TENSIONE [Parte Prima]
[Rayne]
«Dobbiamo muoverci. Il tempo a disposizione si sta accorciando sempre di più», considerò Lewort affranto e frustrato. Io sospirai osservando il mio compagno di viaggio di sottecchi. Non volevo ammetterlo ma lui aveva pienamente ragione. Sotto un certo punto di vista eravamo già a buon punto, eravamo riusciti ad instaurare un'amicizia con la Sacerdotessa il che rappresentava un bel punto a nostro favore, ma il problema era convincerla che il suo destino era già stato scritto. Farle accettare il fatto che lei fosse la Sacerdotessa, la Predestinata il cui compito sarebbe stato quello di salvare le sorti dei due Mondi. E il tempo cominciava a scarseggiare. Le Forze Oscure erano arrivate nel Mondo Terrestre assieme a noi, il che peggiorava le cose, per di più Evelyne aveva già sprigionato il suo potere inconsciamente e senza alcuna preparazione. Questo poteva essere un vantaggio, certo, ma con grosse probabilità la Sacerdotessa aveva dato una spiegazione logica anche a quell'avvenimento. O magari, non lo ricordava affatto data l'amnesia che sembrava averla colta subito dopo il fattaccio.
«Io francamente non saprei da che parte cominciare. Non possiamo andare da Evelyne e sbatterle in faccia la verità. Non ci crederebbe mai» convenni io. Se solo la Sacerdotessa non fosse stata una testa dura con una visione della realtà così rigida e radicale, forse avremmo affrontato la questione con meno affanno. Invece, la Predestinata, aveva la Scienza che rispondeva a tutte le domande. Dannazione.
«Maledetto, Skulls. Giuro che la prossima volta lo faccio a pezzi con le mie stesse mani. Anche a costo di rimetterci la pelle, ma quello stronzo lo farò fuori», tuonò Lewort pestando un pugno sul tavolo al quale era seduto. Io sorrisi mentre lo osservavo. I suoi occhi chiari erano ridotti a due fessure, la fronte aggrottata e la bocca stretta in un'unica sottile linea tesa. Il mio compagno di viaggio non ammetteva sconfitta, era frustrante per lui trovarsi in svantaggio, ma non dovevamo perderci d'animo o il Giudizio Universale si sarebbe scagliato, non su uno, ma su entrambi i Mondi. E questo non doveva succedere, per nessun motivo.
«Skulls avrà quel che si merita. Dobbiamo solo calmarci e riprendere da dove abbiamo interrotto. Per esempio, potremmo convocare la nostra Sovrana e informarla sugli ultimi avvenimenti», dissi avviandomi verso l'angolo cottura del nostro modesto appartamento veneziano. Aprii l'acqua del rubinetto e, dopo averla fatta scorrere per pochi secondi, riempii un bicchiere. Presi un grosso sorso mentre Leo mi osservava stringendosi il mento tra l'indice e il pollice della mano destra. Contraccambiai il suo sguardo sollevando le sopracciglia, lui continuò a fissarmi senza proferire parola.
«Quindi?» lo incitai. Lo vidi sbattere le palpebre e discantarsi dai suoi pensieri. Si alzò in piedi e mi raggiunse.
«Convochiamola». Appoggiai il bicchiere sulla credenza e mi posizionai esattamente di fronte a Lewort. Sollevammo i palmi delle mani facendoli combaciare e ci concentrammo lasciando fluire tutta la nostra energia mistica.
«Venerabile Alexdarta, invochiamo te, nostra Regina, per poter essere convocati al tuo cospetto». Tutto si disperse e la Sovrana delle Forze della Luce comparve dinnanzi a noi in tutta la sua maestosità e purezza. Alexdarta aprì i suoi espressivi occhi viola e li posò su di noi sorridendoci dolcemente.
«Miei Valorosi Guerrieri, come posso esservi d'aiuto?» ci domandò con il suo timbro di voce leggero ed ipnotico. Deglutii, era quasi imbarazzante dare delle brutte notizie alla Regina, ma doveva essere messa al corrente su cosa stava succedendo nel Mondo Terrestre.
«Venerabile Alexdarta, ci rincresce convocarla ancora una volta con delle pessime novità», sussurrai mordendomi un labbro a sangue. Lewort mi guardò di sfuggita e si schiarì la voce.
«Abbiamo intercettato la Forza Oscura che ci ha seguiti fin qui. Peggio di così, non poteva andare. Si tratta di Skulls», spiegò con del chiaro disprezzo nella sua voce calda e ferma. Alexdarta strabuzzò gli occhi, quella rivelazione doveva averla colta del tutto impreparata.
«Skulls? Santi Numi, Skulls? Veramente?» chiese incredula. Abbassai lo sguardo.
«Purtroppo, sì», confermai con amarezza. La nostra Sovrana sembrò assentarsi per interminabili secondi.
«Il Mondo Astrale è sotto assedio. Le Forze Oscure stanno attaccando il nostro Regno imperterrite. Credevo ci fosse Skulls a capo degli attacchi. È il braccio destro di Worak, mai avrei pensato che lo spedisse nel Mondo Terrestre», confessò con preoccupazione. Worak, il Re Demoniaco. Il Sovrano delle Forze Oscure, ossia, la malvagità allo stato puro. Era l'esatto opposto di Alexdarta ed il suo solo pensiero mi mise i brividi.
«Forse era l'unico abbastanza forte da eludere il potere percettivo di Raynrak», dedusse Lewort, mi trovò d'accordo, non trovavo nessun'altra motivazione plausibile.
«Probabilmente. Tenete gli occhi aperti, miei Valorosi Guerrieri. Conoscete Skulls, non è un tipo da sottovalutare», ci disse Alexdarta regalandoci uno dei suoi sorrisi rassicuranti. L'ammiravo così tanto.
«Abbiamo anche delle buone notizie da comunicarle», continuò Lewort. Me ne stavo quasi per dimenticare, ero talmente presa a pensare a quella maledetta Forza Oscura dall'ego ipertrofico da dimenticarmi che la Sacerdotessa aveva già sprigionato il suo potere. Alexdarta si fece attenta, portò il peso del suo corpo sulla gamba opposta ed incrociò le braccia sotto al petto.
«Evelyne ha usato il suo potere involontariamente. Non siamo certi che ne abbia ricordo, ma, per lo meno, un passo avanti è stato fatto», spiegai guardando Alexdarta in quelle pietre color ametista. Lei, dal canto suo, sorrise soddisfatta inarcando solo un angolo della bocca.
«Già lo sapevo, miei Guerrieri. L'ho visto in una mia visione, ciò non toglie che sia una notizia molto positiva». Figuriamoci se non lo sapesse già, a volte mi dimenticavo del grande potere di Alexdarta, tantomeno delle sue visioni. Mi ero sempre chiesta in che modo funzionassero, ma a questa mia domanda, nemmeno lei aveva una risposta. Durante i miei lunghi anni di addestramento gliela avevo posta più volte, ma lei mi rispondeva sempre allo stesso modo: "Non possiamo avere una risposta a tutto, giovane Raynrak. La vita sarebbe noiosa. Impara a vivere con le certezze che hai e smettila di tormentarti con mille domande, a volta è bene non avere tutte le risposte". Ci misi anni, ma imparai a non interrogarmi più sui miei dubbi e curiosità.
«Ora mi congedo. Ho piena fiducia in voi, miei Risvegliatori. Non perdete mai le speranze e vedrete che tutto andrà per il verso giusto». Io e Lewort ci inchinammo al cospetto della nostra Regina che, in un battibaleno, si dissolse assieme alla luce candida che l'accompagnava ogni volta. Ci ritrovammo nel nostro appartamento un po' confusi e spaesati, ma, come aveva detto Alexdarta, non dovevamo perdere fiducia e l'unica cosa che ci restava da fare era rimboccarci le maniche e continuare a lavorarci la Predestinata. Lewort raggiunse il divano e si lasciò cadere su di esso. Lo vidi inumidirsi le labbra e piantare i suoi occhi chiari su di me. Il suo sguardo profondo mi penetrò nell'anima facendomi tremare il cuore. Fui spiazzata da quella sensazione. Che diavolo mi stava succedendo? Lui mi sorrise con dolcezza ed io mi morsi un labbro completamente disorientata da quella nuova emozione.
«Che facciamo adesso?» mi domandò facendomi tornare con i piedi a terra. Allontanai le mie ultime riflessioni e ci pensai su pochi istanti.
«Andiamo a cercare Angela», dissi con determinazione. Non sapevo ancora in che modo ci potesse tornare utile la ragazza, ma un alleato in più di certo non guastava. Convincere lei sarebbe stato un gioco da ragazzi. Il mio compagno di viaggio portò gli occhi al soffitto ma accettò di buon grado la mia proposta. Si alzò dal divano e si prestò ad indossare il suo chiodo nero, io lo imitai afferrando l'impermeabile che distrattamente avevo lasciato sopra una sedia.
[Continua...]
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La Sacerdotessa Dei Due Mondi
FantasiL'equilibrio precario tra il Mondo Astrale e il Mondo Terrestre era sospeso sulla lama di un rasoio, sarebbe bastato un niente, una mossa sbagliata, un errore apparentemente irrilevante e quell'equilibrio sarebbe crollato. Le Forze Oscure avevano di...