Il 10 giugno del 1923, sulla porta di casa della famiglia Gould venne affisso un fiocco rosa, simbolo della nascita della loro primogenita. I genitori, Scott e Camille, erano al settimo cielo, la loro prima bimba era nata, l'avevano aspettata per molto tempo e finalmente la potevano stringere tra le braccia, erano una famiglia.
Il parto, in casa, non fu uno dei più difficili, senza nessuna complicazione andò abbastanza bene, mia madre era cosciente, la felicità di vedermi era tale da ignorare il dolore, mi teneva in braccio mentre sussurrava dolci parole in francese che nessuno dei presenti capiva, mi raccontò che appena mi prese smisi immediatamente di piangere, tenevo gli occhi aperti, sembrava che la guardassi, poi le mie labbra si piegarono in quello che lei interpretò come un sorriso.
-No, Cami, non va bene questo nome, non se ne parla.
-Non vanno bene neanche tutti quelli che mi hai elencato tu, non sono adatti, non mi convincono per niente.
-Aspetta ne ho un'altro, questo ti piacerà- sfogliava freneticamente le pagine di un libro di nomi. -questo ha un bel significato, ascolta...
-Scott, metti giù quel libro.
I miei discussero tutto il giorno sulla decisione del nome, papà ne proponeva uno diverso ogni dieci minuti, mamma invece già lo sapeva, era ferma nella sua idea tanto che riuscì a far cedere il marito ed averla vinta, mi sarei chiamata Nicole.
Camille Dupont, mia madre, nacque e visse in Francia, si trasferì qui negli Stati Uniti da immigrata clandestina, la sua famiglia, i suoi genitori non vivevano nell'agio, tutt'altro, e dovevano andarsene da Parigi, l'America era uno spiraglio di speranza per una vita migliore, ma ad oltrepassare le frontiere e riuscire a superare il viaggio fu solo Camille, che si ritrovò sola nel nuovo continente. Qui ebbe la fortuna di incontrare un giovane, Scott Gould, che inizialmente per carità la prese a lavorare all'interno dell'impresa di famiglia, poi, colpito dalla sua bellezza la prese in sposa. Mamma arrivò in America che non conosceva una sola parola in inglese, a eccezione di qualche saluto di cortesia come "buongiorno" e "buonanotte", papà le insegnò la lingua, e la aiutò ad integrarsi nella società. La famiglia Gould faceva parte di un rango abbastanza elevato, conosciuta e rispettata dalla maggior parte della popolazione della città di Jacksonville, e la moglie del futuro proprietario della GoCorporation, non poteva essere da meno.
A parte il suo marcato accento francese, Camille non aveva niente che rimandasse alle sue origini, insisteva con il nome Nicole, perché era quello che apparteneva a sua madre, mia nonna, ormai perduta per sempre, e aveva fortemente bisogno di un appiglio, anche se mero e poco efficace, che le facesse ricordare da dove venisse.
A vedermi, attorno alla mia culla ornata di coperte tutte rigorosamente rosa confetto, nella mia cameretta decorata da palloncini bianchi riempiti di elio, accorsero numerose persone, portarono doni, e si aprirono le discussioni su quale dei miei genitori somigliassi di più. Si vedeva già che avrei avuto i capelli chiari, come quelli di mamma, e gli occhi castani luminosi di mio padre.
Ero un pargoletto paffuto e sorridente, a detta dei miei, avevo donato a quella casa un raggio di sole di cui tanto avevano tanto bisogno, litigavano su chi dovesse portarmi fuori a passeggiare, ma al contrario, come è normale, nessuno insisteva su chi dovesse fare nottata per sfamarmi o calmarmi quando la luna era alta, tanto che, per non sentirsi in colpa finivano entrambi a perdere sonno. Papà mi dondolava dolcemente, mentre mamma mi cantava la solita ninna nanna per farmi addormentare, e io lottavo con me stessa per non chiudere gli occhi non capendo se la cosa più bella fosse la melodia o la sua voce.
Questa era la mia famiglia, niente di speciale, tutto nella norma, fin ora.
Mi chiamo Nicole Gould, e questo è l'inizio della mia storia.
STAI LEGGENDO
Con un cuore di carta
Science FictionL'amore, lo sanno tutti, riesce a farti del bene, ma talvolta è capace anche a ferirti, farti male. L'amore che ho provato è diverso, perché noi siamo diversi. Io volevo amare ardentemente, ma fino a che punto ci si può spingere per amore? Ma quant...