Capitolo 8.

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Quando mi sveglio sono a pezzi. L'effetto del paracetamolo è svanito durante la notte, e non sono riuscita a chiudere occhio a causa dei dolori lancinanti al basso ventre. Fortunatamente, Harry è uscito di primo mattino per acquistare degli analgesici, senza che gli dicessi alcunché. Sa che per i primi tre giorni di mestruazioni non resisto senza medicina, e mentre cercavo di riaddormentarmi l'ho sentito uscire di soppiatto. Spero che almeno si sia vestito. Mi lamento quando mi alzo dal letto, potrei fare concorrenza a mia nonna...se fosse ancora in vita. Approfitto dell'assenza del mio ragazzo per poter fare una doccia in tutta calma, è sempre un buon rimedio per ridurre il dolore dei crampi. Sto quasi per addormentarmi in piedi sotto lo scroscio dell'acqua, quando la porta scorrevole della cabina si apre violentemente, facendomi sobbalzare. Mi rilasso immediatamente non appena riconosco il volto familiare di Harry, non è nessun ladro o cameriere pervertito che vuole fotografarmi nuda.

Io: brutto cretino che non sei altro, ti sembra questo il modo di sorprendere una signorina sensibile? - urlo, portandomi una mano al petto. Scoppia a ridere, per poi sventolare i suoi acquisti farmaceutici in aria.

Harry: non vedo né una signorina, né tanto meno qualcuno di sensibile qui. - mi prende in giro, bagnandosi metà braccio per potermi dare un pizzico sulla guancia. Gli mostro il dito medio in testimonianza della signorina che è in me.

Harry: non ti ho vista sul letto e mi sono un po' impensierito. - si ricompone, rispondendo alla domanda principale.

Io: oh, che premuroso! Ho il ciclo, non una ferita infetta che potrebbe portarmi alla morte! - gli ricordo, ironizzando. Ma in fondo apprezzo la sua diligenza. Dopotutto, il ciclo mestruale è un argomento quasi sconosciuto per gli uomini.

Harry: non ti sopporto in questi periodi. - sorride. Adoro vederlo così di buonumore, e soprattutto adoro quando mi prende in giro. Mi piace pensare che lui sia a conoscenza dei miei lati peggiori e che, nonostante tutto, resti sempre accanto a me.

Io: tu invece che scusa hai? Nemmeno ce l'hai le mestruazioni. - continuo a stare al gioco. In realtà considero ancora Harry una delle persone più pazienti e tolleranti al mondo. Esce dal bagno ridendo, mentre avvolgo un asciugamano attorno al mio corpo per evitare di allagare la stanza. Quando mi guardo allo specchio ho un aspetto orribile: le occhiaie hanno preso il posto del mio viso, sono uno zombie vivente. È incredibile che lui riesca ad amarmi anche in queste condizioni. Estraggo il correttore dal beauty e cerco di rendermi umana, ma non basterebbe un barattolo di vernice a rendermi presentabile oggi. Ci sono giorni in cui lo specchio diventa il mio più grande nemico. Mi arrendo alla bruttezza, oggi lascerò vincere lei.

Pochi minuti dopo ritorno in camera per potermi vestire, fortunatamente il riscaldamento è acceso ma la finestra aperta fa prevalere la corrente gelida di dicembre.

Harry è fuori in balcone e dalle parole disconnesse che sento suppongo che stia parlando a telefono. Non ho alcuna intenzione di raggiungerlo visto il freddo glaciale che c'è fuori, ci penserà lui a salutare sua madre da parte mia. Lo sento agitarsi, spero che non siano tornati a parlare nuovamente di tutta la situazione del matrimonio. D'altronde, loro non sanno che siamo qui per cercare di risolvere tutto, e qualcosa mi dice che dovremo subirci i loro discorsi ancora per molto.

Io: tutto okay? - gli domando non appena rientra in stanza. Dall'espressione che assume deduco che non si aspettasse di ritrovarmi qui. Si blocca di colpo, per poi dissimulare il suo disagio gesticolando a caso.

Harry: sì. Era mia madre. - conferma le mie teorie, anche se il suo atteggiamento mi fa titubare. Deve avergli detto qualcosa che lo ha un po' destabilizzato. Pochi minuti fa era sereno e spensierato, ora è l'opposto.

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