CHAPTER ONE
Il castello era immerso nella più totale solitudine.
Il tramonto dipingeva con colori vivaci l'azzurro del cielo, mettendo in risalto l'assoluta bellezza della natura. Gli alberi si ergevano lontani nella foresta, e non c'era alcun segno di vita nei paraggi. Nessuno osava avvicinarsi a quel luogo; nessuno osava anche solo immaginarlo, perché le conseguenze potevano essere disastrose.
Il castello sorgeva nel punto più alto della città, e in giro ognuno raccontava la sua versione dei fatti su ciò che era accaduto all'interno di esso quasi un secolo fa. Magari qualcuno, improvvisando qualche assurda storia, ci azzeccava qualcosa, ma era come posizionare la prima tessera di un puzzle senza sapere dove collocare tutte le altre.
Si pensava addirittura che un giorno un giovane uomo si fosse inoltrato all'interno della foresta, e spinto oltre essa, verso il castello. Di lui, ovviamente, non si ebbero più notizie.
Ma la storia è quella che sto per raccontarvi.Era il lontano 1834, quando la famiglia Gordons si stabilì in quel castello. James, il capofamiglia, aveva guadagnato una fortuna, perché era stato il primo a commercializzare la macchina da scrivere, inventata qualche anno prima. Per affari di lavoro, fu costretto a trasferirsi in una piccola cittadina dello Yorkshire, e siccome non si trattava di giorni o mesi, decise di portare con sé sua moglie Lauren e sua figlia, Jaqueline.
Tutti erano entusiasti di partire e soprattutto di visitare un nuovo luogo, diverso da quello che aveva accolto la loro casa fino a quel momento. Tutti, tranne Lauren. Non aveva osato lamentarsi, poiché conosceva bene le ragioni del trasferimento, ma le stava a cuore la loro dimora a Londra, e non avrebbe mai voluto abbandonarla. Era la città dov'era nata e dov'era cresciuta, la città in cui aveva incontrato il suo primo amore, dove aveva sposato James e dove aveva concepito la piccola Jaqueline. Perché mai avrebbe dovuto desiderare di lasciare quel luogo che l'aveva resa la donna che era? Si sentiva come se avesse dovuto girare le spalle al passato, ma Lauren Gordons era una donna tanto affascinante quanto intelligente. Sapeva benissimo che avrebbe cominciato una nuova vita, e questo le lacerava il petto, ma era consapevole del fatto che finché avesse portato con sé i ricordi, nulla sarebbe cambiato.
Alla vista del castello, rimasero estasiati. Non avevano mai visto nulla di più bello. Le porte si aprivano su una sala d'ingresso, decorata con quadri rigorosamente antichi. Davanti a loro, una scala di legno di largo spessore delimitata da ringhiere dorate portava ai piani superiori, e sulla sinistra una botola trasandata indicava la presenza di un'altra stanza, probabilmente nei sotterranei.
Jaqueline Gordons iniziò a saltare di gioia e corse subito via, prendendo la direzione delle scale e sparendo dietro un angolo."E' contenta" constatò James.
"Si, lo è" rispose prontamente Lauren, nascondendo una nota di tristezza.
"E tu?"
"Io cosa, James? Mi stai domandando se sono contenta?". Vedendo il marito annuire, proseguì: "Non nascondo di provare un senso di malinconia, ma non posso far altro che sopportare. Senza dubbio, è un bel castello, eccessivamente spazioso per tre persone, ma bello."
Dal modo in cui parlava, era facilmente intuibile la sua riluttanza. Si, il castello le piaceva oltre ogni aspettativa, ma avrebbe preferito essere altrove.
Il marito le si avvicinò e le cinse i fianchi. Lei guardava oltre di lui, verso la botola. James le prese il mento e con un lieve gesto la costrinse a guardarlo. Gli occhi blu notte di Lauren erano puntati su quelli azzurri dell'uomo, e si ritrovò lo stomaco sottosopra.
Quando le loro labbra collisero, si lasciarono trascinare da quel passionevole bacio tanto che quando sentirono un urlo si scostarono violentemente l'uno dall'altro, ambedue le bocche ancora umide."Jaqueline...JAQUELINE!" Prese a urlare la madre, correndo su per le scale che emettevano uno scricchiolio ad ogni passo. Il marito la seguiva. "Jaqueline, dove ti sei cacciata?"
Il piano superiore a quello dove si erano trovati qualche instante fa, era un aggrovigliarsi di corridoi, e le porte erano così tante che sarebbe stato impossibile riconoscere quale stanza contenesse cosa. Poi, finalmente, dopo aver girovagato con la sensazioni di ripercorrere sempre la stessa strada, i due coniugi si imbatterono nella bambina. Ma non era sola.
"E lei chi diavolo è?" sbraitò James con il fiatone, prendendo Jaqueline per la spalla e attirandola a sé.
Un uomo di circa qualche anno più vecchio di lui, si stagliava alto davanti a loro. Aveva capelli neri come la pece, con qualche sfumatura grigia qua e là, gli occhi del colore del ghiaccio, e a guardarlo, il suo sguardo poteva essere considerato altrettanto gelido. Le labbra erano carnose nonostante l'età, il naso adunco, il viso perfettamente curato con qualche ruga, le mani grandi con le dita affusolate, e tutto di quello sconosciuto gridava pericolo.
"Sono il suo maggiordomo, sir"
Lauren pensò che se l'aspetto lo avevo davvero reso così spaventoso, la voce di certo non migliorava la situazione. Sentì un leggero brivido percorrerle la schiena quando l'uomo pronunciò quelle parole con quel tono così profondo.
"Io non ho assunto nessun maggiordomo! Lauren?"
"N-no.." balbettò la donna, ed era così. Non aveva la minima idea di cosa fosse successo.
"Lavoro in questa casa da anni ormai, sin da quando ero ancora un giovane ragazzo. Ho servito quattro famiglie prima di voi." Disse lo sconosciuto.
"I-io.. noi," si corresse notando lo sguardo di Lauren, "non abbiamo bisogno di nessun maggiordomo.
"Non è necessario che mi paghiate, sono strettamente affezionato a questa casa e non ho nessuna intenzione di abbandonarla."
Sentendo quelle parole, Lauren provò un moto di rabbia, ma subito dopo si sostituì a un dolore così forte che sembrava l'avessero appena colpita in pieno sul viso. Sapeva esattamente come si sentiva quell'uomo, e improvvisamente si sentì compassionevole nei sui confronti.
"Bè, dopotutto.." disse Lauren "Ho bisogno di una mano in casa, e avremmo comunque assunto una serva... poi, non vuole il nostro denaro, non credo sarà un peso. Che ne pensi, James?"
Il marito la guardò severamente, come se avesse appena detto qualcosa di terribilmente brutto. Poi, sciogliendosi sotto lo sguardo della donna che amava, acconsentì.
Ancora non aveva la minima idea di ciò che sarebbe successo...
Salve a tutti miei cari lettori! Spero di avervi incuriosita con questa primissima parte della storia, e se è cosi mi raccomando votate e lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate!
alesseex
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The past is always near
FantasyUn tempo, la famiglia Gordons si trasferì in un castello sulle colline dello Yorkshire. Dalla imminente nascita della secondogenita, Gwen, niente sarà più come prima. Non fino a diciassette anni dopo, quando una strana visita scombussolerà le vite d...