capitolo 7

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Avanzavo con cautela per evitare che la mia goffaggine prendesse il sopravvento facendomi scoprire.

Il respiro era accellerato, il cuore pareva scoppiare tale era l'intensità con cui pompava sangue.

La fronte era iperlata di un leggero strato di sudore nonostante la temperatura rigida.

Ogni ombra era amplificata dai lampioni esterni disegnando figure astratte sugli scaffali stracolmi di libri.

I rumori dei miei passi rimbombavano tanto da farmi voltare un paio di volte per costatare che fossi sola.

Mi inoltrai fra gli imponenti scaffali proiettando la luce sulle lucide copertine dei vari volumi creando altre ombre che si inoltravano fino al soffitto.

Non mi sentivo esattamente a mio agio, ma procedetti comunque.

Arrivai allo scaffale di storia antica trovando un libro sottile con la copertina logora e scolorita, pareva quasi un diario, spinta dalla curiosità lo aprì.

Tombola!

Parlava di creature mitologiche, ma prima che potessi accertarmi la sua utilità un rumore improvviso ampliato dal rimbombo creato dal soffitto alto della biblioteca mi fece sobbalzare e girare di scatto.

Vi era un'ombra in fondo alla sezione di geografia, un'ombra umana.

Presa dal panico mi misi a correre fra gli scaffali con l'intento di trovare l'uscita.

Vidi la scrivania di Erik con vari fascicoli sistemati scrupolosamente su di essa, di fronte la quale, lo sapevo ci sarebbe stata la porta che mi avrebbe consentito la fuga.

Mi diressi in quella direzione svoltando a sinistra quando qualcosa mi colpì il polso destro dove tenevo la mia unica fonte di luce, il cellulare.

Persi la presa sull'oggetto e rimasi immersa nell'oscurità.

Mi divincolai dalla stretta al polso destro scalciando alla cieca, lo copii, forse, comunque sia allentò la presa consentendomi di ruotare il polso per sfuggirgli.

Col cuore che montava nel petto, la paura che mi opprimeva in una morsa mi precipitai fra scivoloni e sbandate alla maniglia della porta mentre i miei passi rimbombavano sovrapponendosi a quelli del mio inseguitore.

L'afferrai con entrambe le mani mandide di sudore freddo e spinsi la maniglia verso il basso.

La porta era chiusa.

Mi girai spalancando gli occhi come un animale illuminato dai fari un attimo prima che venisse investito.

Il cuore batteva con tale impedo da impedirmi di sentire altri rumori se non il suo rumore sordo.

Provai a scorgere la sagoma nell'oscurità mentre con mani tremanti frugavo nelle tasche alla ricerca della chiave.

Sentii il freddo metallico nella mano destra e spinta dal terrore cercai di infilarla nella serratura.

La mano mi tremava tanto da dover tentare quattro volte prima di riuscire ad inserire la chiave.

Non distolsi mai gli occhi dall'oscurità, anche se non mi servì a molto.

Il suono della serratura mi fece sospirare e precipitare all'esterno, subito mi richiusi la porta alle spalle imprigionando chiunque vi fosse all'interno.

Innamorata di un dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora