Thirteenth chapter

635 38 61
                                    

13.

HPOV
Mi sentii tremare come se stessi per frantumarmi in mille pezzi, ma almeno il tremito sembrava interno, e quando mi mossi verso di lui le gambe mi parvero sicure. «Non te la caverai tanto facilmente.»

«Per il favore che ti devo?»

Annuii, non del tutto sicura di come mettere in atto la parte seguente del piano. Non ero neppure sicura di quando avessi fatto un piano. Ma seduta accanto a lui in auto, avvertendo il suo calore così vicino, lo volevo tra le mie braccia. Nel mio letto.

A quale fine, però, non lo sapevo bene.

L'unica cosa che sapevo con certezza era quanto lo volevo. Ed ero pronta a prendermelo.

«Per prima cosa, quanto hai bevuto questa sera?» gli domandai.

Sollevò il mento. «Perché?»

«Io sono sobria, a causa della gravidanza, e mi rifiuto di approfittare di un uomo ubriaco.»

«Sono sobrio quanto te.»

Annuii. «Perfetto.» Suonavo così calma, ed era strano persino alle mie orecchie, in contrasto con l'eccitazione assurda che mi pervadeva. Gli andai vicino. «Togliti la cravatta.»

Justin levò le mani e cominciò ad allentare il nodo. «È questo il favore? Perché l'avrei fatto comunque in camera mia.»

«No. Il favore arriva per gradi.»

«Si può?»

Sorrisi, mentre il calore mi saliva in viso. «Forse no, ma sono disposta a infrangere le regole. E tu?»

Lui non si mosse, per un attimo temetti che non avrebbe infranto nessuna regola. Che volesse mantenere le cose calme e passive tra noi. Poi si sciolse la cravatta di seta rossa, e la lasciò cadere sul pavimento, restando poi in attesa del prossimo ordine.

«La giacca.»

Obbedì.

«E la camicia.» Guardavo, con il cuore in gola, mentre si sbottonava i polsini, poi il davanti, se la toglieva e anche quella finiva a terra. Fui grata che la luce fosse accesa, così da vedere ogni piega del suo corpo. Quei muscoli scolpiti, l'ampia struttura mascolina, l'inchiostro sulla sua pelle. Solo guardarlo mi fece inturgidire i capezzoli. Non avevo mai desiderato nessuno in questo modo, e sapevo che non sarebbe mai più accaduto con nessun altro.

Portò le mani alla cintura dei pantaloni e potei notare l'evidenza della sua erezione. Feci un respiro aspro. «Non ancora.»

Si fermò, i suoi occhi che scintillavano di sfida. Si stava godendo il gioco, ma avrei scommesso che fosse pronto a ribaltare i ruoli. Un calore mi si diffuse nel ventre. «Vai a sederti sul divano.»

Lui si voltò ed io lo seguii, i miei occhi sulla sua schiena nuda. «Mi stai esaminando?» domandò mentre si allungava sul divano di pelle, le braccia aperte sullo schienale.

«Assolutamente sì. E adesso devo decidere cosa fare con te.» Mi misi le mani dietro la schiena e cominciai a far scendere la cerniera dell'abito. La spallina cadde e il tessuto si abbassò, rivelando il mio reggiseno rosso a fascia. Justin si tese, le mani che stringevano a pugno. Ma non si mosse. Continuai a far scendere la cerniera, finché l'abito mi cadde intorno alla vita. Lo sentii esalare il fiato. «Ancora?» domandai.

«Sei tu il capo» rispose lui a denti stretti.

Sorridendo, aprii del tutto la cerniera, e lentamente il tessuto mi accarezzò i fianchi fino a raccogliersi in una pozza rossa ai miei piedi. Ero in reggiseno, slip sexy e calze autoreggenti. Uscii dalla corolla rossa di seta e andai a sedermi accanto a lui, il suo calore che mi scaldava, la fame del suo sguardo che mi eccitava ancora di più. Gli posai una mano sul petto e feci scorrere le dita sui tatuaggi e i suoi muscoli sodi. Di colpo non volevo più giocare.

A game of vows. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora