Amelia

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Ce l'avete presente quando nei film il protagonista cambia città, paese e trova subito un amico che lo aiuterà ad ambientarsi ed a sbrigare tutto ciò che bisogna fare quando ci si traferisce?!
Ecco. Sono tutte cavolate, è una di quelle cose che si vede talmente spesso da farci credere che sia vera, ma che nella realtà non è affatto così.
Mi ritrovai da sola, senza conoscere nessuno, sapendo un po' di inglese e con una cartina fisica acquistata all'aereoporto, moneta diversa, abbigliamento diverso e tremila dubbi irrisolvibili. La cosa più giusta mi parve cercare un hotel, lo presi per più notti così da cominciare a stabilizzarmi ed a cercare casa, lavoro e università. Sentivo come se mi mancasse qualcosa, volevo recuperare il perso, volevo una laurea, avevo venticinque anni e tutta la vita davanti, così mi presi di coraggio e mi iscrissi al college, volevo seguire le mie passioni, fare ciò che una volta mi piaceva di più, mi iscrissi in ligue: inglese, tedesco e italiano.

Si. Italiano. Era un sogno nel cassetto insegnare la mia lingua, ma come fare se sei in uno stato straniero?!

Sbrigai tutte le operazioni burocratiche, mi accettarono subito senza nessun tipo di test d'ingresso dato le mie scorse residenze.

Decisi di prendere una stanza, sarei stata lì, avrei mangiato lì e studiato, mi mancava solo un lavoro ed era tutto perfetto.

Seguì il lungo corridoio dalle pareti decorate con grandi murales, stanza 304, corridoio 3.
Bussai timidamente alla porta, nella speranza di essere sola, almeno per il momento. Ma non fu così, vi erano quattro letti, adesso capivo perché faceva parte delle camere che davano grazie alla media e agli esami dati.
Sorrisi, completamente presa di panico e mi rivolsi alle mie nuove coinquiline di stanza.
"Good morning, I'm Amelia" dissi distrattamente, dimenticandomi di non essere più in Inghilterra.
Sorrisero capendo il mio imbarazzo e la mia sbadataggine.
"Sei italiana, vero?" Mi chiese una ragazza dai capelli color oro.
"Si, perché?"
"Le riconosco le mie compaesane!" -rise e mi presentò le altre: Sophie e Ruby.

Sembravano simpatiche e ciò mi rincuorò. Sistemai le mie cose e Ruby prese la parola.
Fortunatamente oltre Stella che ovviamente conosceva l' italiano, le altre lo capivano in quanto lo studiavano, infatti falcilmente riuscimmo a fare una discussione.

Quando scoprirono che non sapevo parlare lo svedese, ma sopratutto, quando raccontai loro come mi ritrovai lì, scoppiarono a ridere, ma non con cattiveria, anzi, sembravamo amiche di vecchia data e ciò mi rincuorò.

Forse, era un nuovo inizio. Potevo farcela.

Parlammo tutto il pomeriggio del più e del meno, raccontandoci le nostre avventure e disavventure, mi sentivo a mio agio, anche se, evitai di raccontare di Elisa e ciò che ci stava dietro, andava bene così.  Sarei stata un'altra me, almeno per adesso.

Le ragazze, in particolare Ruby, si offrirono volontariamente di insegnarmi un po' di svedese, mi avrebbero dato piccole lezioni alla volta, il resto, affermarono, lo avrei imparato da me, stando in giro e conoscendo altre persone del posto.

Si divisero i turni e le giornate, e questo ancora oggi mi fa ridere un po', si sentivano vere e proprie insegnanti, sembravano bambine che si contendevano il posto per fare la maestra e far ubbidire i loro amichetti sotto i loro ordini, eppure all'ora come oggi mi fece piacere. Avevo bisogno di imparare la lingua, ma sopratutto di conoscere posti, gente e modi di fare nuovi, così accettai entusiasta almeno quanto loro.

Già dalla disposizione dei turni delle "lezioni" potetti capire il loro modo di essere.

Tutti i pomeriggi dalle due alle tre, dopo la pausa pranzo, avevo appuntamento con Stella, mi avrebbe spiegato un po' di grammatica e qualche mini dialogo, la sera, in stanza con Sophie e, tutte le volte che volevo con Ruby: si offrì di essere sempre a mia completa disposizione e andare oltre ai libri, per conoscere e conoscerci meglio. A questa frase, ricordo, che le altre la guardarono storte ma io, ignara del doppio senso, annuì felice.

Era bello aver trovato qualcuno così disponibile, così amichevole, dopo anni, ed ero veramente felice.

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