre con la testa tra le nuvole, basta io ti metto un richiamo".
La cosa mi infastidisce ma non voglio guai, quindi opto per abbassare lo sguardo.
"Scusi professoressa, anch'io non ho il materiale"
"Oh, tranquilla Angela, non fa niente". A quelle parole non ragiono più. Mi alzo di scatto sbattendo le mani sul banco, iniziando a urlare con la professoressa.
"MA MI SPIEGA SECONDO QUALE DIAVOLO DI CRITERIO LEI È GIUSTIFICATA E IO NO?!"
"Oh, Winter, calmati e torna a sedere o ti metto una nota"
Sono troppo infuriato per rimanere in classe quindi faccio rapidamente lo zaino e vado verso l'uscita, per stare un po' solo e rinchiudere nuovamente tutte le emozioni nel carcere che ho costruito durante gli anni. Ho quasi oltrepassato la porta quando la mano sudata dell'insegnante mi afferra il braccio trascinandomi dentro.
"Winter non fare lo scemo e torna al tuo posto!".
Sento i muscoli del braccio libero contrarsi per poi rilassarsi cinque secondi dopo mentre il dolore pervade le nocche. Fisso spaventato la professoressa per terra mentre si tampona le gengive sanguinanti. Oddio cosa ho fatto?! Il panico mi invade e non riesco a fare altro se non incespicare di qualche passo all'indietro per poi correre via.

Like A Winter BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora