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«Cos'è successo?» domandò Meredith del tutto impaurita a sua figlia, il giorno in cui Lily tornò a casa con il ginocchio sbucciato. La bambina continuò a singhiozzare, strofinando il volto con una mano sporca dal suo stesso sangue. 

«Sono caduta» balbettò con voce strozzata dal dolore, asciugando le guance bagnate. Il ginocchio le bruciava. 

«Come?» chiese la donna, prendendo in braccio sua figlia. Insieme si diressero in cucina: Meredith fece sedere Lily sul tavolo in legno, poi le passò le mani sue guance, asciugandole le lacrime premurosamente. 

La bambina non fiatò: non voleva raccontare la verità a sua madre. Decidere di salire in sella alla bici era stato un errore. Sapeva però che se le avesse riferito tutto nei minimi dettagli, la donna lo avrebbe riferito a suo marito. Non volevo che il signor Johnson la rimproverasse.

«Stavo correndo e sono inciampata» abbassò il capo sul suo ginocchio. Era rosso: alla vista della ferita, Lily sussultò. In quel momento si rese effettivamente conto di quanto grave fosse la situazione. Il sangue non smetteva di fuoriuscire, colava fluiva sulla sua snella gamba. 

«Sei sicura?» Meredith risultò severa. A Lily passò per la mente la tentazione di rivelarle la verità. Poi annuì. Non le avrebbe mai raccontato né della bici né del fatto che Justin l'aveva lasciata da sola, sull'asfalto. Forse era questo che faceva più male della ferita stessa.

«D'accordo, mi fido. Prendi questo e tienilo premuto sulla ferita» Meredith porse alla sua bambina un panno pulito, poi di diresse in bagno per munirsi del kit del pronto soccorso che era rigorosamente nascosto dietro lo specchio. In casa Johnson non poteva mancare. 

Lily tenne premuto quanto più possibile il panno sulla ferita, sussultando a causa del bruciore. Quando Meredith tornò, si prese cura di sua figlia. Le medicò la ferita, lo sapeva fare benissimo. Aveva seguito un corso o qualcosa del genere. La bambina rimase incantata a fissare i movimenti decisi di sua madre, sentendosi tremendamente in colpa per averle mentito. 

«Lo dirai a papà?» domandò preoccupata Lily. Meredith alzò lo sguardo su sua figlia, poi tornò a concentrarsi sulla ferita. 

«Se ne accorgerà da solo» 

«Mi dispiace»  si affrettò a scusarsi Lily. Per averle disubbidito e averle mentito.

«Non preoccuparti piccola mia, non è stata colpa tua. Gli incidenti possono capitare a chiunque» le accarezzò una guancia, trasmettendole tranquillità. Proprio come solo una madre sarebbe in grado di fare. Lily annuì e tirò su con il naso, continuando a perdersi nei movimenti di Meredith. Nel contempo, l'immagine di Justin che se ne andava accompagnato da Neil non abbandonò per un istante la sua mente. Non riusciva a capire perché la odiasse tanto.

Nove anni dopo, Justin continuava a tormentare i suoi pensieri. Erano trascorsi tre giorni da quando il più giovane dei Bieber aveva deciso di restituirle il diario. Lily era seduta sulla sua scrivani, i piedi goffamente appoggiati su quest'ultima e il libro di matematica sulle le mani. Non era neanche convinta che quella fosse la pagina giusta da dover partire con lo studio. Fissava la sua cicatrice sul ginocchio. Era ancora ben visibile. 

Sospirò amaramente e chiuse il libro, poggiandolo sulla scrivania. Si voltò a fissare il suo diario che era finalmente tornato al suo posto, sul comodino. Le aveva recato non pochi danni. Per anni era stato il suo confidente personale, non avrebbe mai potuto immaginare che persino lui l'avrebbe tradita. Lasciò cadere a terra le gambe e si alzò dalla sedia, dimenticandosi di matematica. Afferrò fra le mani il diario e corse fuori dalla stanza, scendendo le scale freneticamente. I coniugi Johnson non erano in casa. Era da sola.

I Hate You, I Love You ➳ j.b Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora