《È tutto nella tua testa Nirvana è inutile che insisti.
In casa tua non c'è nessun fantasma e tu non sei in alcun modo perseguitata. Il tuo problema più grande non è questo. Il problema più grande è il 19.》gli occhi del mio psicologo mi guardano con uno sguardo di disprezzo e con miseria, anche lui si è ormai arreso con le mie manie, e in un foglio scarabocchia qualcosa.
《Tieni, vai in farmacia e fatti dare questi farmaci, sono dei calmanti.》il mio volto si gonfia di disprezzo e odio, per chi mi ha presa? Per una pazza? Forse lo sono, ma non voglio e non devo prendere dei psicofarmaci e 19 anni, io non sono senza speranza, io merito di meglio. Pensare a tutto ciò è strano dato che mi sono sempre considerata uno scarto della società a causa dei miei disturbi ossessivi compulsivi.
Sono stata troppo succube alle parole di uno psicologo che di umano non ha nulla.
《Sa cosa le dico dopo 8 anni che sono in terapia con lei e non è cambiato ancora un cazzo con i miei disturbi?》strappo il foglio con la prescrizione medica e lascio cadere tutti i pezzettini di carta nel pavimento del suo studio
《Che se ne può andare a fanculo, lei e le sue false convinzioni. Io sarò pazza, la pazzia me la posso anche tenere o al massimo andrò da un altro esperto, ma posso assicurarle che io non ho bisogno di quella merda. Buona giornata.》lascio lo studio con gli occhi dello psicologo addosso, sbattendo la porta alle mie spalle, cammino più veloce di una scheggia verso l'ingresso quando sento la sua voce dirmi: 《Lei nella sua vita non combinerà mai nulla di buono!è destinata a convivere con quel 19 che la perseguiterà a vita. 》
Quelle parole facevano più male di 19 frecce al cuore. Da quando il 19 mi definiva come persona?da quando il 19 era un tutt'uno con me e si era impossessato della mia mente?
Con un nodo alla gola pronto a strangolarmi, prendo la mia giacca dall'attaccapanni mettendola addosso, e trattenendo le lacrime urlo un sonoro: 《MA VAFFANCULO》ed esco dallo studio in lacrime.
I passanti mi fissano e io cerco di nascondere il mio pessimo stato con una sciarpona che mi copre tutto il volto, abbottono la giacca e nel mentre noto le mie mani. Sono visibilmente pallide al palmo, mentre i polpastrelli sono rossi come le ciliegie a causa del freddo.
《Ho bisogno di una cioccolata calda.》percorro un pezzo di strada a piedi per arrivare alla caffetteria più vicina.
Mi siedo al dicianovessimo tavolo dall'entrata e mi getto sullo schienale del divanetto. Sento il sangue ribollire dentro al mio cervello per ciò che mi ha detto lo psicologo, molto probabilmente in tanti pensano che io sia irrecuperabile e nessuno ha mai guardato oltre, oltre al mio disturbo.
Cerco di asciugarmi le lacrime che sembrano andare inesorabilmente sempre più giù, senza mai fermarsi, non importa quanto io cerchi di asciugarle, le mie lacrime non si asciugano, scorrono attraverso le mie guance.
《Mi scusi signorina, desidera qualcosa?》una cameriera dal viso dolce, i capelli biondi tenuti in un elastico nero e le guance rosse mi rivolge un sorriso compassionevole.
《Una tazza di cioccolata calda, grazie.》smetto di piangere ma comunque ho solo un pensiero in testa.
Sono sola, tutti siamo soli, siamo nati soli e moriremo soli. Non importa quante persone abbiamo nella nostra vita, nessuno si assumerà le nostre fisse, le nostre manie o paure. Nessuno può salvarti se hai un incubo, e se quell'incubo sei tu.
Mi arriva la cioccolata calda nel tavolo, pago con i pochi spiccioli che mi sono rimasti e la bevo tutta d'un sorso. Le mie mani sono più calde, ma dentro di me ho ancora freddo.Non sono rientrata a casa per cena, ho girovagato come un'anima sperduta in una città di persone felici.
19.19. Una coppia felice mano nella mano mi passa accanto, con un sorriso stampato sul viso e io sono sola a riscaldarmi le mani strofinandole tra loro, e fermandomi ad ogni dicianovesima mattonella del marciapiede, per poi riprendere il mio calcolo da zero. È così facile la felicità da raggiungere? Perché io non la riesco a trovare?
Un ragazzo mi spinge, buttandomi nel cemento bagnato:《Muoviti cogliona, blocchi solo la strada.》rimango lì inerme mentre tutto il mondo attorno a me si muove e continua ad andare avanti.
《Fermate il mondo che voglio scendere.》sussurro, ma nessuno ascolta.Apro l'uscio di casa e le urla dei miei genitori mi scivolano addosso.
《PERCHÉ NON SEI RIENTRATA?!DIO, NIRVANA ERAVAMO TUTTI PREOCCUPATI! NON HAI NEMMENO TELEFONATO! SEI UN'INCOSCIENTE! E SI PUÒ SAPERE PERCHÉ IL TUO PSICOLOGO MI HA CHIAMATO DICENDO CHE TU STAI RIFIUTANDO LA TERAPIA?!》mia madre mi urla contro con tutto il fiato in gola, ma ormai io non sento più.
《Nirvana, rispondi alla mamma ti preg...》sbatto la porta di camera mia.
Mi getto sul letto e piango fino a che non mi finiscono più le lacrime...
Sento il letto muoversi. Piano piano. Poi sempre più forte, quasi saltando.
《È TUTTO NELLA TUA TESTA NIRVANA, QUESTI CAZZO DI FANTASMI NON ESISTONO, SMETTILA DI ESSERE COSÌ.》urlo tra i singhiozzi.
Attacco di panico.
Poi buio.ANGOLO DELLE MIE RIFLESSIONI E PRECISAZIONI:
Innanzitutto voglio ringraziare tutte le persone che stanno leggendo la storia di Nirvana con "19 passi". Il perché del fatto che Nirvana veda fantasmi e sia fissata con il 19 verrà svelato con il tempo, attendete e scoprirete (eheh).
Volevo solo dire che so benissimo che lo psicologo non amministra psicofarmaci, quel lavoro spetta allo psichiatra, ma questo libro è un po' tutto inverosimile quindi vi prego di non essere troppo precisini ahahaAll the love, Nicole

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19 passi.
ParanormalNirvana è una ragazza problematica con disturbi ossessivi compulsivi. Ha un ossessione per il numero 19. Ogni mattina ripete lo stesso rituale, 19 passi per andare dalla sua camera alla cucina, 19 pagine da leggere al giorno, 19 matite nel suo astuc...