Capitolo 6.

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Siamo completamente zuppi mentre raggiungiamo la mia auto. Fortunatamente, dimentico sempre le chiavi vicino al cruscotto, sarebbe stato un problema ritornare a casa nostra a piedi, sotto il temporale. E conoscendo me e Harry, non saremmo mai rientrati in casa da mia madre solo per prendere i cappotti e le chiavi. Passeremo a prendere la sua auto non appena si calmeranno le acque. Lascio riscaldare l'abitacolo per qualche secondo, prima di partire sotto la pioggia incessante.

Il clima tra di noi è ancora strano, c'è imbarazzo e nessuno dei due dice una parola, eppure fino a poco fa sembrava essere tutto apposto. Riusciamo a diventare due sconosciuti, nonostante ci conosciamo da anni. Comincio a dubitare che il matrimonio sia una buona idea.

Accendo la radio per spezzare il silenzio tagliente che mi sta logorando. Avril Lavigne risuona nelle casse, canta qualcosa riguardo l'innocenza, una delle parole più belle al mondo. Alzo il volume per ascoltarla meglio e quando incrocio fugacemente lo sguardo di Harry, mi accorgo che mi sta fissando quasi divertito. Non pensavo di star cantando a voce così alta da sentirsi.

Io: che hai da ridere?- chiedo mentre mi impegno per non avvampare dalla vergogna.

Harry: il tuo inglese fa schifo.- confessa, prendendomi in giro.

Io: anche il tuo italiano. - mi difendo. So bene di non avere una pronuncia britannica eccellente, ma non faccio così pena come vuole far sembrare lui.

Harry: io non vivo in Italia. - cerca una scusante, ma sa che ho ragione io. La mia lingua madre non vuole proprio entrargli in testa, non ricorda mai perfino il "ti amo".

Io: ma con un'italiana sì. - preciso.

Harry: okay, ma parli sempre in inglese con me. - mi fa notare.

Io: ecco, pensa quante cose faccio per te, e devo essere pure derisa! - metto il broncio, mentre lui scoppia a ridere.

Harry: stai insinuando che io non faccio altrettanto?- gli rivolgo una rapida occhiata, per poi tornare a fissare la strada. Ha i capelli incasinati per colpa della pioggia, ed è così bello che quasi mi fa male il cuore.

Io: ho per caso detto questo? - continuo. Eccoci, siamo tornati.

Harry: implicitamente sì. - insiste, ma so che sta scherzando. Vuole solo alimentare il fuoco.

Io: solo perché ci stiamo per sposare, non significa che hai il diritto di supporre ciò che implicitamente dico. - gli faccio il verso, rendendomi conto troppo tardi di ciò che ho appena detto. Maledetto matrimonio che sta rovinando ogni attimo! Harry spezza il nostro contatto visivo per abbassare lo sguardo fuori dal finestrino, visibilmente crucciato. Dovrei vincere un premio per la miglior testa di cazzo degli UK.

Io: scusa. Non volevo tirarlo di nuovo in ballo, ma sto guidando e parlo senza pensare, sai che non riesco a fare due cose contemporaneamente.- mi agito, cercando di rimediare al danno. In risposta lui mi sorride debolmente, solo per rassicurarmi.

Harry: non dobbiamo abolire tutte le conversazioni sui matrimoni solo perché non possiamo sposarci...subito.- dice poco convinto. Ma sappiamo entrambi che sarà un argomento che non affronteremo mai con ottimismo.

Io: lo so. Ma forse non è il giorno ideale per farlo. - chiarisco, riferendomi alla discussione di poco fa. Harry annuisce, rasserenandosi.

Harry: conviene fermarci al supermercato, se non vogliamo rischiare di rimanere digiuni anche oggi. - mi fa notare, ricordandomi che non abbiamo ancora pranzato. Peccato, quella pasta al forno fatta da mia madre sembrava ottima. Decidiamo, o meglio, decido di optare per una semplice insalata di riso all'italiana, preparata dalla sottoscritta. Harry sbuffa come un bambino capriccioso e mi chiedo chi dei due sia più immaturo.

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