10 - AMNESIA

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AMNESIA

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AMNESIA

[Evelyne]

Aprii gli occhi con difficoltà e mi osservai in giro. Avevo la vista completamente annebbiata e mi accorsi di non riuscir a metter a fuoco ciò che appariva nel mio campo visivo. Cercai di alzarmi dal letto in cui giacevo ma appena mi mossi una fitta al braccio destro mi fece cambiare idea. Lo sollevai cautamente e notai l'ago infilato in una mia vena. Con gli occhi ancora deboli seguii la cannetta nella quale scorreva uno strano liquido fino a soffermarmi su di una sacca appesa ad un asta metallica sopra la mia testa. Una flebo. Avevo la mente disconnessa. Non riuscivo a formulare neanche un pensiero sensato. Non ricordavo nulla e la cosa mi spaventava.

«Evelyne, ti sei svegliata», disse una voce famigliare al mio fianco. Spostai lo sguardo verso il mio interlocutore.

«Mickaël», sbiascicai con un filo di voce. Altre due sagome amiche si avvicinarono al letto. Erano Linda e Raffaele.

«Oddio, Evy, ero preoccupatissima. Come ti senti?» domandò Linda quasi in preda ad un attacco di panico.

«Bene, credo. Cos'è successo?» chiesi io. Osservai i tre guardarsi sbigottiti. Rimasi in attesa di una loro risposta non capendo il perché del loro stupore.

«Sorella, non ricordi cosa è successo?» chiese Mickaël titubante.

«Dovrei?» continuai io. Mi resi conto della stupidità di quella domanda. Certo che avrei dovuto sapere cosa mi fosse successo, mi ero risvegliata in un letto di ospedale, con una flebo attaccata al braccio circondata da persone preoccupate per me ed io non ricordavo nulla. Non era normale, certo che non lo era.

«Evelyne, facci capire. Stai dicendo che non hai ricordi di ieri sera?» incalzò mio fratello. Osservai l'espressione preoccupata del suo volto, era bello anche con la fronte aggrottata e quella leggera ansia che riuscivo a leggere nei suoi occhi.

«Qualcosa sì. Siamo andati al Peccato Divino, ci stavamo divertendo, ma dopo un po' nebbia totale», confessai allarmata.

«Ti ricordi di essere andata al bagno?» fu Raffaele a parlare.

«Al bagno? Sì, forse, stavo ballando con te. Ma poi basta», continuai. Nessuno parlò, ed io mi stavo agitando. Il non sapere cosa fosse successo di così grave non mi aiutava a sentirmi meglio, anzi, mi faceva uscire di testa e la mia preoccupazione iniziava ad aumentare assieme al panico.

«Insomma ragazzi mi volete spiegare cos'è successo o pensate di non dirmi niente?» sbottai.

Sospirarono, poi mio fratello si fece coraggio ed iniziò a parlare.

«Evy, sei stata aggredita da un balordo nel bagno. Davvero non te lo ricordi? Eri disperata», mi spiegò.

Li fissai tutti e tre con un'aria interrogativa e sconvolta, non avevo la benché minima idea di cosa stesse parlando mio fratello.

La Sacerdotessa Dei Due MondiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora