xlviii. Chains

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Vidi una donna in una casa piccola ma accogliente ancora coperta di addobbi e decorazioni natalizie, ma nonostante il periodo gioioso dell'anno, l'espressione sul suo volto era abbattuta. Mi avvicinai al punto in cui si trovava sul divano del suo soggiorno, mentre fissava l'albero di Natale.

Era molto carina, i suoi capelli bruni erano tagliati corti in un taglio da folletto, gli occhi scuri osservavano il mondo tristemente. Indossava un maglione caldo e dei jeans, calze natalizie verdi e rosse ai piedi. La donna si voltò a guardare qualcosa sul bancone della cucina, e io mi avvicinai per vedere cosa fosse. Individuai un nome su di esso, Edith Jameson, ma il titolo mi spezzò il cuore. Ora capivo il suo sguardo così triste.

Edith Jameson non riusciva a sopportare la vista del piccolo pacchetto informativo sul bancone della cucina. Aveva già letto il titolo troppe volte, ma neanche una aveva aperto il pacchetto vero e proprio. Invece, si era fatta una tazza di caffè e si era rannicchiata sul divano, incrociando le gambe e restando seduta in silenzio.

Aveva smesso di piangere, Edith aveva tirato fuori tutto dopo essere tornata a casa dall'ufficio di ostetricia/ginecologia con il terribile pacchetto sul sedile del passeggero della sua macchina. Suo marito era già al lavoro, non lo sapeva. Cosa gli avrebbe detto?

Le lacrime le facevano pizzicare gli occhi al solo pensiero. Ci avevano provato così a lungo, tanto tanto a lungo, e ora c'era una risposta finale alla fatica che sembrava senza speranza. Edith era così sicura che l'ultima volta sarebbe successo, ma proprio come le altre due prima di quella, era finito tutto con una pozza di sangue e lacrime che le scorrevano sulle guance come una cascata.

Non era destinata ad essere una madre. Edith era fatta per essere così: una donna di casa che puliva e cucinava e aspettava tutta sola che suo marito tornasse a casa. Sarebbe sempre stata sola mentre aspettava il suo amore, il pacchetto sul tavolo lo confermava.

Proprio in quel momento, il rumore di una chiave nella serratura fece eco nella stanza, Edith guardò verso la porta per vedere suo marito affrettarsi all'interno e sbattere la porta. Il gelo che veniva da fuori fece tremare un po' Edith, ma qualcosa la rese confusa. Suo marito sembrava più grosso sul busto, il suo braccio si avvolse intorno alla base del suo stomaco come se reggesse qualcosa.

"Perché sembra che ti sia cresciuta la pancia?" Indagò lei, il pompiere volontario ora fuori servizio sorrise alla moglie. Si sbottonò un po' il cappotto e alla vista dell'interno della giacca Edith fece quasi cadere la tazza di caffè.

"Oddio..." Mormorò prima di appoggiare la tazza sul tavolino davanti al divano, affrettandosi ad alzarsi e andare verso la piccola sorpresa che suo marito aveva portato a casa. Le sue mani si allungarono tremanti nel cappotto di suo marito, tirando fuori il piccolo bambino avvolto in copertine blu. La bocca di Edith era aperta con meraviglia per il piccolo neonato che teneva in braccio, ora le lacrime che stavano iniziando a formarsi erano di gioia.

"Thomas, perché hai con te un bambino?" Rise un po' mentre fissava il bellissimo bimbo tra le sue braccia.

"Qualcuno lo ha lasciato alla caserma. Non potevo lasciarlo nella neve." Replicò Thomas mentre si toglieva i pesanti stivali e li metteva accanto alla porta. Edith era presa dal neonato, sorridendo mentre le sue dita sfioravano le sue guance paffute.

"Si chiama Louis. C'era un biglietto con lui." Le disse Thomas, Edith annuì mentre fissava con meraviglia il bambino.

"Louis." Provò il nome, sorridendo mentre decideva che andava bene. Tornò a prestare attenzione quando sentì che la tutina del bambino era umida su tutta la schiena, immaginando che la neve dovesse essere filtrata attraverso la coperta e i vestiti.

Sorcery // Louis Tomlinson AU [italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora