Nineth chapter

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9.

JPOV
Mi passai una mano sul viso, lottando contro la rabbia e la frustrazione che mi montavano dentro. Mi arresi, lasciando andare le emozioni mentre spazzavo via con una manata tutte le carte che stavano sulla scrivania, guardandole volare intorno. Feci un aspro respiro, cercando di riprendermi, cercando disperatamente di pensare a quello che avevo appena letto.

Niente. Non c'era niente. Un vuoto nel quale le informazioni erano cadute, e per quanto provassi non riuscivo a recuperarle. Ruggii prendendo il blocco degli appunti e scagliandolo contro il muro. Niente mi aiutava. Mi riappoggia all'indietro, le mani sulla testa, calmandomi un poco.

La porta si aprì e Hannah entrò. «Stai bene?»

Qualcosa in me si sollevò nel vederla. Erano passate tre settimane da quando eravamo stati al rancio. Tre settimane in cui abbiamo vissuto come estranei, fingendo che non ci fossimo mai toccati. Che io non fossi stato dentro di lei.

«Ti sembra che stia bene?» domandai indicando le carte per terra.

«No. Che succede?»

«Non posso farlo, Hannah. Non posso ricordare, non ci riesco proprio...»

«Ehi, prenditi una pausa...»

«L'ho presa» risposi tra i denti. «Poi ho capito che non ricordavo niente e ho cercato di distruggere il mio ufficio.»

«Costruttivo...»

A dispetto di me stesso, mi misi a ridere. «Allo stesso modo di quanto provo a comprendere questi rapporti.»

«Justin...»

Guardai lontano. «Hai un'idea della frustrazione che provo per questa mancanza di controllo? Non posso fare nulla. Non posso lavorare, non posso fare quello che vorrei.» Feci una smorfia.

«Allora chiedi aiuto invece di essere così cocciuto!» esplose.

La rabbia mi abbandonò all'improvviso com'era venuta. Mi sentii esausto fino alle ossa. «Aiutami, Hannah.»

Qualcosa in lei sembrò ammorbidirsi. Se avesse provato a toccarmi, a dirmi che le dispiaceva, non l'avrei sopportato. Si irrigidì di nuovo, una maschera di efficienza. «In che cosa ti serve aiuto?»

«In tutto. Tutto l'aiuto che puoi darmi. Non posso concentrarmi.» Indicai le carte intorno. «Non posso ricordare nulla. Riesco a malapena a leggerle. Le parole continuano a muoversi, non so perché. Oggi tutto si muove... non riesco a...»

Si piegò e raccolse i fogli, mettendoli in ordine, con una velocità che mi rese invidioso. «Chiudi gli occhi» mi ordinò. «Fallo.»

Obbedii e sentii un'ondata di calma scendere su di me. Le luci e i rumori sparirono e mi parve di riuscire a concentrarmi. Hannah prese a leggere a voce alta e ben scandita i dati che riguardavano le entrate per gli acquisti natalizi.

Mi irrigidii sulla poltrona. «Non sono un bambino.»

«Lo so. Non ti sto trattando come tale. Voglio sapere se riesci ad ascoltare più di quanto tu riesca a leggere. Alcune persone hanno una memoria uditiva più che visiva.»

«Non ho mai avuto problemi con la memoria visiva.»

«Prima. Ma adesso non è prima.»

«Come fai a saperne tanto di queste cose?»

«Su come imparare? Ho dovuto insegnare a me stessa quando ho deciso di andare al college, così ho letto tutto quello che potevo al riguardo. Dovevo trovare il modo di superare i test di ammissione, no? E avevo frequentato solo due anni di scuola superiore. Ho dovuto studiare molto più di ogni altro, e dal momento che non ero un'intellettuale ho dovuto trovare dei rimedi per imparare.»

A game of vows. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora