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Strofinai la lozione profumata sulla pancia. Sbuffai. Non c'era nemmeno un accenno di tartaruga, seppure nel caso mi sforzassi si sentissero i muscoli. Chiusi la boccetta argentata e la riposi nell'armadietto proprio sopra al lavabo, nel bagno di casa. Non facevo mai la doccia in palestra, c'era troppa gente e dato che ero sempre in ritardo, c'era sempre il rischio che mi chiudessero dentro. Infilai i pantaloni e strofinai i capelli umidi in un piccolo asciugamano rosa.
-Stephanie! La cena è quasi pronta!- mi richiamò mia madre dal piano di sotto.
Guardai l'ora dal cellulare. Le sette e dieci minuti. Quella sera ci avevo messo davvero tanto. Ero uscita dalla palestra alle sei e quaranta ed ero entrata nel box doccia alle sette meno cinque. Solitamente ci mettevo poco più di cinque minuti, mentre quel giorno mi ero dilungata a regolare la temperatura dell'acqua.
-Due minuti!-
Attaccai il phon e asciugai velocemente la mia chioma nera. Adoravo la lunghezza dei miei capelli, seppure poco femminile, che mi permetteva di metterci davvero poco tempo ad asciugarli. Quando ebbi finito li raccolsi in un piccolo chignon disordinato e infilai una t-shirt, sotto ad una felpa bucata. Quella era stata la mia preferita per mesi e dopo averla bucata sulle braccia, a causa di un vecchio recinto pericolante, non me l'ero sentita di buttarla via, così la tenevo per casa.
-Stephanie!!- sbraitò nuovamente mia madre.
-Arrivo!-
Scesi velocemente e mi sedetti al mio posto, di fronte a mio padre.
-Prendi un po' di carne...- mi suggerì quest'ultimo, porgendomi un vassoietto pieno per metà di fette di cinghiale.
-No, grazie. Mi mangio un'insalata.- risposi, storcendo la faccia in una smorfia al solo odore di selvaggina.
Mio padre mi lanciò un'occhiata di disappunto e fece una smorfia.
-Fai come dice Robert.- asserì mia madre, seria.
-No!-
Sbuffai e mangiai un'altra forchettata di verdura.
-Senti, Stephanie, sono mesi che mangi poco e male. Voglio sapere cosa ti sta succedendo. E non solo io, anche tuo padre. Adesso.-
-Non c'è nulla che non va! È stata una mia decisione e me ne assumo tutte le conseguenze!- sbottai, infastidita dai loro impicci.
Presi il mio bicchiere pieno d'acqua e il piatto riempito di vegetali.
-Vado a mangiare in camera.- replicai, girando l'angolo per andare nella mia stanza.
-Stephanie! Vieni qua subito.- urlò mia madre.
-Devo studiare!- sbraitai a voce abbastanza alta per farmi sentire dalle loro egoiste orecchie.
-Stephanie!-
Ignorai i suoi richiami e posai poco delicatamente il piatto sulla scrivania, tantochè una carota mi volò per terra, sotto i cassetti.
-Accidenti a tutta quella polvere..-
La raccolsi e aprii la finestra. Lanciai la carota impolverita nel giardino dei miei vicini, i signori Bushwell, due signori di mezz'età gradevoli quanto un attacco di eczema. Nel giro di mezz'ora mio padre bussò per un paio di volte alla porta, chiusa a chiave. Sapevo che era lui dal passo pesante che scricchiolava sul legno vecchio del nostro corto corridoio. Non risposi. Finii l'insalata e lasciai il piatto vuoto abbandonato sul ripiano bianco. Sentii il telefono trillare. Alzai gli occhi al cielo. Odiavo quella suoneria, ma ero troppo pigra per cambiarla e cercare una che mi piacesse tra la svagonata di quelle proposte dal cellulare.
-Pronto?-
-Oggi pomeriggio mi sono dimenticato di chiederti com'è andata con Christian. Anzi, in realtà me ne sono ricordato quando ti stavi allontanando, in tutta fretta.- disse Logan, parlando velocemente.
Sorrisi.
-Ho una cosuccia da dirti...-

Spazio autrice
Eccovi il ventesimo capitolo (in ritardo obv).
In questo periodo ho scritto davvero poco e mi sono fermata così che ho finito solo una parte e mezzo, quindi magari mi fermerò per qualche tempo con gli aggiornamenti.
Nulla di serio!😊
Bacini a tutti
Lux🌹

È Colpa Tua, Non Delle Stelle -SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora