CHAPTER 1.

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I Salvatori si trovavano a nord di quella che una volta era la moderna e fiorente Washington, a qualche chilometro di distanza si trovava la cittadina di Silver Spring, anch'essa oramai grigia e abitata solamente da zombie.

Arrivarono di fronte ad un edificio circondato da una rete metallica e dai colori scuri, quasi inquietanti.

"Washington State of Department of Corrections" recitava un cartello situato all'entrata del palazzo.

Negan fece un cenno ai suoi ragazzi per farsi aprire la strada; l'uomo non troppo muscoloso, ma abbastanza alto spinse il grande portone in ferro che conduceva all'interno della prigione, trovandosi di fronte alcuni di quei morti viventi, per poi ucciderli con la sua fidata mazza da baseball, Lucille.

Passò sopra ai corpi di quelli che dovevano essere detenuti e guardie carcerarie morte nel tentativo di proteggersi dall'apocalisse che li stava travolgendo: l'odore acre dei loro cadaveri in decomposizione riempiva le narici degli uomini appena entrati.

Dopo qualche minuto un rumore sospetto portò il gruppo ad allarmarsi.

Tutti tranne Negan, che manteneva la sua espressione marmorea.

Subito dopo una risata echeggiò in quel luogo.

-Non sparate- disse il capo in tono calmo -voglio che venga fuori da sola.- ed il silenzio regnò nuovamente.

Atri rumori provenienti dal buio, ma ancora nessun volto.

-Avanti, vieni qui, non ho intenzione di farti male se mi ubbidisci.- l'uomo parlò nuovamente a quella che sembrava una persona invisibile.

Allora dei passi si fecero avanti alla loro destra. Dei passi incerti e lenti.

Quando finalmente la figura si avvicinò allo spiraglio di luce: si vide una ragazza non troppo alta, dalla pelle chiara e la figura slanciata, i capelli quasi bianchi con le punte sporche erano raccolte in due codini sfatti ai lati della testa, infine la tenuta carceraria era strappata e sporca di sangue. La ragazza aveva in mano una mazza da baseball ben lucidata con sopra una scritta.

"Good Night"

Il capo del gruppo sorrise leggendola e a passo lento si portò davanti alla donna comparsa di fronte a loro.

-Allora? Chi siete?- la ragazza parlò.

-Oh giusto, devo essere sembrato scortese a entrare qui senza neanche presentarmi. Io sono Negan ed noi siamo i Salvatori.- sorrise indicando il suo gruppo con la mazza.

-Salvatori? Non avete l'aria di essere salvatori "buoni".- mimò con le dita le virgolette, provocando il riso da parte di Negan ed i suoi compagni.

-Infatti non ho mai detto di esserlo, zuccherino.-

-Harley, Harley Quinn.- il volto della bionda si fece serio -Penso che zuccherino sia troppo confindenziale...non è così Mr. N?- ed entrambi sorrisero.

-Mi potresti tornare utile Harley.- questa sentì un brivido percorrerle la colonna vertebrale quando l'uomo disse il suo nome; cercò di allungarlo quasi ad assaporare ogni lettera.

-In che modo?- chiese con una punta di malizia.

-Beh ora sei mia.- lo disse con un tono grezzo e scherzoso, al che la ragazza fece un passo indietro, ma venne afferrata da due uomini per le spalle, i quali la caricarono dentro un furgoncino bianco sporco.

-LASCIATEMI ANDARE! DOVE MI PORTATE?- continuò ad agitarsi fino a quando non si accorse che sprecare forze ad urlare e scalciare contro la porta era inutile, allora si sedette in un angolo con la faccia imbronciata.

Dopo quasi 3 ore di viaggio, il veicolo si fermò e qualcuno aprì la porta svegliando Harley, che nel frattempo si era addormentata. La alzarono di peso per poi trascinarla dentro ad un edificio simile ad una fabbrica: all'esterno si trovavano una rete metallica che lo circondava e tutto intorno ad essa degli zombie incatenati.

-Benvenuto al Santuario, dolcezza.- uno si loro le aveva detto ridendo.

La portarono in una stanza molto ordinata per poi gettarla a terra, dove rimase fino a quando qualcun'altro non entrò: Negan.

-Sai Harley, penso che tu sia una ragazza intelligente, non è così?- mentre parlava girava per la stanza senza guardarla e tenendo anche la mazza della giovane in mano -Quindi penso anche che tu possa capire che io ti ho salvata da quel posto dove ti trovavi ed ora appartieni a me. Insomma vedila così: ti sto offrendo protezione, cibo e armi in cambio della tua totale devozione verso di me, zuccherino.-

-Nulla di più?- Harley era in piedi, guardando l'uomo con uno sguardo di superiorità.

-Un'ultima cosa.- le se avvicinò per poi tirarle un mal rovescio sulla guancia destra facendola cadere all'indietro, per poi abbassarsi vicino a lei -Non mi guardare mai più con quello sguardo del cazzo bambolina o te la farò pagare.- sorrise di nuovo per poi andarsi a sedere sulla poltrona presente nella stanza -Ora va', veloce.- con voce ferma e distaccata pronunciò queste parole.

Harley uscì come le era stato ordinato.


God save the Quinn.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora