Look at me.

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Guardami.
Guardami perché se i tuoi occhi non sono su di me io smetto di esistere, divento un niente.
Guardami perché se tu non mi vedi io non sono felice.
Guardami mentre sorrido per te.
Guardami e fammi brillare.
Guardami e fammi ballare.
Guardami e offrimi un drink.
Guardami sotto queste luci multicolore e dimmi che ami il colore dei miei occhi.
Guardami e fammi vivere.

Le luci a led della discoteca offuscavano la mente del giovane Isak Valtersen, stringeva un drink nella sua mano destra ma non sapeva neanche che cosa contenesse, era di un bel colore, alla sua mente poco lucida bastava, era abbastanza per spingerlo a prenderlo e a berlo tutto d'un sorso.
Si portò il bicchiere di vetro, contenente il liquido azzurro, alle labbra e lasciò che il liquido alcolico scivolasse lungo la sua gola secca, una familiare sensazione di bruciore lo invase ma era troppo su di giri perché questo gli provocasse fastidio.
Lasciò il bicchiere sul bancone nero perla e un attacco di ilarità lo invase, guardava alla sua destra, alla sua sinistra e poi ripeteva il tutto, ogni cosa che lo circondava lo faceva ridere.
Osservava come il suo amico Magnus cercasse di fare colpo su una ragazza dai capelli rossi e lisci, come se fossero spaghetti pensò Isak e scoppiò a ridere ancora una volta, si vedeva che quella non fosse la tipa per lui, era evidentemente più grande e anche disgustata dalla disperazione di Magnus, gli disse qualcosa che Isak non riuscì a comprendere e andò via, provocando nel ragazzo un sospirò sconsolato.
-"Amico non faceva per te!" Gli urlò Isak e prese una manciata di noccioline dal contenitore bianco.
-"Questo è quello che pensi tu!" Sbuffò Magnus e incrociò le braccia al petto.
-"È quello che penso io."
-"Mostrami quello che sai fare tu allora." Lo sfidò l'amico.
Isak gli riservò un'occhiata divertita e scese con uno scatto dallo sgabello nero, rischiando di perdere l'equilibrio.
-"Subito." Accettò la sfida.
Si sistemò il cappellino grigio e si guardò intorno, cercava qualcuno che potesse stuzzicare la sua fantasia.
Blu, verde, rosso, giallo.
Una serie di colori si susseguivano, uno dopo l'altro.
Prima il rosso poi, chissà, il verde.
Ciò che prima appariva di un colore poi si dimostrava esserne un altro.
Era forse una magia?
Il buio per qualche istante prima che la stanza venisse nuovamente illuminata da un nuovo colore, un flash?
Una foto?
O semplice illusione?
I colori, però, scomparirono non appena gli occhi del giovane Valtersen si poggiarono su uno dei presenti nella discoteca, o meglio nella casa usata come discoteca.
Alto, biondo, occhi azzurri come il cielo.
Era un angelo?
Era solo l'ennesima illusione dovuta a quei colori?
Stava sognando o era realtà?
Buio.
Ancora una volta, ancora per un istante, il buio li avvolse.
Fu quando la luce ritornò che Isak vide tutto scomparire davanti a lui, non sentiva più le grida dei suoi amici che lo incitavano a provarci con qualcuno, non vedeva più la coppia di fianco a lui intenta a baciarsi, non vedeva più la miriade di ragazzi che si dimeneranno a ritmo della musica.
Solo lui e lui.
Erano rimasti solo loro.
Gli occhi dell'angelo ricaddero su di lui e Isak, forse per la prima volta nella vita, si sentì vivo.
Sentì il cuore battere nel suo petto, il sangue scorrere nelle sue vene, l'aria entrare nei suoi polmoni, sentì tutto ciò che un essere umano dovrebbe sentire.
Sentì la terra mancargli da sotto i piedi quando quegli occhi si poggiarono su di lui, eppure sentiva di poter volare.
Un mezzo sorriso comparve sul volto dello sconosciuto e Isak, forse involontariamente o forse no, gli sorrise di rimando.
-"Vieni." Gli mimò lo sconosciuto dagli occhi color cielo.
-"Dici a me?" Chiese Isak e si indicò il letto con un dito.
Un sorriso da parte dell'angelo, seguito da un cenno positivo con il capo, gli fecero capire che era proprio lui che voleva.
Tra tanta gente aveva scelto lui.
Aveva guardato lui.
Era con lui che voleva finire la sua serata.
Con Isak Valtersen, non con una ragazza qualsiasi, non con un altro ragazzo, proprio con lui.

Con passi incerti lo raggiunse e quasi si sentì mancare davanti a tanta bellezza.
Chi era lui davanti a quel Dio greco?
Nessuno.
Un gilet di jeans a coprirgli la maglia bianca e a far risaltare i suoi occhi.
La voglia di spogliarlo da quegli indumenti assalì il giovane e quasi si spaventò dei suoi stessi pensieri, non aveva mai pensato una cosa del genere, neanche con una ragazza.
Chi era quel giovane misterioso?
Perché quando lo guardava stava così bene?
Perché esisteva solo per quegli occhi?
-"Ti va di andare fuori?" Urlò lo sconosciuto per farsi sentire.
Era forse il canto di un angelo?
Isak non aveva mai sentito voce più melodiosa, così giusta per lui.
-"Certo." Balbettò goffamente, fece uno strano movimento con le braccia e finì per spintonare un ragazzo dietro di lui.
Sotto lo sguardo divertito dell'angelo, uscì dalla discoteca e respirò a pieni polmoni l'aria invernale della Norvegia.
Lì fuori era tutto più calmo, niente coppie ad ogni angolo, niente amici che gridano, niente luci che offuscavano la vista.
Lì fuori avrebbe potuto vedere meglio gli occhi del suo sconosciuto, bearsi di quella vista e lasciare che questo lo guardasse come preferiva, che lo facesse vivere con uno sguardo.
-"Qui fuori si sta molto meglio, non trovi?" Gli chiese il ragazzo e tirò fuori, dalla tasca del suo skinny jeans nero, un pacchetto di sigarette. "Vuoi?" Gli chiese.
Isak allungò una mano per afferrarne una e gli sorrise come ringraziamento.
Il ragazzo, contrariamente ad ogni previsione, deviò la direzione della sua mano e la strinse alla sua.
-"Even    Bech Næsheim." Si presentò.
Even.
Era questo il nome del suo angelo.
-"Isak Valtersen."
-"Bel nome." Gli sorrise Even e gli passò una sigaretta.
-"Begli occhi."
-"Soprattuto se guardano te."
Isak gli sorride imbarazzato e andò a sedersi su un piccolo muretto.
-"Perché hai chiesto proprio a me di avvicinarmi?" Gli chiese.
-"È da un po' che ti guardavo." Rispose Even.
-"Da quando sono arrivato?"
-"Da molto più tempo."
-"Da quanto?"
-"È dal primo giorno di scuola che ti guardo."
Isak si irrigidì, come poteva non averlo mai notato?
Come poteva non aver mai notato che un angelo lo stava guardando?
-"Ti va un drink?" Gli chiese per cambiare argomento.
-"Ti va di amarmi?"

Guardami come solo tu sai fare.
Guardami dentro.
Spogliami dalle mie vesti e guardami.
Fammi sentire speciale.
Fammi sentire tuo.

Look at me. || Evak.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora