Cap48 NEL NULLA

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CAP 48-NEL NULLA

-quella mattina corsi più veloce che potevo verso la scuola, dato che ero in forte ritardo. Arrivata a scuola raggiunsi Serena che era comodamente seduta su una panchina di legno all'interno della scuola. Serena mi vide e mi fece segno di andare silenziosamente in classe senza che la bidella mi vedesse per farmi restare bloccata lì fino alla seconda ora. Lentamente mi avviai verso le scale, quando la voce della bidella mi fece sobbalzare-

X: Russo, ancora ritardi?!? Sai che potresti perdere l'anno così? Entri alla seconda ora. -sbuffai togliendomi goffamente la tracolla dalle spalle, mi sedetti affianco a Serena sospirando, sperando che quell'ora passasse velocemente-

Se: almeno ci hai provato... -sussurrò per poi ridacchiare, cosa che feci anch'io.-

(Parte Justin )

-mi svegliai di colpo sentendo la sveglia suonare sempre più forte, "cazzo sono le 8:00! " pensai per poi alzarmi di colpo dal letto, andare in bagno, lavarmi e fuggire a scuola.

X: Bieber, anche tu, entri alla seconda ora. -disse seria. - bah, sarà una caratteristica dei canadesi... -rimasi confuso a quelle parole fino a quando non la vidi, lì... Seria, con lo sguardo basso, alla mia vista i suoi occhi si riempirono di tristezza, ma allo stesso tempo di rabbia. Si, era proprio lì, quella che io fino a poco tempo fa chiamavo "piccola". Che coglione. "Cosa faccio ora?" Questa domanda non smetteva di frullare nella mi testa, non potevo sedermi lì, affianco a lei. Restai tutta l'ora in silenzio, in piedi , ad osservarla. Il suo sguardo imbarazzato mi squadrò per un secondo per poi ritornare alle sue scarpe. -

*5 ore dopo*

- finalmente ero uscito da quell'inferno di scuola. Ah si, novità : mi ero trasferito lì, in quella stupenda casa nel bosco. Estrassi con noncuranza le chiavi dal nottolino per poi entrare e trovare tutti i ragazzi lì, come avevo chiesto.-

Io: ok, vedo che salutare adesso non si usa più...cos'è? Una nuova moda? Beh dovevate dirmelo, lo sapete che qui sono il più swag, no? -dissi seguito dal loro ridacchiare-

A: smettila e dicci cosa vuoi. -disse serio. lanciai i 50.000 € sul tavolino, nel salotto, dove ci trovavamo. -

Io: ieri ho fatto un salto in banca....beh si, con qualche pistola e qualche minaccia.

Ch: grande, bro. -disse battendo il 5 con me-

R: perfetto.

Co: bene, vedo che non sono pochi -disse contandoli- avevi il passamontagna?

Io: ovvio.

Co: hai lasciato tracce?

Io: no, e mi sono assicurato che nessuno dei presenti usasse il cellulare.

Co: ottimo. -disse dandomi una pacca sulla spalla.- e con S---

Io: vedrò come risolvere il problema -dissi interrompendolo, mi annui e andò al piano di sopra, Nella sua stanza. Salì anch'io sopra chiudendo la porta a chiave e spegnendo tutte le luci, mi stesi sul letto con il cellulare il mano. " non ti amo, sarai solo la classica puttanella che già il giorno dopo che viene scaricata va a letto con un'altro. Si, passa la tua vita con Zayn, lui ti ama davvero." Pensai guardando il mio sfondo, ovvero una nostra foto; decisi di cambiarlo, ormai mi aveva stufato, avevo voglia di cambiare, volevo essere me stesso per una volta, senza dovermi preoccupare di chi mi sta attorno. Dovevo mettere fine a tutto questo, non volevo illudermi. Forse avevo fatto una cazzata a lasciarla ma non potevo chiederle di ritornare insieme, mi avrebbe risposto di no, e avrei fatto la figura di quello che sono, alias uno stronzo. Uscii di casa per entrare nella mia macchina e guidare fino alla sua casa, avevo intenzione di parlarci. Parcheggiai la macchina e notai uscire qualcuno da casa sua, Zayn. Uscii guardandolo con sguardo omicida per poi arrampicarmi vicino la finestra, stavo per entrare ma mi bloccai notando che era seduta per terra, con la schiena poggiata al muro, le gambe piegate e le braccia penzolanti. Il suo aspetto faceva a prima vista un'impressione di bellezza, ma di una bellezza sbattuta, sfiorita. Il suo viso, in quel momento pallido, era qualcosa di unico ...forse perché LEI era unica. Le labbra, nonostante appena tinte di un roseo sbiadito, spiccavano in quel pallore ... Come i suoi occhi, quelle iridi castane che sapevano dirti tutto in uno sguardo, vivi, ma pieni di mistero; man mano si fecero sempre più rossi fino a quando non scoppiò in un pianto, un pianto isterico, doloroso, ma soprattutto omicida. Vederla così mi aveva distrutto, ma sapere che era per colpa mia mia aveva ucciso. Decisi di lasciar perdere tutto e di andarmene.-

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