Scuse.

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Nonostante la poca fiducia, Emily decise di dare un'altra possibilità a quel ragazzo.
Le sue scuse erano sincere, per la prima volta aveva preso colpi senza lamentarsi, accettando il fatto che li meritasse davvero.

Jack, dirigendosi verso una strada fuori città, dopo circa trenta minuti, arrivò a destinazione.
Il ragazzo scese, aprì il grande cancello della villa e rientrò in macchina per poi parcheggiarla davanti al garage.
Un'enorme casa abbandonata è lì davanti a loro.

"Tu disegni sempre paesaggi vero?"
Emily cadde dalle nuvole, certo che gli piaceva molto guardare i suoi quaderni in classe.
Sembrava stupido, ma non gli sfuggiva niente.
"Sì, perché?"

Jack la prese per mano, la ragazza trasalì per il disagio a quel contatto, ma non fece nulla.
Come mai quel gesto?
Era molto diffidente, si riempiva di domande.
Un po' paranoica.

"Ti faccio vedere una cosa, saliamo."
Jack aprì la porta, all'interno era tutto polveroso e lugubre.
A Emily piaceva molto.
Salirono su una scala scricchiolante, arrivarono in una stanza con una grande portafinestra.
"Chiudi gli occhi"

Emily li chiuse, curiosa di sapere cosa avrebbe visto dopo.
Jack la fece uscire, erano nel balcone, piuttosto ampio.
"Ora aprili"

Una distesa di montagne e colline innevate lasciarono Emily allibita.
Era un paesaggio meraviglioso, freddo, un po' morto, perfetto.
Alberi spogli, prati dipinti di bianco.
Un ambiente silenzioso e isolato, come piaceva a lei.

Infatti, Emily non era una grande amante della città, di tutta quella gente e quel rumore.
"Hai un bel sorriso, non l'avevo mai visto così"
La faccia della ragazza cambiò colore, non aveva mai pensato che avrebbe ricevuto un compimento da lui.
Si coprì metà viso con la sciarpa rossa.

Jack si guardava intorno, come se stesse proiettando i suoi ricordi, in ogni punto dell'ambiente.
"Qui da bambino, stavo spesso con i miei nonni materni, per le vacanze estive.
Poi non poterono più scendere e ora li andiamo a trovare per Natale"
Emily era perplessa,
l'indomani sarebbe stato il giorno di Natale.

"Quest'anno non sei con loro?"
Come se si fossero invertiti i ruoli, ora era lei a non capire.
Ma non era tutto rosa e fiori nella sua famiglia perfetta?
A quanto pareva, no.
"I miei genitori hanno fatto un cambio di programma..."
Guardava in basso con occhi delusi. Emily si sentì in colpa a vederlo così.
Non doveva chiedere.

"Emily, scusa la domanda, ma dove sono i tuoi genitori?"
La ragazza non si aspettava questa domanda, per un attimo ha pensato che dovesse rispondere come se dovesse dare delle brutte notizie a un bambino. Era un ragazzo molto ingenuo, secondo lei.

Cambiò idea, era il caso di smetterla di trattarlo come se avesse cinque anni.
"È una lunga storia"
Ecco la sua solita frase.
La usava sempre quando non voleva spiegarsi.
Se qualcosa era particolarmente brutto poi, era la prima scusa che trovava.

"C'è tempo"
Jack non era un tipo arrendevole, da bravo testardo.
"È complicato"
Altra originale scusa, in realtà non c'era nulla di difficile da capire, non per le persone come Emily.
Lei aveva capito molto tempo fa che non c'era niente che avesse bisogno di chissà qualche comprensione.

La madre non la voleva, punto e basta, cosa doveva esserci di più?
Un telefono iniziò a squillare, il ragazzo vide nello schermo il nome di sua madre.
Non rispose.
Non era mai successo ma non era il caso in quel momento.

"Vuoi venire a casa? Fa freddo, magari beviamo una cioccolata calda"
Neanche Emily sapeva, con quale coraggio, riuscì a dirlo.
Jack si stupì di questa sua gentilezza.
"Tanto volevamo passare il Natale insieme, no?"
Questo a lei bastava per far capire che fosse un sì.

                 ~~~~~

Arrivati a casa, Jackson iniziò a guardarsi intorno.
Non era chissà cosa ma, gli piaceva.
Emily si allontanò, qualcuno la stava chiamando al telefono.

"Emily cara, come stai?"
La sua odiosa voce, insostenibile per le orecchie della ragazza.
Non ha mai sopportato la madre, non la reputava tale.
Non la reputava neanche un essere umano.
Non aveva tutti i torti, gli faceva passare le pene dell'inferno.

Emily era il suo sfogo, gli insulti, le urla e gli schiaffi che ha dato quella bestia per sentirsi meglio, le figlie erano le uniche persone che poteva sottomettere, al punto di farle finire nelle peggiori condizioni.

Da quando furono abbandonate, stavano molto meglio entrambe.
"Demetra, non mi cerchi mai, che vuoi?"
Non la chiamava "mamma" da quando andò via.
Non aveva più l'obbligo.

"Volevo sapere come stavi, sono preoccupata per te."
Emily iniziò a stringere la mano sinistra in un pugno troppo stretto.
Le sue unghie erano premute con forza nel suo palmo, al punto da formare segni violacei.
Le sue nocche, già graffiate, erano bianche dallo sforzo.
"Mi hai rinnegato come figlia, non puoi più cercarmi."

"Gli assistenti sociali ti stanno ancora osservando?"
"Mi hanno lasciato quando te ne sei andata"
"Va bene, ci sentiamo se vuoi, ti lascio il numero"
"Fai pure come credi"
Chiuse la chiamata, bloccò il numero.
Non la potrà richiamare mai più.

Demetra aveva appena litigato con il suo compagno, ecco perché aveva chiamato.
Era una persona sola, usava le figlie come cani da compagnia.
Ma stavolta era davvero persa.

Lei stava nella sua camera, a piangere nel letto.
Fiumi di alcol, pensava potessero riempire i vuoti.
Demetra svenne a terra, lacrimante.
Incosciente, rivedeva Clare fatta di eroina, ingerendo continuamente Valium.
Vedeva Emily sanguinante nelle braccia e nelle mani, mentre prendeva a pugni muri e mobili in casa.
Tutto mentre, davanti a lei, facevano i cani.
Ubbidienti, a bastonate.

Emily restò ferma, la telefonata l'aveva sconvolta.
Ricordò la madre.
"Scusa sono nervosa" Demetra diceva.
"Ti amo figlia mia" ripeteva.
Tutte scuse. Un adulatrice.
Ma in questo momento, Emily non voleva pensare a lei, aveva già creato troppi problemi.

"È successo qualcosa?"
Jack era seduto del divano, con le mani intrecciate l'una all'altra, preoccupato.
"No perché?"
Emily si guardò la mano. Dei segni viola, iniziarono a fargli male.
Il ragazzo, sorpreso e un po' spaventato la guardò in viso, quasi studiandone i particolari.
"Perché pingevi?"
Emily si toccò la faccia. Rigata di lacrime.
Non l'aveva nemmeno notato.
"Lascia perdere"

1994.28.03Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora