Prologo

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Le leggendarie storie che sto per raccontarvi sono ambientate nel mondo di Esperia. È un mondo nascosto tra le mille dimensioni, pieno di elementi che voi riterreste puramente fantasy. 

Esperia è nata dal nulla, così, e con lei sono nati i labirinti pieni di tesori, la magia, i misteri e gli dei. I primi uomini di quel mondo già sapevano dell'esistenza delle armature e del fuoco, dei draghi e dei cavalieri. Così, senza motivo. questo mondo esiste perché deve farlo.

L'avventura che sto per narrarvi ha come protagonista un giovane ragazzo biondo, un vero e proprio eroe. Si chiama Soulengard Devinim Soleander, un giorno verrà conosciuto come Soul l'enigmista. Per quanto possa sembrare somigliante a film trash di vostraconoscenza, vi assicuro che non c'entra niente. Per ora chiamiamolo semplicemente Soul.

Un giorno Soul trovò lo zio seduto al tavolo con l'aria sconsolata. "Cosa c'è che non va, zio?" Gli chiese, portandogli un boccale di birra tanto per essere gentile. "Ah, Soul! Questo mondo sta andando in rovina. Metà delle carovane che dovrebbero arrivare semplicemente non arrivano! Certe volte sono dei banditi a depredarle, ma non sempre il mondo è così dolce e tenero. Un giorno un necromante solo per il gusto di sperimentare ha evocato un drago non morto che sputava acido. Risultato? Intere città rase al suolo. Persino il necromante c'era rimasto male. E in una di quelle città stava per partire una carovana che doveva portarmi centinaia di spade di legno! Lo so cosa ti stai chiedendo, perché le spade di legno? Non hai idea di quante io riesca a venderne. La gente le regala a chiunque, è proprio l'arma base per un giovane eroe. Sai, loro cominciano così, fanno fuori qualche topo troppo grosso con la spada di legno poi, pam!, arriva la profezia che li rendono gli eletti e la spada di legno diventa una bastarda di cristallo che sputa raggi di luce. Siccome più eroi si hanno meglio è, la gente crede che sia un bene regalare una spada di legno al proprio nipote. Capisci?"

E allora Soul si sedette di fronte allo zio, profondamente curioso. "E come mai a me non ne hai regalata neanche una, di spada?"

L'uomo aveva folti baffi da tricheco, solo che nessuno poteva fare quel paragone perché i trichechi vivevano nelle terre di ghiaccio e nessuno in quel villaggio c'era mai stato. "Caro Soul, io non ho figli né apprendisti. Se tu diventassi un eroe chi mi aiuterebbe nei miei affari? Vorrei che il giorno in cui andrò in pensione sia il più vicino possibile, ti donerei tutti i miei affari e condurresti una vita felice e senza preoccupazione. Ma sai, Soul, non credo sia questo il tuo destino."

"Destino?" Si limita a chiedere il protagonista. D'altronde lo zio sta sproloquiando a dovere, bastano pochissime parole per far sì che continui.

"Già. Tuo padre era un avventuriero, viaggiava ovunque solo per il gusto di viaggiare. Credo che prima o poi te ne andrai anche tu."

Effettivamente l'ipotesi dello zio non era così lontana dalla verità. Passarono altri anni, Soul aiutava sempre a spostare gli scatoloni e finì che sviluppò un'ottima muscolatura, perfetta per un aspirante avventuriero.

Il nostro protagonista al ritorno da una passeggiata ispirante e particolarmente poetica, si allarmò a vedere il fuoco emergere dal centro del villaggio. Il suo passo accellerò sempre di più finché non si ritrovò a correre a perdifiato. Il suo piccolo paese, fulcro di tutto il suo mondo, era stato depredato dai banditi. Vedeva dappertutto uomini e donne morti, accasciati sul pavimento con un'espressione poco contenta. Molte persone stavano ancora combattendo con armi improvvisate, ma poco potevano fare contro esperti e aggressivi guerrieri. Altri semplicemente aspettavano la morte, come se sapessero che quel momento sarebbe arrivato.

Quando trovò la carcassa da tricheco sanguinante, Soul non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Lo zio, l'unico suo parente intento a prendersi cura di lui, era morto. Gli venne in mente la parola destino, come certi eroi solitamente cominciano a viaggiare per vendicare il proprio villaggio, i genitori deceduti, cose del genere. Soul strinse i pugni. Tra tutti i modi per poter cominciare un'avventura, proprio la distruzione del villaggio doveva capitargli?

Soul stringeva così forte i pugni da rendere le nocche bianche. Sentì una forza pulsante piena di odio e di rabbia crepitare nel profondo del suo animo. Questa forza stava emergendo, sempre più potente, inondandolo delle emozioni più negative, percorrendo ogni sua vena. Era pronto a vendicarsi. Appena la forza gli arrivò in gola, Soul vomitò e svenne.

Si risvegliò numerose ore più tardi e non c'era più nessuno. Né banditi, né eroi. Senza dire niente, fece le valigie e partì, allontanandosi da quella verità. Voleva diventare un eroe, punto. Ma uno di quegli eroi così grandi e forti che non ci sarebbero stati più altri eroi.

Le stereotipate avventure nel mondo di EsperiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora