Elisa

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Ero sola, io, i miei rimorsi e una città sconosciuta.
Alloggiavo in un motel di periferia, avevo soldi a sufficienza per stare lì un bel po', non avevo voglia di tornare in Italia tra visi conosciuti e persone pronte a giudicare ma sopratutto non ero pronta a tornare ed ammettere a tutti i miei errori.
Non mi avrebbe fatto male una vacanza da sola, dovevo capire e capirmi, ed era la volta buona per farlo.

Nella mia vita fino all'ora ero sempre stata la ragazza dei mille piani, tutto organizzato, orari e incontri, nulla doveva sfuggirmi, tutto sempre calcolato, la ragione e la cognizione dovevano vincere. Non esistevano momenti improvvisati o lasciati alle emozioni perché queste mi sfuggevano dal controllo e allora non poteva andare bene.

Forse per questo ho rinunciato ad Amelia. Lei era la tempesta improvvisa dopo mesi di siccità, i sorrisi e gli abbracci istintivi, le mani intrecciate davanti a un film, i pomeriggi passati a guardarci negli occhi, le feste a sorpresa, le mille e lunghe passeggiate, i regali senza un apparente motivo, il bel voto dopo un'issufficienza.. Era così meravigliosamente improvvisa, era capace di fare e rifare tutto in un attimo, nessun programma, nessun pensiero, agiva, lei e le sue emozioni.

Era tempo di cambiare. Di ricominciare.
Nessun programma, nessuna lista, nessun niente. Saremmo stati solo io e il mio istinto in uno stato incantevole, che tanto mi ricordava le favole.

Passeggiavo per il corso quando l'occhio mi cadde su un cartello appeso in una vetrina di un bar:
"CERCASI PERSONALE, ANCHE SENZA ESPERIENZA."

Entrai e dopo svariate domande e una prova diretta con i clienti, che fortunatamente conoscevano l'inglese mi assunsero direttamente, senza proroghe a tempo indeterminato.
Ero felice, nulla poteva andare meglio.

Erano passati alcuni giorni, e un pomeriggio mentre svolgevo il mio solito turno delle 15.00 entrò un ragazzo. Impossibile non notarlo era alto, di corporatura muscolosa, biondissimo, occhi color ghiaccio e un po' di barbetta bionda che ricopriva le guance, indossava un paio di pantaloni blu scuro, camicia bianca aderente e delle scarpe nere. Inizialmente mi persi nei suoi occhi così profondi, così grandi poi scesi con lo sguardo e seppur incosciamente lo squadrai analizzando ogni suo particolare, ogni movimento.
Se ne accorse e sorridendomi venne al banco, da me.
Credo non abbia mai impiegato così tanto tempo per preparare un cappuccino, ma mi pesava l'idea di avere una persona così bella ad aspettarmi, mi metteva ansia e mi tremavano le mani.
Se ne rese conto quando gli passai la tazza e fu proprio così che cominciò una discussione.
Con fare tranquillo, paterno mi sussurrò di stare tranquilla e io, per tutta risposta, arrosii come un peperone.
"Carina che sei, hai le gote uguali ai capelli!"
Ma che stronzo oh! Ha pure il coraggio di sfottermi? Però mi ha detto che sono carina, quindi, magari gli piaccio, magari si è innamorato... Cominciai a sclerare lentamente e riempirmi di domande, risposte e ipotesi senza capirci più niente. Mi stava mandando talmente in tilt che mi dimenticai di rispondergli e lui per tutta risposta rise.
Ancora oggi ricordo quella risata che mi tocco l'anima, che mi fece rabbrividire e sentire le scosse nello stomaco come non succedeva da tempo.

Mentre stava pagando alla cassa tornò da me e con fare sincero e allegro mi disse:
"Scusa se ho osato disturbarti, principessa."
"Cccosa? Scusa? Eh?" Non capivo il motivo di quelle parole, perché diceva di avermi disturbata e perché mi aveva chiamata principessa? Ma era serio? Stavo uscendo fuori di testa. E più io restavo rimbambita più lui rideva come se fosse la cosa più importante del mondo, quasi quasi mi stava snervando.
"Eddai! Ironia? Sai cos'è?" Mi disse acido.
Ma guarda questo! Chi si crede di essere?!
"Scusa, non ti capisco e non mi interessa farlo." Risposi col suo stesso tono.
"Qui c'è qualcuno molto sulle sue eh!" Contrabbattè.
Ora gli urlo, pensai. Ma mi mantenni e gli risposi con molta calma.
"Okay, non mi stai per niente simpatico però non importa, si può sapere che problemi hai?"
"Io? Nulla!" Rispose beffardo. "Sei tu quella che mi deve ancora rispondere ad una domanda fatta trenta minuti fa!"
"Io... ehm, cioè..." oh cazzo, stava solo scherzando: pensai. Mi ricordai della domanda e arrossendo piena d'imbarazzo gli risposi dicendogli il mio nome.
"Ah, allora la principessa senza nome in realtà uno ce l'ha! Comunque io sono Daniel, piacere."
E dopo questo come se fosse le cosa più naturale del mondo presentarsi e finire la conversazione senza nient'altro se ne andò.
Rimasi scioccata ma nonostante questo continuai a lavorare felice di aver risentito emozioni che credevo aver perso per sempre.

Buonaseraa! Scusate se vi ho fatto aspettare...
Se volete il prossimo capitolo fatemi capire che lo volete seriamente! AHAHAH

Se vi è piaciuto accendete la stellina, vi giuro che non morde e che sopratutto è GRATIS. Solo per oggi. Ripeto: solo per oggi. Corri ad accenderlaaa!!


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