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James

Elisa si alza dal letto e se ne va. Rimango seduto qui per non so quant tempo, a pensare a quella ragazza così cocciuta che si è creata una corazza per non far trasparire niente di quello che prova. Devi essere una persona davvero fidata per lei per avere un suo semplice sorriso, così rari ormai. Se si ha la sua presenza è già un fatto positivo. Solo che io so che lei non è così.

Lei è una ragazza dolce, ma non vuole farlo notare perché pensa sia un difetto. Lei è una ragazza gentile, ha un cuore così grande. Lei è una ragazza così bella.

Ma perché non si accetta? E perché ha paura dell'oblio? Non ha capito che per essere ricordata non serve fare chissà cosa? La ricorderemo noi, i suoi amici e la sua famiglia. Il suo nome non dev'essere per forza su un libro di storia per essere importante. Lo è già per noi, per me cazzo. Lei è la mia luce nel completo buio.

Mi ricordo alle scuole secondarie che mi prendevamo sempre in giro, mi spintonavano, a volte mi picchiavano quando eravamo soli. Un giorno stavo andando a casa di Elisa e li ho incontrati, hanno iniziato a picchiarmi, sputavo sangue. Quando avevano capito di esagerare mi hanno lasciato li, rannicchiato per terra mentre piangevo. Non so quanto tempo ero rimasto per terra, mi ricordo solo le sue mani che mi avevano aiutato a tornare a casa. «Mi dici chi ti ha ridotto così?» mi chiese.

«Nessuno» risposi. Non chiese più nulla. Lo so che desiderava così tanto di chiedermi ancora qualcosa. Poi fu più forte di me, iniziai a piangere di nuovo e lei mi abbracciò dicendo che c'era lei. «Sono stati loro» ammisi fra i singhiozzi. Si irrigidì, so che lei sa di chi parlo, li aveva visti insultarmi.

Il giorno dopo a scuola non vennero ne Elisa ne loro. Il giorno dopo ancora fu il primo di tanti giorni passati in pace, senta spintoni, critiche. Non le ho mai chiesto cos'aveva detto o fatto quel giorno, ma le sono grato.

La campanella appesa alla porta dell'ufficio mi risveglia. Mi alzo e vado a vedere chi è.

«Ei amico che succede? Hai unna faccia» entra il ragazzo nella stanza e si siede sulla sedia davanti alla scrivania.

«Vattene» ci mancava solo lui. Stringo i pugni. Mi sto incazzando. Non lo voglio qui. Cosa vuole adesso?

«Prima parliamo» ghigna. Gli tirerei un pugno su quel sorrisetto. Indica con una mano la sedia dall'altra parte della scrivania e solo ora mi accorgo che si è seduto sulla mia poltrona.

«Se dobbiamo parlare ti siedi dall'altra parte» lo trucido con lo sguardo. Apro e chiudo i pugni sperando di calmarmi.

«James» piagnucola.

«Marco» tuono. Alza le mani in sego di difesa, si alza e va a sedersi dall'altro lato della scrivania. Mi siedo anche io stravaccandomi sulla poltrona e incrociando le braccia al petto. «Cosa vuoi?» avevo in mente di andare a correre e spunta lui?

Ha un sorriso così malvagio «Ei calma mister acidità». Provo solo odio nei suoi confronti in questo momento.

«Senti -sospiro- o mi dici che cazzo ci fai qui e cosa devi dirmi proprio di così importante per calcolarmi dopo tutto questo tempo, o li c'è la porta che fra poco ti sbatto volentieri sul tuo sorrisetto strafottente.» Calma James, calma.

«Con tutte quelle che ne abbiamo passate non ne saresti capace» mi provoca.

O cristo non ce la faccio più. Nel momento esatto che alza un sopracciglio scoppio. «Vogliamo provare?» sbraito alzandomi di colpo e sbattendo i pugni sulla scrivania.

Si alza lentamente anche lui e viene a mettersi vicino a me, mi mette una mano sulla spalla e parla guardandomi negl'occhi «Amico mio calma, il tuo corpicino non sopporta tutta questa rabbia.»

In uno scatto l'ho preso per il colletto della maglia e l'ho sbattuto al muro. Non reagisce, anzi sorride, come se tutto questo è quello a cui voleva arrivare.

«Io non sono tuo amico» parlo lentamente, scandendo parola per parola.

«Tempo fa lo eravamo, ti ricordi? Mi seguivi come un cagnolino. Adesso segui così Elisa? Fai il suo piccolo cagnolino? Che cosa fai in cambio della sua presenza? Le fai i compiti? Le porti i libri? Lo zaino? Dai dimmi il tuo segreto..» ridacchia. Tiro un pugno al muro, molto vicino al duo viso, e smette immediatamente di ridere. Adesso sono io che ghigo. Continuo a guardarlo negl'occhi finché non sbuffa. «Finiamola con questa sceneggiata.». Mi spinge per andare a sedersi ma io rimango imbambolato fino a quando non mi guarda come per dirmi di sedermi anche io. Quando mi appollaio di nuovo sulla poltrona ricominciamo a parlare.

«Quindi cosa devi dirmi?» Chiedo

«Elisa». Risponde semplicemente. Come se fosse la risposta a tutto. «Ma non ora. Adesso dovevo solo avvertirti che tornerò con altre persone per parlare di una cosa importante in cui centra anche lei. Prima che sia troppo tardi. ». Si alza e se ne va. Lasciandomi con mille domande in testa. Quando tornerà? Con chi tornerà? Che cos'è cosi importante? Elisa lo sa? Ma soprattutto..troppo tardi per cosa?

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Farebbe davvero tanto piacere ad una mia amica se andaste su youtube a seguire: Giorgia Cavina. Grazie per ci lo farà.

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