Nel momento in cui varchiamo la soglia, un piacevole calore ci accoglie, e rimango ammaliata dalla bellezza dell'edificio.
Alti soffitti adornati di enormi lampadari in cristallo ci sovrastano. Il pavimento è lucido, curato alla perfezione. Il tutto accompagnato dal brusio degli invitati, impegnati a chiacchierare o a tintinnare i loro bicchieri a mó di brindisi.
Ci sono molte persone, ma nonostante ciò l'atmosfera non è soffocante, anzi, trasmette tranquillità.
<Vuoi qualcosa da bere?>
<Va bene..>
Dopo avermi rivolto un cenno di approvazione, la sua mano si piazza sulla mia schiena per guidarmi al tavolo, accerchiato da bellissime donne.
Abiti firmati, gioielli luccicanti, truccate e pettinate alla perfezione.Si in effetti avrei potuto scegliere qualcosa di più elegante.
<Sei meravigliosa.> Harry sembra quasi leggermi il pensiero.
Sorrido mentalmente per il suo commento, lasciando che le mie guance si tingano di rosso per l'ennesima volta questa sera.
<Anche tu sei molto bello.> mi complimento senza neanche pensarci due volte.Un ghigno si fa spazio tra le sue labbra.
<Oh davvero?> si avvicina facendomi leggermente indietreggiare.
<Non scappare.> afferra la mia mano per poi portarsela al petto, sopra il suo cuore.
<Grazie comunque, piccola.> si dirige verso il lungo tavolo per poter per poi tornare con due calici di vino bianco.Ne prendo un sorso portandomelo alle labbra. Non sono un intenditrice di vini, o bevande alcoliche, ne conosco a malapena la differenza, ma devo dire che questo è molto buono.
<È molto bella questa casa, sembra essere anche molto costosa.> mi complimento ispezionandola con lo sguardo.
<Si, mio padre è un tipo al quanto esibizionista. Ama fare le cose in grande.>Vedo...
<Quando dobbiamo incontrarlo?>
<Verrà a cercarci lui, nel frattempo, se ti va, ti mostro la casa.>
Afferma guidandomi mettendo una mano dietro la mia schiena, per attraversare tutto l'ingresso fino ad arrivare alle scale.<Stasera sarà presente anche tua madre?>
chiedo salendo l'enorme scalinata che porta al piano superiore.
Lo sento irrigidirsi e tutt'un tratto l'atmosfera si incupisce, quasi sembra scurirsi la luce emanata dall'immensa costellazione di lampadari che illumina la sala.
Si inchioda e io di conseguenza dietro lui.
<No Amalia...>No? non verrà? Ma come è possibile..
E puntualmente mette a tacere ogni mio pensiero.
Si gira lentamente con gli occhi chiusi che dopo pochi secondi riapre e la mascella serrata.
Si avvicina al mio viso in modo minaccioso, spaventandomi a tal punto dal farmi quasi cascare a terra, ma prima che io possa anche solo spostare di un millimetro il mio corpo, afferra il mio mento con una stretta decisa, alquanto.. dolorosa, per far sì che io arrivi a guardarlo negli occhi diventati neri, cupi come mai fino ad ora.
<Non ti azzardare mai più a far uscire da quella lurida bocca questo discorso perché giuro sono pronto ad ammazzarti in questo momento, davanti a tutti.> la voce è tagliente, le parole sussurrate.
Sarebbe stato in grado di incutere terrore a chiunque l'avesse ascoltato.
Toglie la mano dal mio mento e finalmente posso riprendere fiato ma prontamente mi afferra strattonandomi dall'avambraccio e avvicinando la sua bocca al mio orecchio.
<Sali, immediatamente.>
Lascia di colpo la presa rigirandosi e continua fino al termine delle scale, non sembra nemmeno che stia respirando dall'ira.Cos'è successo? Cos'ho fatto?
Senza coraggio di ribattere inghiotto il nodo che ho in gola e lo seguo arrivando alla fine dell'immensa scalinata.
<Aspettami qua, non ti conviene scappare se ci tieni alla tua vita.> ordina fulminandomi con un semplice sguardo per poi camminare con passo deciso per il corridoio.
Si ferma davanti una porta, bussa un paio di volte ed entra chiudendosi all'interno di quella stanza.
Provengono voci da quella camera, ma sono solo rumori confusi, sovrastati dal vociare degli invitati, nulla di chiaro, capisco solamente che non è solo.
Aspetto in piedi immobile.Non scappare, non ti conviene..
Non scappare..
Scappare..Scappare.
Non so cosa mi prende ma ad un tratto sento il cuore battermi nel petto talmente forte che sembra rompermi il torace. Indietreggio e corro giù per la scalinata e nel mentre sento aprirsi una porta al di dietro di me.<Amalia!> sento un urlo alle mie spalle.
Harry.
Corro più veloce di prima.
Passo in mezzo alla folla di invitati che si sono ammutoliti.
<Amalia!> urla più forte di prima, sembra abbia fatto tremare le pareti.
Lo sento correre più svelto di prima, e di conseguenza più vicino.
Sono fuori dall'edificio. Corro sempre più veloce, mi sento come se fossi un macchina da corsa.
<Fermati!> urla nuovamente e lo sento ormai dietro di me.
Inizio ad accusare la stanchezza e inevitabilmente rallento mano a mano.
<Stupida ragazzina!> urla per l'ultima volta, con un tono esasperato e schifato al contempo, prima di caricare una pistola e poi piú nulla.
Uno scroscio assordante proveniente da essa.<Hai sentito quello che ti ho detto?!> Harry infuriato mi domanda.
Cos'è successo?
Sbatto più volte le palpebre, ancora incredula da ciò che è appena accaduto.
Eppure sembrava così reale..
<N-no non ho capito> rispondo balbettando tornando alla realtà.
Sono rimasta immobile? Com'è possibile?
<Ti ho appena detto che mio padre ti sta aspettando.> dice per poi serrare la mascella ormai spazientito, ma io non riesco a muovermi, non capisco cosa mi stia succedendo.
<Stai mettendo a dura prova la mia pazienza ora ragazzina.> digrigna i denti facendo qualche passo verso di me.
Quella parola mi fa tornare in me, risveglia ricordi che non voglio rivivere e senza esitare ulteriormente lo seguo, senza fiatare.
Mi fermo qualche passo dietro all'entrata della stanza dove poco prima era entrato Harry.
<È qui con me.> dice con tono fermo.
<Falla entrare.> risponde una voce all'interno della camera che penso appartenga al padre di Harry. Una voce profonda, molto simile alla sua, ma più rauca.
Mi fa un cenno con la testa come per dire di avvicinarmi e arrivo all'uscio della porta.
Una grande stanza, arredata in modo maniacale come il resto del palazzo.
Sembra uno studio, munito di una scrivania, con un uomo sulla cinquantina seduto dietro di essa.<Ciao, Amalia.>
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Paper Planes || h.s.
FanficEravamo due aeroplanini di carta, pronti a distruggerci, ad infuocarci, ad annientarci con un semplice sbaglio. Eravamo fragili.. Creati dal nulla e potevamo allo stesso tempo sparire con il nulla. Allo stesso tempo leggeri, in grado di volare più v...