•CAPITOLO 7•

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La luce che filtra dalle persiane mi sveglia, così ne approfitto per dare un'occhiata all'ora.
8:45
Ieri ho dormito tutto il giorno, non riesco a stare un minuto di più sotto le coperte.
Vado in bagno per lavarmi la faccia e i denti.
Può sembrare strano fatto prima di mangiare, ma è un'abitudine che mi ha dato mamma, anche lei lo faceva sempre.
Ricaccio le lacrime che iniziano a formarsi al ricordo e mi avvio alla porta.
Scendo in cucina e come mi aspettavo trovo Rose intenta a preparare la colazione.
<Buongiorno Rose.>
<Amalia! Giusto in tempo, stavo proprio iniziando a cucinare.>
<Si, ho notato.> rido per la quantità esagerata di cibo per solo due persone.
<Potrebbe farmi gentilmente un piacere?>
<Assolutamente.> esclamo avvicinandomi ai fornelli.
<Vada a chiamare il Signor Styles, starà probabilmente ancora dormendo, stanotte ha fatto le ore piccole.> continua mentre mette a tostare del pane.
<Oh lui è?.. io, i-io vado subito.>
Salgo la rampa di scale.
<Rose, dov'è la sua camera?> urlo per farmi sentire.
<L'ultima infondo al corridoio.>
Vado verso la porta intenda ad aprirla, ma qualcuno mi precede.
<Hai bisogno di qualcosa piccola?>
Si, Harry era già sveglio.
Ha addosso un asciugamano e i capelli ancora bagnati.
<Bambolina stai bene?> si avvicina per passarmi una mano davanti al viso.
Mi accorgo solo adesso di essere rimasta impalata li senza proferire parola.
<Emh, si-i la c-colazione.> iniziamo di nuovo a balbettare, grande Amalia.
<Di a Rose che mi vesto e scendo.>
<V-va bene vado a dir-glielo.>
balbetto indicando le scale.
Accenna un sorriso e chiude la porta alle sue spalle.
Non era un sogno vero?
<Amalia ha chiamato Harry?>
sento Rose parlarmi da sotto, riportandomi alla realtà.
No Amalia, è successo veramente.
Torno in cucina riferendo a Rose le parole di Harry, e iniziando ad apparecchiare.

******

Il ragazzo fa la sua entrata nella sala da pranzo con una tuta grigia rovinata, probabilmente dai troppi lavaggi.
Una maglietta con uno scollo a "v", sfatta e larga, da l'idea di essere un pigiama.
<Finalmente.> sospira sorridendo verso il cibo, e dopo aver afferrato una forchetta, inizia a divorare il contenuto del piatto.
Sembra perso nel suo mondo, nei suoi pensieri.
Quasi non si accorge che lo stiamo fissando, Rose con uno sguardo divertito, di una che la sa lunga, che ha già visto milioni di volte questa scena.
<Beh? Voi non mangiare?>borbotta con le bocca piena.
<Io ho finito, anzi, inizio a lavare i piatti.> con il suo solito sorriso, si alza dalla sedia avviandosi in cucina.
<Vengo ad aiutarti.> faccio per alzarmi ma la mia mano sembra incollata al tavolo.
Mi giro e trovo quella di Harry a fermarla, facendomi cenno di avvicinarmi.
<Dopo va in camera tua, devo parlarti.> bofonchia sul mio collo, quasi a farmi il solletico.
Lascia la mia mano, tornando ad abbuffarsi.

*******

<Grazie mille Amalia, è stato molto gentile da parte tua.>
Rose è proprio un angelo, è così cordiale.
È normale, lo so, è il suo lavoro, ma non è da tutti.
<Basta ringraziare, ora sono anche io qui dentro, dovrò aiutare in qualche modo.>
Mi accarezza il braccio rivolgendomi uno dei suoi caldi sorrisi.
<Io vado in camera, devo parlare con Harry.>
Fa un cenno con la testa e si dirige verso il divano.
Salgo le scale e raggiungo la mia camera.
Apro la porta e come mi aspettavo, trovo Harry seduto sul letto.
<Finalmente, la prossima volta potresti fare un po' più veloce.> si rivolge con tono arrogante.
Il sorriso mi si spegne in volto, e iniziò ad innervosirmi.
<Smettila di fare il superiore Harry, non sei decisamente nessuno per avere questo atteggiamento con me.>Si alza venendo verso di me, sovrastandomi con la sua altezza.
<No ragazzina, tu devi fare attenzione a come parli con il sottoscritto, anzi, devo mettere in chiaro alcune cose con te.>
<Ora, siediti.>
Decido di ascoltarlo senza ribattere.
<Cosa devi dirmi?> dico incrociando le braccia.
<Perché sei qui?>
<Cosa c'entra questo?> rispondo con aria confusa.
<Rispondimi e basta.>
<Perché mi ci hai portato tu.>
<Ecco, qui ti sbagli.> con il suo sorrisetto che non vedevo da tempo, si siede di fronte a me.
<Io non ho fatto niente, tu ti sei affezionata a me, sbaglio?>
Non rispondo, so che ha ragione lui.
<Ti ho fatto una domanda ragazzina.> quasi ringhia.
<S-si.> mi sta facendo paura, non l'ho mai visto in questo stato.
<Quindi, tu sei venuta qui, di tua spontanea volontà.> torna sul suo volto quel sorriso inquietante.
<Ti sei lasciata trasportare così facilmente.> ridacchia per poi riprendere a parlare.
<Qualche chiamata, pochi messaggi, è davvero bastato così poco Amalia?>
Tutte queste domande, mi stanno logorando, sembra che per un attimo, i miei pensieri abbiano voce.
<Sei andata via da casa tua, con uno sconosciuto.
Cosa sai di me bambolina?> continua a fare domande, e mi sta confondendo.
<Non so n-niente di te.> balbetto torturando le mie mani.
<Ricapitolando. Sei scappata con un ragazzo, che non conosci, in una città a chilometri di distanza dalla tua senza ripensarci neanche una volta.
Dimentico qualcosa?> si sta prendendo gioco di me, lo capisco dalle sue occhiate, dalla sua voce. Si è preso gioco di me. Pensavo gli importasse qualcosa.
<Voglio andare via, l-lasciami andare a casa.> senza neanche accorgermene inizio a singhiozzare, a scatto in piedi.
Mi sento spaesata, sola, senza protezione.
Stupida, stupida Amalia.
<Oh, no no no. Piccola non hai capito niente. Tu a casa non ci torni più. Sei di mia proprietà ora.> mi spinge facendomi ricadere sul letto.

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