Furto al museo del futuro [Revisionato]

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La comparsa della Protocollo Omega 2.0 ci aveva lasciati davvero sconcertati. Dovevo confessare che speravo che dopo la sconfitta di Alpha ci avrebbero lasciati in pace; invece, erano ritornati molto più forti di prima. Non c'era alcun paragone tra il loro livello di gioco attuale e quello precedente. Come se non bastasse, superati gli eventi legati alla partita tra Giappone e Stati Uniti d'America, non solo il calcio era ancora vietato, bensì Beta, il nuovo capitano dei nostri avversari, aveva ipnotizzato ognuno dei nostri compagni che non avesse uno spirito guerriero. Ringraziai mentalmente più di una volta la mia Artemide, dea della caccia e della luna, senza di lei sarei stata anch'io bloccata con gli altri. I giorni successivi furono ancora più duri, trovare un campo dove non essere scoperti era stato molto complicato, non potevamo certo tornare a scuola con il rischio che i nostri "amici" facessero la spia e in più il centro sportivo era chiuso. Solo grazie all'intervento provvidenziale di Axel Blaze, che aveva ricevuto, da un uomo di nome Benefattore X, un braccialetto temporale, riuscimmo finalmente a raggiungere un'area dove poterci allenare. Si trattava del Giardino Imperiale, un luogo del quale conservavo molti brutti ricordi dopo la nostra ultima visita. Lavorammo senza sosta per ore nella speranza di riuscire ad indossare le armature, sfortunatamente senza successo. Per l'ironia della sorte sarebbe stato proprio l'arrivo della Divisione A5, una formazione di cinque giocatori dell'El Dorado, e il successivo mix-max di Arion con Tezcat, a permettere a quest'ultimo di riuscire nell'impresa. Sapevamo perfettamente però che tutto ciò non sarebbe bastato per riuscire a battere la nuova Protocollo Omega 2.0, avevamo bisogno di una squadra al completo. A Wonderbot venne perciò un'idea piuttosto strampalata. Andare in un museo del futuro e rubare gli insegnamenti del maestro che ci avrebbero aiutati a formare la squadra più forte di tutti i tempi. Proprio una cosetta da niente, infondo tutti i giorni lo facevo prima di colazione, una volta in più cosa cambiava. Più passavano i giorni più mi rendevo conto di quanto la mia vita stesse prendendo una piega sempre meno piacevole. Nonostante i nostri numerosi dubbi alla fine, non sapevo bene come, ci aveva convinto ad imbarcarci nell'ardua impresa. La sera tardi partimmo per il 2216, ancora non potevo credere che ci trovassimo davvero nel futuro. Ero così elettrizzata, non vedevo l'ora. Avrei voluto vedere ogni cosa, persino il vicolo più stretto o un bagno pubblico. Mi riportò a malincuore alla realtà la voce di Fey che ci informò dei rispettivi compiti. L'orso e le ragazze sarebbero rimasti nella macchina del tempo pronti a scappare nell'esatto momento in cui fossimo tornati, mentre noi altri dovevamo infiltrarci nel museo. Qualcuno poteva gentilmente spiegarmi perché capitavano tutte a me? Per una volta non mi sarebbe dispiaciuto essere considerata parte del gentil sesso, al posto di rischiare le penne in prima persona. Pensate se ci avessero arrestato e fossimo finiti in una prigione del futuro. Come l'avremmo pagata la cauzione? Scacciai preoccupata il pensiero, in quel momento era meglio non pensarci, per evitare di attirare una probabile sfortuna. La missione alla fine durò meno di un'ora e si rivelò quasi divertente, come se fossimo in un film di spionaggio. Evitammo guardie robotiche, che in ogni caso alla fine fummo costretti a sfidare in una minipartita, attraversammo sistemi di ventilazione a carponi, dribblammo i raggi dell'antifurto e riuscimmo miracolosamente a portare in salvo il nostro obiettivo. Se qualcuno all'inizio dell'anno mi avesse detto che sarei finita a fare cose del genere probabilmente gli avrei dato del pazzo, eppure eccomi lì su una macchina del tempo a duecento anni dal mondo che conoscevamo e in compagnia di un peluche parlante, cercando di fuggire da un'organizzazione che era letteralmente a capo del pianeta. Rincasammo che era oramai l'alba. Superato il cancello, notai come la luce si riflettesse già sulle finestre del terzo piano creando un meraviglioso gioco di colori. Sperai con tutto il cuore che nessuno mi sentisse rientrare, ero troppo stanca per sorbirmi un interrogatorio. Sfortunatamente nel momento stesso in cui richiusi il portone d'ingresso una voce alle mie spalle disse:

-Siete tornata tardi.

-Oh Dio Thomas, mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai già in piedi?

-Ero in pensiero per voi Miss, non riuscivo a dormire sapendovi chissà dove.- La prossima volta avrei dovuto inventarmi di essere rimasta con qualcuno della squadra, sarebbe stato decisamente meglio.

Un amore fuori dal tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora