Durante le ore di lezione, Emily cercava di ascoltare il più possibile.
Purtroppo, lei aveva il problema di distrarsi facilmente. Comunque, ci teneva molto allo studio, nonostante non avesse una media alta. Ma aveva diversi ostacoli.Alcuni problemi d'apprendimento e di famiglia. Nessuno della sua classe lo sapeva, per questo veniva vista come una persona pigra e cattiva, sì perché, bisognava anche stare attenti a non offenderla o si alzavano le urla.
La chiamavano 'satanista' era solo stanca. Nervosa.
Ma nessuno lo sapeva, quindi iniziavano i pregiudizi.Jack, all'ultima ora era stanco di seguire. Guardò di nuovo la ragazza, stava scrivendo. "Hey che scrivi?" Un sussurro fece girare Emily, perché quello lì gli stava rivolgendo la parola? "Nulla" perché avrebbe dovuto rispondergli? Un 'nulla' comunque non era così scortese.
Ma anche lui era testardo."Perché non mi dici niente?" Emily era allibita, perché tutta questa necessità di ricevere attenzione? Non aveva i suoi amici? Ragazze attorno? Le aveva eccome, che gli mancava? "Perché dovrei?" Stava iniziando a innervosirsi. Jack sorrise, come se avere una conversazione, per lei, fosse la cosa più anormale di questo mondo.
La campanella suona, Emily si dirige velocemente verso l'uscita. Al cancello qualcuno gli si pianta davanti, una figura dalle spalle larghe e con un ampio sorriso. "Sei ancora arrabbiata con me?" Emily aveva perso la pazienza ma cercò di trattenersi. "Arrabbiata per cosa? Non ho nemmeno voglia di stare a discutere." Proseguì la sua strada, sorpassandolo.
Il ragazzo non voleva lasciar perdere. Si rimise davanti a lei, questa volta aveva le spalle al cancello, gli blocco con un braccio la strada.
"Dai non odiarmi" Emily era disgustata, non era al punto di odiarlo, ma sembrava volesse farsi odiare davvero. "Che esagerazione, sarebbe darti importanza!" La faccia allibita della ragazza lasciò Jack stupito e divertito.Lei passò sotto il suo braccio, ma il ragazzo iniziò a seguirla, nel mentre la scuola e i dintorni diventarono deserti. "Quanta saggezza, mi pare ovvio da una che ascolta con così tanta ammirazione filosofia."
Emily si fermò di colpo.
Aveva gli occhi spalancati.
Diventò bordeaux.
Si girò lentamente.
"Mi controlli adesso?" Jack era sempre più divertito dalle sue risposte, quella ragazza era piena di sorprese."Che avevi da guardare?" Jack sembrava stupido, ma era più perspicace di quanto sembrasse.
"Non avere paura, mi sembri strana, in senso buono. Interessante." Cosa? Interessante? Lei? Da quando? Strana l'aveva sentito tante volte, ma mai interessante.Continuò per la sua strada, sentiva di nuovo l'ansia.
Lei aveva tanti attacchi d'ansia e di panico. Non poteva stare male lì, ora. Accelerò il passo, quasi correva, questo gli mise ancora più agitazione.
Aveva perso l'autobus, per colpa di quel ragazzo e doveva farsi trenta minuti di cammino per arrivare a casa.Dopo pochi metri però, una macchina bassa, nera opaca, camminava al suo fianco. Un finestrino scuro si abbassa. "Dai sali" ovviamente, lei non si fidava. "No grazie." Ma da buon atleta, amava gareggiare.
Decise che avrebbe continuato l'indomani. Amava sfidare ma non era abituato a perdere.
"Dici che ti dò fastidio? Allora sarà così."~~~~~~~~
Emily apre la porta del condominio, si dirige verso la porta a destra.
"Ciao" urla, sente la risposta della sorella, Clare. Ogni tanto stavano insieme. Avevano cinque anni di differenza, vivevano nello stesso condominio. Clare nell'appartamento a destra ed Emily in quello a sinistra, al piano terra.Nonostante avesse solo sedici anni, viveva sola, quella casa era della madre, ogni tanto gli mandava dei soldi, almeno era qualcosa, viveva decentemente.
Ogni venerdì sera lavorava dalla madre di un'amica, la sua unica amica. Faceva la cameriera.
Sedici anni, madre partita per lavoro. Padre morto, poco dopo la sua nascita. Triste."Com'è andata a scuola?" "Nulla, un compagno nuovo" Clare si allarmò. "Ti sta dando fastidio? Ci penso io?" Emily aveva avuto brutte esperienze di bullismo, Clare non voleva ricapitasse.
"Tranquilla, va tutto bene."
Sapeva che la sorella avrebbe buttato giù tutta la scuola, con tanto di professori e dirigente.
Dopo pranzo, Emily tornò a casa.
Passò il suo pomeriggio come al solito, studiando e dipingendo quello che gli passava per la testa.~~~~~~~~
Jack, tornato a casa, parlava con i genitori di come aveva passato la mattinata. Non disse nulla di Emily.
Stanco, si buttò sul letto di peso.
"Lei è un buon bersaglio."
Il telefono squilla, è il suo migliore amico. "Hey Mark" "Stronzo, dove sei?" "A casa, animale" "Cammina qui."
Jack passa parte del pomeriggio con Mark, poi agli allenamenti.La sera, Emily ha i suoi soliti incubi, eccoli lì, i suoi mostri che la tormentano.
Ogni tanto appare suo padre, visto solo in foto. Allora dormiva serena.
Stava bene nel suo finto mondo con suo padre, come Jack.
Sì perché, lui infondo, viveva nella bugia.Pensava che la vita fosse "rosa e fiori" e lei, Emily, si rifugiava in un libro, una tela, una penna o un sogno.
Tra di loro erano finti, la ragazza non diceva cosa pensasse di quel ragazzo per non discutere, lui si fingeva carino e gentile, interessato.
Ma i sogni e gli incubi durano secondi, in una notte lunga ore.

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1994.28.03
General Fiction"Everyday Everynight Feel like a fool You gotta know" "We gonna fly" ~Anno 2011. Australia. Jack ed Emily sono due persone molto simili, ma di mondi distinti. Una data, due significati diversi. Nello stesso giorno succedono due cose che significano...