CHAPTER 6.

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Harley guardava il cielo azzurro del giorno mentre faceva il suo turno di guardia all'esterno dell'edificio, quando vide che Negan, Dwight e la loro compagnia stavano andando via dal Santuario, probabilmente a riscuotere altri tributi di altri villaggi. Cercò il suo sguardo freddo, trovandolo e sentendo un brivido lungo la colonna vertebrale.

Quando questo se ne andò, in un certo senso la ragazza sentì la sua mancanza, anche dopo tutto il dolore causato dall'uomo stesso: aveva ucciso l'unico amico che si era fatta all'interno del Santuario e nonostante questo non riusciva ad odiarlo. Inoltre Negan aveva fatto ben intendere che lei era sua e, amico o parente che fosse, solo lui aveva il diritto di usarla a suo piacimento e questo ad Harley andava bene, quasi le piaceva questa possessione su di lei.

All'ora di pranzo si diresse in mensa per mangiare: l'unica persona che avrebbe potuto tenerle compagnia era stata uccisa e ora si ritrovava sola in una stanza piena.

"Chissà se sono le galline che abbiamo preso ieri." Pensava la giovane mentre guardava il petto di pollo che si trovava sul piatto, ripensando al giorno prima e al modo dolce in cui l'aveva trattata.

-Ehi tu!- una voce femminile la chiamò da dietro e si ritrovò davanti una donna mora che le puntava un coltello alla faccia -Ora che non ci sono né Scott ne Negan a proteggerti come farai? Ho visto sai come ci tiene a te, come ti guarda e come ti tratta. Pensi di essere speciale? Non sei meglio di nessuno di noi qui dentro.- Harley non fece in tempo a rispondere che due uomini la afferrarono per le spalle e poi la colpirono alla nuca.

Si trovò legata per le braccia al soffitto, con i piedi anch'essi legati, per poi essere ripetutamente colpita da pugni e lame: era la seconda volta in due giorni, chissà cosa sarebbe successo il giorno seguente.

"Puttana" la chiamavano, "Pazza" e lei rideva, "La puttana di Negan", "La sua cagna" continuando a colpirla.

Quando ebbero finito tagliarono la corda che la lasciava attaccata al soffitto e si riversò esanime sul freddo pavimento con un ghigno sul volto.

"Qualcun altro ha usato la tua bambolina Mr. N"

L'ultimo pensiero prima di perdere definitivamente i sensi.

Si risvegliò in un letto matrimoniale sotto delle soffici coperte blu, si rigirò più volte sotto ad esse prima di aprire completamente gli occhi: le sue ferite erano state disinfettate e bendate e i suoi vestiti si trovavano a terra. Cercò di alzarsi senza successo.

-E' meglio se stai distesa Harley.- Negan era seduto su una sedia di fianco a lei; il suo volto era serio, gli occhi immobili mostravano rabbia e il suo tono era roco e tetro.

-Dove siamo?- una voce flebile.

-In camera mia, dopo averti trovata in queste condizioni ti ho portata qui, il dottore ti ha guarita e fasciata.- si alzò, si sedette sul letto vicino a lei e le prese il mento con una mano -Chi è stato a fare questo alla mia...mia bellissima bambina?- la guardò negli occhi facendo sparire la rabbia e addolcendo la voce.

-Una puttana mora con gli occhi gialli e il suo gruppetto di stronzi.- cercò nuovamente di alzarsi, avvertendo un dolore lancinante alla zona addominale.

-Stai giù .- la fermò e la fece distendere per poi darle un bacio sulla fronte -Li ucciderò baby.- entrambi sorrisero e poi la bionda riprese a dormire.

La osservò per qualche minuto: quando l'aveva trovata respirava debolmente e le ferite si erano fatte ancora più gravi. La prima reazione era stata la rabbia, chiunque l'avesse fatto doveva anche pagare. Poi pensò a portarla nella sua camera a riposare, sperando si riprendesse.

Prese Lucille ed uscì dalla camera fischiettando, deciso ad andare in fondo a questa questione, dirigendosi verso la mensa. Disse ai suoi che quando avesse portato via la ragazza, loro avrebbero dovuto uccidere quelli del suo gruppo.

Girò per i tavoli della gente che stava ai suoi piedi individuando un gruppetto capitanato da una mora con gli occhi marroni-giallastri. Negan utilizzò il suo carisma sedendosi di fianco alla giovane e cominciando ad utilizzare le mani per convincerla ad andare in camera con lui a "spassarsela".

-Ma non stiamo andando in camera tua?- si teneva aggrappata all'uomo.

-Andiamo nel mio studio, lo trovo più eccitante.- sorrise falsamente alla donna.

-Cosa dirà quella Harley?- pronunciò il suo nome con un tale disgusto, che fu difficile per l'uomo non ucciderla sul momento.

-Chi? Quella stronzetta che mi sono scopato, ho menato e poi ho buttato fuori di qui?- rise.

La condusse nel suo studio dove, dopo aver chiuso la porta, iniziarono a baciarsi fino a quando lui la spinse sulla parete e la tenne per il collo; questa all'inizio sorrise, pensando fosse un qualche giochetto perverso, ma quando l'uomo cominciò a fare pressione, lo sguardo si riempì di paura e la donna cominciò ad implorare.

-Non avresti dovuto fare quelle cose a quella cosina, sei stata molto scortese a rovinare la mia bambolina.-

-Mi-mi dispiace...ti prego.- respirava a fatica e le lacrime scesero dai suoi occhi.

-La pietà non è nella mia natura.- e la vide spegnersi lentamente, per poi chiamare qualcuno che portasse via il suo cadavere.

Non si sentiva mai in colpa per le vite che toglieva, non l'aveva mai fatto e sicuramente non avrebbe cominciato oggi.

Dopo questo piccolo lavoretto andò in camera sua, l'oscurità avvolgeva la stanza e una figura, di cui si vedevano solo i contorni illuminati dalla luna, risaltava nel buio: Harley era in piedi di fronte alla finestra con una maglia troppo larga per essere sua, probabilmente era di Negan.

-Harley-baby che ci fai in piedi?- si avvicinò a lei, questa si girò e si accomodò sul petto dell'uomo che, preso alla sprovvista, restò per qualche secondo senza sapere cosa fare, per poi appoggiare le mani sulla schiena della ragazza, accogliendola in un abbraccio.

-Spero abbiano sofferto.- lo guardò negli occhi.

-Non avrebbero dovuto fare quelle cose alla mia regina.- con un braccio continuava a stringerla a sé, mentre con l'altro le alzò il volto per poi baciarla appassionatamente al chiaro di luna.

Le lingue cominciarono a cercarsi e una volta trovate, danzarono tra di loro in quello che sembrava un'eternità o fino a quando Harley si staccò.

-Puddin posso dormire qui con te stanotte?-

-Certo, ma non farla diventare un'abitudine.- risero e Harley si distese sul letto guardando il capo che si spogliava fino a rimanere con addosso solo i boxer, poi si mise vicino alla sua compagna tenendola stretta vicino a lui con una mano sul fondoschiena sodo e l'altra sotto la sua testa.

La giovane guardò l'uomo prima di chiudere gli occhi: il suo Boss, il suo Puddin, il suo re.

God save the Quinn.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora