Caccia.

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Una mattina piena di nuvole accompagna il risveglio di Emily, il cielo tormentato australiano, fa sorridere la ragazza, che ha sempre amato la pioggia.
Gli avrebbe fatto piacere restare a casa, con una tazza di the, un libro e una coperta. Ma era giovedì, doveva andare a scuola.
The e biscotti per colazione, abbigliamento tipico: maglietta nera, felpa extra large dello stesso colore e pantaloni scuri. Scarponi, zaino e cuffie, camminata veloce, ansiosa, non voleva riperdere l'autobus.

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La sveglia suona in camera di Jack, che non aveva intenzione di alzarsi.
Alla fine, riesce a dirigersi verso la sala da pranzo, con una tavola imbandita di toast, uova, caffè e marmellate.
"Buongiorno caro" la voce dolce di Sophie, gli rende il risveglio meno pesante.
"Hey campione, mangia bene, la colazione è il pasto più importante!" Il suo allenatore, nonché padre, era molto attento al figlio, per quanto riguardava la sua carriera e dieta da atleta.

I suoi vestiti erano già accuratamente piegati e pronti per essere indossati: una maglietta nera, felpa blu aperta da una cerniera, jeans scuri e scarpe da ginnastica.
Salutò la madre con un lieve bacio sulla fronte, prese le chiavi della sua macchina e partì.

Rimase nel parcheggio per una decina di minuti con i suoi nuovi amici, in un giorno era già stato ben accolto, nel gruppo degli studenti più popolari.

Mark è il suo migliore amico dalle medie e aveva scelto quella scuola per lui, se proprio voleva provare la scuola pubblica, avrebbe scelto lui come compagno d'avventura.

Eccola, la sua preda. Sta entrando nel cancello, davanti al parcheggio.
Jack è sempre stato il "bullo" della scuola, non lo faceva nemmeno con cattiveria a volte, ma lei.
Non poteva sopportare di essere ignorato.

Si avvicina e gli strappa le cuffie. Tutti i suoi amici ridono, facendo commenti sulla ragazza.
"Una sfigata, in stile emo" "Ma gli è morto qualcuno?" "È tutta in nero, con felpe enormi, un uomo, orrida."

Mark guardò il suo migliore amico. Non aveva mai fatto così con una ragazza. Stava esagerando, ma voleva vedere dove sarebbe arrivato.

"Hey Beelzebub, buongiorno"
"Lasciami per favore"
Emily si mise le cuffie nella tasca e proseguì con passo svelto. Il ragazzo, sentendosi offeso, la prese per un polso.
Si girò si scatto, iniziava ad avere paura.

Quando lei si trova in queste situazioni però, reagisce.
Per lei, potrebbe finire male.
Lui era più forte, le avrebbe prese, ma ne avrebbe dato.

"Non devi ignorarmi, non è corretto"
"Vaffanculo."
Era veramente stanca, non sopportava più nulla, lei è molto irascibile.
La spinge come se fosse un giocattolo rotto, al cancello.
Lei sbatte la testa alle travi, i suoi amici ridono a una scena così disgustosa.
A terra, Emily trema.
Si rialza e prima che possa fare qualcosa, qualcuno si mette difronte ai due, come un muro.

"Ti sei fatta male?" Mark nota che la ragazza trema e lacrima, ha i pugni stretti ed è completamente rossa in viso, la concreta rabbia.
"Perdonalo, a volte fa il coglione."
Jack cambia la sua risata in un espressione seria.
"Mark, che fai?"
Il ragazzo apparentemente calmo, guarda il suo amico deluso, girandosi di scatto.

"No, tu che fai. È una ragazza ed è fisicamente più piccola di te.
Ti sembra normale? Potevi fargli veramente male!"
"Mi ha detto 'vaffanculo' "
"Perché l'hai cercata tu!"
"Ieri mi ignorava!"
"Stai con chi vuole la tua compagnia e non costringere le persone, ovvio che ti manda a fanculo."

Jack è sempre stato il bimbo viziato. Mark, ha sempre cercato di essere umile, i suoi genitori volevano mandarlo alla scuola privata, lui ha sempre rifiutato, voleva essere un ragazzo normale, anche se è un giocatore di calcio di serie A.

Il ragazzo bruno, offeso, va verso la sua nuova compagnia, che si complimenta per il gesto fatto.
"Grazie" una voce femminile, singhiozzante, un po' roca per il pianto, fa girare Mark, seguendo le parole alle sue spalle.

"Figurati, tu stai bene?"
"Mi dispiace, scusa"
Si copre il viso con le mani.
"Hey calmati, è passato. Ma per cosa ti stai scusando?"
"Non volevo farvi litigare, io non volevo essere un problema."

Basito. Lei era stata trattata male e lei chiedeva scusa.
"Non ti devi scusare, non dovresti nemmeno pensare a dire queste cose. Ho discusso con lui per quello che lui ha fatto, non ti preoccupare. Comunque piacere, Mark."
"Emily"
"Non ti ho mai notata"
"Perché cerco di non farlo"
"Non sembri una gallina padovana, bene. Dai ti accompagno in classe."
La campanella suona, lei si dirige in classe, saluta Mark e va al posto.

"Questa me la paghi, Belze"
Jack non sente una risposta, ignorato completamente.
Ogni tanto la guardava durante le lezioni, con più interesse che disprezzo.
Come un cane che non mangia da giorni e vede un coniglio.
È periodo di caccia.

1994.28.03Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora