Strane sensazioni

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Stavamo guardando Fey e i ragazzi della Raimon nell'epoca Sengoku. Era davvero strano vederlo lì e comportarsi in modo molto più spensierato di come aveva fatto per tutta la vita. Per la prima volta, non sembrava essere stato costretto a crescere troppo in fretta. Procedeva tutto tranquillo, se non contavamo ovviamente tutti i disastri che i ragazzi avevano combinato per cercare di incontrare Nobunaga. Dovevano migliorare un po' nella creazione dei piani. D'un tratto però, mentre analizzavo tutti i viaggiatori spaziali, notai l'unica giocatrice, aveva i capelli raccolti indietro, ma si poteva notare una ciocca bianca tra le sue castane. Continuavo a fissarla come imbambolato, mentre un brivido mi percorreva la schiena. Era una sensazione piacevole, però estremamente strana, come se non l'avessi mai provata in precedenza. Nella mia testa iniziò subito a ronzare una domanda molto strana, avrebbe potuto davvero essere lei? Ci vollero solo pochi istanti per sostituirla con una certezza. Solo lei era in grado di potermi provocare delle emozioni del genere. Corrispondeva inoltre anche il colore del mio ciuffo bruno. Non sapevo nulla di lei, come se fosse un fantasma apparso dal nulla per perseguitarmi per il resto dell'eternità. In quella stanza c'era però una persona che poteva avere tutte le informazioni che mi servivano, che aveva fatto ricerche su ogni singolo componente di quella squadra. Dovevo chiedere a Mehr, ma senza farmi capire dagli altri. Non volevo che qualcuno scoprisse la sua identità. Pregavo solamente che non fosse così difficile. Dovevo solo restare calmo e non cambiare atteggiamento.

-Chi è quella ragazza, non ho letto il suo nome tra i file che mi avevi procurato. Perché non ho un fascicolo su di lei?

-Per il semplice motivo che non avevo ancora notizie su di lei quando me le hai chieste. Si chiama Alexandra Wolf e frequenta il secondo anno. È una studentessa brillante e pare che volessero persino mandarla qualche anno avanti per il suo alto quoziente intellettivo, ma lei ha rifiutato. Parla anche varie lingue grazie al lavoro dei genitori. Ama la moda e lo sport in generale, che spesso sfrutta per migliorare il suo gioco. Parlando a livello calcistico invece ti posso dire che è un attaccante e pare abbia un tiro molto potente. Si adatta velocemente alle situazioni ed è in grado di ricoprire più ruoli. Il suo stile è quello aereo.- La Team Gahr si esaltò sentendo l'ultima frase, infondo era una loro caratteristica.

-Ok.- Forse avrei dovuto dire grazie, ma non ero il tipo, insomma ero il capo e avevo un caratteraccio. Se avessi mostrato troppo interesse poi magari si sarebbe insospettita, quella ragazza era un segugio in quelle cose.

-Ma com'è mai ti interessa?- Ecco appunto.

-Devo avere tutte le informazioni in nostro possesso per poter elaborare una strategia.- Era una scusa estremamente plausibile, ero davvero un genio. Si, me lo stavo dicendo da solo ne ero consapevole. Serviva un po' di narcisismo ogni tanto nella vita.

Continuammo a guardarli per ore, infatti il nostro dispositivo alla fine permetteva di saltare scene come la notte o altre meno importanti, era il bello di essere in un tempo successivo. Era stato davvero divertente vederli provare ad improvvisarsi ballerini, dover convincere quell'uomo sotto interrogatorio e prendere a calci nel sedere l'El Dorado. Quelle sì che erano belle scene. Sarei rimasto lì anche la notte, ma sapevo che gli altri erano stanchi, soprattutto per le continue battute di Garreau, che tendevano a diventare irritanti per chiunque non fosse della Zan dopo la seconda. Quando chiudemmo il collegamento tutti tornarono nelle rispettive stanze ed io rimasi finalmente da solo. Era assurdo da pensare, eppure l'avevo trovata, non sarei più stato solo. Era davvero bellissima e non riuscivo a smettere di immaginare i suoi occhi verde-acqua, che erano risaltati dal suo kimono dai toni caldi. Ci comparai per curiosità, per alcuni aspetti eravamo l'opposto per altri uguali. Lei era gentile e solare, mentre io ero tenebroso e brusco, ma entrambi eravamo schietti, sarcastici ed estremamente orgogliosi. Era assurdo che la mia anima gemella fosse nata duecento anni prima di me, sembrava quasi uno scherzo del destino, come se non si fosse divertito già abbastanza nei miei confronti da quando ero nato. Le ore passarono e il buio scese per le strade. Non riuscivo a dormire, gira e rigira ero sempre lì davanti a quella finestra, non che ci fosse qualche differenza rispetto al solito, con nuove domande e preoccupazioni e nessuna risposta, per lo meno non positiva. Se non le fossi piaciuto quando l'avrei incontrata? Possibile conoscendo il mio caratteraccio. E se non accettasse il fatto di essere un'ultraevoluta? Era plausibile, erano in pochi quelli che lo avevano accettato con estrema facilità. Per la prima volta in vita mia avevo paura, non sapevo cosa mi stesse succedendo. Solo vedere il suo sorriso mi aveva cambiato. Era strano, ma allo stesso tempo bellissimo. Cominciavo a capire quello che provavano Mehr e Ghiris ogni giorno, non vedevo l'ora di averla qui con me. Finalmente avrei avuto anch'io qualcuno che si preoccupava per me e che mi avrebbe amato, non lo credevo possibile e non sapevo come sarebbe stato. Ripensai agli anni che avevo trascorso in piena solitudine, senza nessuno accanto ad un'età in cui un bambino avrebbe dovuto solamente essere amato dai suoi genitori, mentre io vagavo per le strade dopo essere fuggito dall'orfanotrofio contando solo sulle mie forze. Era un passato di cui non avevo mai parlato a nessuno, per i membri della New Gen la mia storia iniziava nel momento in cui avevo fondato questa organizzazione e neppure Fey aveva voluto rischiare di farmi domande, nella paura di risultare inopportuno. Avevamo tutti storie simili per certi versi, differenziate solamente da quanto tempo avevano impiegato i nostri genitori per scoprire la nostra mutazione genetica. Non ero sicuro, però, se fosse stato meglio essere stati così piccoli da non aver avuto ricordi con loro, oppure vivere con quei volti stampati nella mente per incanalarne la rabbia, che era sempre un'abile alleata. Per quasi un lustro, vedendo come la gente reagiva alla nostra vista, mi ero domandato perché l'Ed Dorado avesse iniziato quella discriminazione, trattandoci da reietti. Che cosa avevamo fatto di male se non nascere? Quando avevo avuto la risposta ad ogni modo ne ero rimasto anche più sconcertato e disgustato.

Un amore fuori dal tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora