Mai più

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**Saru prov.**

Non so e non voglio capire come abbiamo fatto a farli allontanare e spero vivamente che gli altri se ne siano andati con quella dannata radio, funzionante possibilmente, e siano salvi. Stiamo passando da uno spiraglio all'altro sperando non si accorgano della nostra presenza, ma dai suoni che sento da sopra la mia testa non credo ci stiamo riuscendo. Il lato positivo è che non ci stanno attaccando, ma una parte di me continua a chiedersi che stanno aspettando.

« Matth sei sicuro di dove stiamo andando? » gli domando dopo essermi accorto di star girando un po' intorno, è vero che la planimetria dell'edificio è un po' circolare, ma il nostro rimane comunque un percorso strano.

« Ehm vuoi la pura verità o una palese bugia? »

« Non rispondere che facciamo prima » "altrimenti m'innervosisco ancora di più" avrei dovuto aggiungere, ma non ho voglia di parlare per nessuna ragione.

Così ci ritroviamo a girare a casaccio per un lungo periodo di tempo e incappare nello stesso branco, credo. Ogni tanto mi sento osservato e non serve un genio per sapere di chi si tratta, infatti il mio sguardo continua a rivolgersi verso l'altro ogni volta che ho quella sensazione, ma non vede nulla. Matth si blocca, anche di colpo, senza il minimo preavviso cercando di orientarsi o di fermare, anche solo per un istante, il rumore dei nostri passi sperando di distogliere l'attenzione di quei cosi.

Non per essere il pessimista di turno, anche se ormai lo siamo tutti, ma, quando avevo il suo muso a pochi metri dal mio viso, non m'è sembrato di vedergli gli occhi. Non vorrei usino la stessa tattica delle talpe per potersi muovere, ma non spiega il loro avvicinamento alle torce di fuoco. Era come se sapessero che erano in quel punto esatto, non in un altro. Quindi vedono o non vedono? Bo e non voglio scoprirlo se non da un libro a miglia e miglia di distanza da qui.
Ormai c'è solo la luce della torcia elettrica ad illuminarci il cammino, Matth vorrebbe usare i due bastoni per allontanarli da noi quando siamo più o meno vicino all'uscita, se ci arriviamo. Il pavimento sconnesso dalle radici delle piante non è molto d'aiuto, soprattutto perché, non vedendole, potremmo finire per inciampare e cadere come un sacco di patate. Il tutto li attirerebbe e grazie al loro udito, credo, ci troverebbero anche abbastanza facilmente.

« Controlla se la stanza alla nostra destra è vuota » dice non appena raggiungiamo la porta.

« Non per dire ma non è che sia un gatto »

« Già vero ... controlla che non arrivi nessuno, basta l'udito per quello » detto questo apre la porta e guarda in quasi tutti gli angoli in cui è possibile nascondersi, cioè per loro.

Nel mentre controlla l'ultimo angolo, quello più vicino alla porta, vedo la luce che cambia rapidamente la traiettoria d'illuminazione e qualcosa cadere producendo un tonfo sordo. La luce si spegne, probabilmente è stata la torcia a fare un volo. Sento il mio compagno imprecare in una lingua che non conosco, ehm senza contare che io a scuola non ci ho ancora messo piede e l'unica lingua che so è il giapponese.

Brandisco il mio bastone ed entro nella stanza appena in tempo per veder volare un affare nero di piccole dimensioni che, spaventato o meno dalla sensazione di vuoto creata dal volo, urla come se non ci fosse un domani. Quando sbatte contro il muro o il pavimento si ammutolisce, non so se il colpo che ha preso l'ha stordito o l'ha ucciso, ma so che se non ce ne andiamo subito non so se possiamo andarcene vivi da questa struttura.

« Maledetto, mi ha morso il collo. Se non sbaglio l'uscita è dietro l'angolo, accendo un fuoco qui dentro e ce ne andiamo prima che arrivino i genitori »

« Sicuro che non incendierai la foresta? » gli chiedo continuando a guardare ai miei piedi per trovare un punto in cui non veda qualcosa di verde.

Inazuma eleven: L'isola del tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora