Decimo Capitolo - Fine

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Quando apro la porta ci trovo... mia mamma.
Che strano, questa volta sul suo capo non ci sono capelli, e l'espressione rilassata sembra essere rimpiazzata da un senso di ansia.
Mi giro a guardare dietro di me, dove ci dovrebbero essere i miei due genitori.
Mi guardano spaventati.
«Marlene, dammi la mano dobbiamo andare» dice mia mamma
«No Marlene non ti avvicinare» dice mio padre
«Andiamo» continua la con voce piena d'angoscia dall'altra parte, «È tutto un trabocchetto Marlene, vieni dobbiamo andare» continua e ad un tratto mi riesco a rendere conto di che trabocchetto parla. Chi non desidererebbe vivere la vita felice e serena che faceva prima, invece che a questa? Me ne voglio veramente andare?
È sempre difficile scegliere fra ciò che è giusto e la felicità. La felicità è semplice, la felicità là si raggiunge facendo l'egoista oppure imbrogliando per arrivare fino ad essa e invece la realtà è difficile, la realtà ti schiaffeggia continuamente in faccia ricordandoti tu ciò che sei e cosa dovresti rimanere o continuare ad essere, la realtà è la vita che viviamo tutti i giorni, che sia bella che sia brutta, che sia semplice che sia difficile, bisogna conviverci e se non ce la fai, cerchi la felicità in modi viscidi e spregevoli. Dove la si può trovare la felicità? Semplice. In qualsiasi cosa. Per qualcuno in un ragazzo, per qualcun altro nel soldi e per qualcun altro addirittura nel proprio cane oppure essa arriva da te come una fedele amica e quando se ne va porta via ogni cosa.

«Marlene non ho molto tempo, devi venire con me.» dice di nuovo, mia madre.
Mi volto a vedere la vita felice che avrei potuto vivere e vado a dare la mano a mia madre, gli occhi di nuovo umidi e pronti a scoppiare in lacrime a ogni parola.
«Come stai?» mi chiede mia mamma con voce dolce e affettuosa mentre ci incamminiamo su una strada del tutto nera
«Credo di stare bene» rispondo soffocando le lacrime «Dove stiamo andando?» chiedo vedendo che è ancora una strada del tutto nera «A casa Marlene»
«Perché è tutto buio?»
«Perché stiamo tornando all'inferno, il mondo.» preferisco non fare altre domande.
«Mamma perché tutto questo sta capitando a me?» chiedo e questa volta, le lacrime sono automatiche
«...perché beh vedi Marlene, la nostra famiglia ha questo tipo di poteri da generazioni, non tutti se ne sono accorti ma ci sono quelli che l'hanno fatto. Come la tua nonna Louisa, come me e come te. Non tutti ce la facciamo. Io e tua nonna non ce l'abbiamo fatta per esempio»  mi risponde come se fosse la cosa più normale al mondo, mentre io non faccio che pensare a quanto poco tempo mi rimane ancora con mia madre.
«Cosa? M-ma tu e la nonna siete morti per malattie normali non-»
«Si, Marlene è possibile. Abbiamo dovuto inventare una morte finta, una morte che sia anche credibile.» non riuscivo a capire neanche una delle sue parole.
«C-cosa? T-t-tu e la nonna siete ancora vive?» domando
«Sí Marlene» ad un tratto mi sale una rabbia disumana.
«Come avete potuto farmi anzi farci una cosa del genere?» tolgo la mano dalla sua «Hai controllato in che condizioni sta papà?» chiedo subito «hai controllato in che condizioni sto io?!»
«Sí Marlene ho controllato. Mi dispiace ma non è sicuro per nessuna di noi tre, per un casino successo in passato, per colpa mia.» risponde mentre ancora camminiamo
«Cosa è successo?»
«Te lo racconterò magari, un giorno»
Quando arriviamo alla fine di quella lunghissima strada, c'è la classica porta che compare in tutti i miei sogni. Questa volta però la porta non è bianca, la porta è marrone. Una classica porta. Quando la apriamo mia mamma mi spinge e poi si butta anche lei, sento un vuoto come se stessi cadendo da un palazzo di 5 piani.
Quando finalmente 'atterriamo' io cado a terra mentre mia mamma si appoggia delicatamente sui piedi. Quando alzo lo sguardo verso di lei i suoi marroni capelli lucenti splendono di una luce nuova, i suoi panni cambiano e dal vestito passa a una tuta a body.
Quando mi guardo attorno noto che ci troviamo in una stanza piena di attrezzature strane e tantissime porte e dappertutto anche sopra ai tetti, le pareti erano grigie e le porte tutte nere, mentre gli attrezzi che c'erano non saprei definire che colore erano, erano tutti diversi.
«Benvenuta alla tua nuova vita Marlene, ci riprenderemo tutto quello che era nostro.» dice mia madre con voce determinata.

Ecco la fine del libro. Spero vi piaccia, non so se farò un sequel, come preferite. Ma questa volta mi sa si chiamerà in un altro modo e sopratutto sono pronta ad esporre altre scene horror degne del genere. È stato un piacere e ringrazio a tutti quelli che hanno votato e commentato le mie storie. Mi dispiace se non sono riuscita a ringraziare tutti commento per commento ma lo farò come sempre qui.
Penso che rivedrò un po' tutti i capitoli in questi giorni, per rendere il libro più chiaro e senza errori possibili, auguro buone feste a quelli che non sono atei come lo sono io, e arrivederci come sempre 💗

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