Capitolo 2.

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È incredibile come le giornate non passino quando aspetti qualcosa. Sembrano andare a rilento, nonostante le ore siano sempre le stesse.

Per tutta la mattina non ho fatto altro che fissare l'orologio aspettando che il tempo passasse alla svelta, non perché non mi piaccia il mio lavoro o roba del genere, ma solo perché mi aspetta un pomeriggio ricco di cose da fare e prima comincerò a farle, prima le finirò.

Harry passerà a prendermi a breve e se non riordino la scrivania al più presto domani dovrò sentirmi le lamentele di Brandon. Mi assicuro di aver controllato tutta la posta in arrivo e quella in uscita prima di spegnere il computer e segnare su un foglio ciò che dovrò ricordare di fare domani. Non sono mai stata così organizzata in vita mia. Balzo dalla sedia quando vedo le lancette dell'orologio entrambe fuse sul quattro, Harry mi lascerà a piedi se non mi sbrigo e dato che ultimamente è così irritabile da dargli fastidio perfino il mio accento poco inglese, farò meglio a non farlo aspettare più del dovuto. Saluto Meredith che è ancora indaffarata con le sue scartoffie, motivo per il quale mi saluta senza nemmeno vedere chi io sia, e con estrema fretta esco fuori da questo edificio che a volte sembra essere una prigione. Nessuno ha mai tempo per un caffè o due chiacchiere, si lavora e basta. Dalle mie parti non si fa così, e forse non mi abituerò mai, ma d'altronde qui ci devo solo vivere e non essere necessariamente una di loro.

Sto per chiamare Harry quando un clacson proveniente dall'altro lato della strada attira la mia attenzione, riconosco la sua range rover nera. Attraverso fino a raggiungerlo e prima che possa allacciare la cintura, parte con una certa fretta. Ora di sicuro me ne dirà di tutti i colori.

Harry: non ho trovato posto, scusa. - dice piano, smentendo i miei pensieri. Non è arrabbiato, anzi, sembra essere piuttosto calmo. Evidentemente lo stress dei preparativi non l'ha ancora colpito.

Io: nessun problema, potevo solo finire sotto una macchina, niente di importante. - dico sarcastica, facendolo ridere. Gli stampo un rapido bacio sulla guancia non potendolo fare sulle labbra, la barba appena accennata mi solletica la pelle.

Harry : hai mangiato? - domanda, sapendo che è una questione di vita o di morte.

Io: sì, ho portato gli avanzi della cena di ieri. Com'è andata a lavoro?

Harry: come al solito. Domani dovrò restare fino a sera tardi. - mi informa con un tono annoiato.

Io: ancora? Credevo che avessi già recuperato le ore arretrate. - odio quando resta fuori casa tutto il giorno, credo di avere il diritto di stare con il mio futuro marito per qualche ora. Non siamo ancora sposati e già cominciamo a vederci poco.

Harry: è così, ma venerdì avrò tutto il giorno libero. - annuisco. Ora capisco il perché gli adulti siano sempre stressati e stanchi. Ma io e Harry ci siamo ripromessi di non finire come loro, noi troveremo del tempo per noi anche quando non ci sarà.

Io: credi che stiamo facendo la cosa giusta? - domando timorosa. So che lo è, ma non posso fare a meno di pensare che qualcosa non andrà bene. Sarò pessimista, ma avere dei dubbi su tutto è nella mia indole. Harry si acciglia immediatamente, non voglio rovinare l'atmosfera di festa e forse avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa.

Harry: perché questa domanda? Sai che se non avessi voluto davvero farlo non te lo avrei chiesto.

Io: non sto insinuando questo. Intendo dire... se avessimo aspettato, sarebbe cambiato qualcosa? - peggioro le cose. Ora lui crederà che ci ho ripensato e comincerà a titubare su tutto. Harry è la parte ferma e decisa della nostra relazione e se crolla anche lui allora non rimarrà in piedi niente.

Mi rivolge una rapida occhiata confusa, tornando poi a fissare la strada.

Harry: aspettato cosa? Margot, non cominciare con le paranoie. Non ti ho chiesto di sposarmi per passare il tempo o per aver avuto un picco di felicità. - comincia ad irritarsi, e mi conviene alleggerire l'aria se non voglio creare discussioni inutili.

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