Non rientrava nelle priorità di Lily il 3 aprile 1993 festeggiare il diciottesimo compleanno di Cheryl Miller. Non che le piacesse trascorrere il sabato sera in solitudine, sotto le coperte del suo comodo letto a sgranocchiare snacks di fronte ad un film romantico strappalacrime; semplicemente non aveva intenzione di rapportarsi con persone che erano il suo opposto. Molto probabilmente, se avesse deciso di andare, se ne sarebbe pentita amaramente: sarebbe rimasta da sola, seduta in un angolo con un bicchiere di aranciata in mano -sì, aranciata- e avrebbe trascorso gran parte della serata ad ammirare gli altri divertirsi, tra balli, baci e scommesse. Non era la prima volta che ciò accadeva, per tanto la voglia di tentare di nuovo si era assottigliata tanto quanto un foglio di carta.
Non amava particolarmente le feste e chi la conosceva sapeva bene che sarebbe stato inutile invitare una guasta feste come lo era Lily. L'invito le era finito sul banco qualche minuto prima di entrare in classe due giorni prima: lo aveva rigirato tra le mani e aveva scosso la testa, portandolo all'interno dello zaino e sperando di non doverlo più rivedere. Probabilmente, se Lily non fosse stata una compagna di corso di Cheryl, quel pezzo di carta contornato da brillantini non lo avrebbe visto neanche da lontano. E invece era ancora all'interno del suo zaino, tra i libri di matematica e scienze.
Feste come il diciottesimo compleanno di Cheryl Miller era meglio evitarle per gente come Lily, e il resto dell'istituto. Nessuno era comparabile al suo essere, ai suoi amici, al suo ragazzo. Già, il suo amorevole fidanzato dai capelli biondo ossigenato. Non erano malvagi, né tanto meno si divertivano ogni tanto a rovinare la vita di qualche povero ragazzino indifeso: erano peggiori. Erano da considerarsi spregevoli con i loro modi di fare per niente carini, con i loro pregiudizi e la voglia di dover essere sempre e costantemente al centro dell'attenzione. Loro non rovinavano le vite delle persone, loro le distruggevano. Come era accaduto alla povera Nora Jefferson tre mesi prima, costretta ad abbandonare l'istituto per via di uno scherzo di cattivo da parte di Cheryl e le sue due fidate amiche da passeggio Johanna e Clarke, anche esse del tutto da evitare. L'unica differenza tra le tre era che Cheryl sapeva il fatto suo; non era la solita ragazza ignorante, anzi era alquanto intelligente. Un genio del male. Johanna e Clarke erano da considerarsi i cagnolini disposti a tutto pur di ricevere in cambio l'osso da parte della loro padrona, in tal caso la popolarità.
La povera Nora lasciò il liceo a testa bassa, strappandosi i capelli per essere stata tanto stupida ad aver rivelato a qualche suo conoscente la sua cotta per Justin Drew Bieber, il biondo ossigenato. Cheryl sapeva tutto di tutti, niente le sfuggiva di mano. Tempo tre giorni e le foto di Nora con le dita nel naso durante l'ora di educazione fisica finirono sugli armadietti di tutti, compreso quello di Lily. Quest'ultima accartocciò la foto frettolosamente, gettandola quanto più lontano possibile: non voleva averci niente a che fare, anche se le dispiaceva infinitamente per Nora. L'unico suo errore era stato quello di esternare i suoi sentimenti.
Da quel momento in poi Lily si sentì quasi costretta a tenere per sé ogni suo pensiero, un po' come l'intero liceo. Non c'era pettegolezzo che Cheryl non sapesse, a volte veniva a conoscenza di una rottura amorosa tra due fidanzati prima ancora che questi ultimi lo sapessero. Era incredibile, a tratti inquietante ma Lily aveva imparato a conviverci.
Prima ancora che potesse afferrare la borsa per gettare via l'invito una volta per tutte, il suo cellulare cominciò a squillare. Sbuffò tornando indietro in direzione del suo letto e afferrò l'aggeggio che giaceva sul piumone rosso. La stanza era piccola, per nulla moderna ma a lei piaceva così: non l'avrebbe scambiata con nessun'altra per nessuna ragione. I suoi ricordi erano appesi alle pareti sotto forma di fotografie, i peluche che aveva conservato sin da bambina invece erano riposti sugli scaffali della libreria assieme a decine e decine di libri, perlopiù romanzi rosa. Una scrivania un po' in disordine, una lampada a forma di luna che le era stata regalata tre anni prima per Natale da parte dei suoi zii e tanti, anzi tantissime penne sparse ovunque, persino sotto il letto. Di tutti i colori. Per finire una scatola carica di medicinali per prevenire allergie e mal di testa. La sua camera rispecchiava molto il suo essere, per questo si sentiva a suo agio nel suo mondo, accerchiata dalle cose materiali più preziose che aveva.
Rispose alla chiamata, portando il vecchio cellulare all'orecchio.
«Non dirmi che sei ancora in pigiama, chiusa in camera tua e con i capelli che sono uno schifo» sentì dire da Dylan, il suo migliore amico. L'unico migliore amico: gli altri in confronto a lui erano puri conoscenti. Si conoscevano da una vita, non ricordava neanche quando e perché avessero iniziato a parlare. Le loro famiglie erano molto legate tra di loro, quindi tecnicamente sin da quando erano nati le loro vite si erano incontrate. Nessuno era paragonabile a Dylan.
«Ciao anche a te Dylan» disse portando il suo sguardo sullo specchio che era appeso alla parete: pigiama e capelli arruffati. Sembrava come se il ragazzo stesse lì in quella stanza con lei in quel momento.
«Voglio che tu ti prepari, andiamo a festeggiare!» esclamò entusiasta. Lei roteai gli occhi al cielo: nonostante fossero tanto uniti, erano fin troppo diversi. È vero che gli opposti si attraggono, quei due ne erano la prova vivente.
«Se stai pensando di andare al compleanno di Cheryl sei pazzo. Se invece stai pensando di trascinare me a quella festa, sei completamente da ricovero» disse Lily buttandola sul ridere.
«Metti le tue battute da parte Lily e affacciati alla finestra» ammise, facendola zittire.
Dylan sapeva che mai avrebbe accettato, per tanto si era preso la briga di venirla a prendere senza prima avvertire. Lily non avrebbe avuto via di scampo, in tal caso non avrebbe mai potuto rifiutare. La giovane aprì l'anta della finestra con ancora il cellulare vicino all'orecchio e si affacciò oltre il balcone, notando la figura di Dylan appoggiata alla sua auto, anche egli con il cellulare tra le mani. Le sorrise e lei ricambiò il sorriso, salutandolo con un cenno di mano.
«Mi spieghi perché insisti tanto?» chiese la ragazza al cellulare, visto che urlare a quell'ora per comunicare tra di loro non sarebbe stata una buona idea.
«Perché mi hanno dato buca, mi sei rimasta solo tu» disse al telefono, lei intanto notò le labbra di Dylan muoversi nel pronunciare la frase. Successivamente Lo mandò a quel paese con un gesto e lo vide sorridere, soprattutto lo sentì tramite la chiamata.
«E se ti dicessi che non posso?» domandò Lily.
«Non ti crederei. Per tanto, ti prego di indossare il vestito migliore che hai e di scendere, ho freddo »disse.
La ragazza fece finta di pensarci, anche se la risposta era più che ovvia: forse con Dylan al suo fianco non sarebbe stata una brutta serata. Di solito, durante le precedenti feste, lui veniva invitato da altre ragazze e quindi Lily si facevo da parte. In quell'occasione però era stato lui ad invitare lei, quindi accettò l'invito senza altri indugi, sperando che tutto andasse per il verso giusto, almeno una volta nella sua vita.
STAI LEGGENDO
I Hate You, I Love You ➳ j.b
FanfictionLos Angeles, 1993. Justin e Lily vivono le loro vite tra studio e amicizie. Vicini di casa, tra di loro non vi è mai stato un rapporto di simpatia tanto che a causa di lui, un giorno, tale rapporto si tramuterà in odio profondo per via...