Sixth chapter

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6.

JPOV
«Tua moglie è tornata e tu non l'hai detto a tua madre?»

La voce rimbombava attraverso il telefono mentre guardavo Hannah seduta alla scrivania.

«Mi dispiace, mamma. È accaduto all'improvviso e sono occupato a... farmi perdonare...» Coinvolgere mia madre nella faccenda non era proprio l'ideale, ma dovevo farlo. L'avevo evitata per settimane, e non potevo continuare così.

«Farti perdonare per cosa? È stata lei ad andarsene senza una parola dopo sei mesi di matrimonio. Ha chiesto il divorzio» replicò come se fosse una cosa decisamente strana.

«Ah... sì, ma in realtà non siamo divorziati. Non lo siamo mai stati. Siamo ancora sposati come il primo giorno, nella cattedrale.»

Hannah si girò dallo schermo del pc e mi guardò male. Cosa?, dicevano le sue labbra. Coprii il telefono con la mano. Mia madre...

«Potremmo venire a trovarti questo fine settimana, vorremmo passare qualche giorno al rancio, potremmo vederci là. Porta anche Jasmine naturalmente.»

Hannah fece un segno in aria con le mani, gli occhi che roteavano. Le feci un mezzo sorriso, e lei si mise le mani alla gola come se si stesse strozzando da sola, poi le tese verso di me. Soppressi una risata ascoltando mia madre.

«Ci vedremo là» tagliai corto, sapendo che ci sarebbe stata.

«Perché l'hai fatto?» esplose lei.

«Perché è quello che farei se fosse una vera riconciliazione. Entiende?»

«No. No entiendo. Non capisco proprio. Perché vuoi coinvolgere tua madre e Jasmine in questa storia? Non è... vera.»

«Per loro o per te?»

«Per tutti. Senti, mi piaceva la tua famiglia, molto. Sono stati buoni con me e mi è dispiaciuto ingannarli. Non voglio farlo di nuovo.»

«Stai evitando a mia madre la perdita della Bieber. Ti perdonerà.»

«Sarò onesta con te. Non credo tu possa perderla. Forse la situazione non è florida come  cinque anni fa, ma questo vale per molte aziende. In ogni caso, il tuo patrimonio personale è ancora solido. Una volta che avrai un buon amministratore...»

«Ma se non riesco a trovare un sistema...»

«Lo troveremo» disse alzandosi e allungando le braccia fino a toccarsi la schiena, chinandosi in avanti e stirandosi, lasciando uscire un piccolo gemito. Il mio corpo reagì immediatamente, ricordandomi il potere che sembrava esercitare su di me. I suoi seni erano perfetti. Tondi e piccoli. Morivo dalla voglia di averli nel palmo delle mani, in bocca.

«Sarà meglio...» sbottai, evitando i suoi occhi. Dovevo controllarmi. Avevo altro su cui occuparmi, che non della mia frustrazione sessuale.

«Sono sicura che troveremo qualcosa» Tornò verso la scrivania, i fianchi che oscillavano ad ogni passo. Era ancora arrabbiata, le labbra serrate. «E... vuoi davvero passare il weekend con la tua famiglia?»

«Sì. Mia madre non ci rinuncerà. Lo so bene. Inoltre, ci farà bene andare fuori città.»

«Si tratta solo di poche settimane. In ogni caso, a me piace la città, non voglio andare via.»

«Ma ne hai bisogno.» Mi avvicinai, posando le mie mani sulle sue spalle, cogliendo il calore del suo corpo attraverso i palmi. «Sei molto rigida.» La massaggia con i pollici e scoprii che era più che tesa.

«Ohh...» mormorò lei.

«Ti sentirai subito meglio» le promisi, affondando di più i pollici.

A game of vows. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora