capitolo 1

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Un corteo di voci assordanti proviene al di fuori della mia stanza rompendo il silenzio.

Uccidetelo!

Mostro!

Un abominio!

Alcune parole sono sconnesse mente le frasi sono incomplete, altre incomprensibili.

Le voci si sovrappongono accompagnate da trombette da stadio.

Allarmata mi precipito alla finestra.

Una folla è riunita nella piazza principale dinnanzi ad un carro dall'apparenza logoro e arrugginito su cui vi è posta un'enorme gabbia.

Aguzzo la vista nel tentativo di individuare chi vi è all'interno, ma l'ammasso di individui scalmanati mi impedisce la visuale.

Prendo un golfino e mi precipito fuori.

La temperatura è piuttosto rigida essendo ormai ottobre.

Sospiro ricordando malinconica l'ebbrezza estiva e il sole caldo sulla pelle mentre mi dirigo in piazza.

"Che succede?" Chiedo ad Elisa, che come il resto della popolazione inveisce con improprie esclamazioni riferite a chiunque vi sia  all'interno della gabbia.

Elisa mi sorrise salutandomi con un gesto del capo.

" Ne hanno catturato uno!...Non posso crederci era vicino alla città! "

Mi urlò in un orecchio.

Era eccitata e nervosa, un atteggiamento insoluto per lei.

Inizialmente non capii a ciò che si riferiva, ma poi mi dissi che fosse impossibile, non ci avevo mai creduto alla loro esistenza, e se anche fosse ormai erano estinti.

Feci finta di non comprendere ciò che intendesse e chiesi conferma.

" Elisa calmati, spiegati meglio!"

Dovetti urlare per sovrastare le urla e i suoni artificiali delle trombe per farmi udire da Elisa.

Lei per tutta risposta mi spinse contro il muro di corpi dinnanzi a noi.

Dovetti farmi largo a bracciate e spintoni.
La folla mi opprimeva e soffocava dandomi la  sensazione di affogare.

Elisa non mi diede tregua un attimo spingendomi violentemente in avanti facendomi capitolare da un corpo all'altro.

Ero sempre stata bassa, c'era chi mi trovasse tenera come una specie di cucciolo, ciò naturalmente mi irritava, ma mai come allora detestai la mia statura.

Fui costretta ad arrivare ai piedi del carro per consentirmi di vedere qualcosa.

Mi girai furiosa appena ebbi un minimo di spazio che mi consentisse di ruotare il busto.

"Ma che ti prende sei forse impazzita!"

Lei rise delle mie occhiatacce e sicuramente anche del mio rossore, altra cosa irritante, ma inevitabile.

Non so perché ma ogni volta che mi arrabbio arrossisco, altro aspetto che la gente  considerava dolce per mio malgrado.

" Lo sai che sei proprio carina quando ti arrabbi.."

Ecco, appunto.

Sospirai.

Lei dovette conprendermi, d'altronde per me era come la sorella che non avevo mai avuto.

Alzò le mani in segno di resa, ma notai comunque il suo sorrisetto appena accennato.

" Sapevo che non mi avresti mai creduto, perciò ora lo puoi vedere con i tuoi occhi "

Mi fece segno di girarmi.

Titubante volsi di nuovo il busto dopo avergli riservato un'altra occhiataccia per fargli comprendere che l'avevo sgamata con l'unico risultato di farla ridacchiare.

Volsi gli occhi al cielo come invocando un aiuto divino, poi riportai l'attenzione dinnanzi a me.

Innamorata di un dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora