Per tutta la settimana, non facemmo che visitare posti d'arte, musei, teatri, palazzi come Behrn Thyssen Ltd, Cherry Lane Theatre, Flatiron Building, Rubin Museum of Art, fin quando non arrivò il sabato dove avemmo l'intera giornata libera, fino alla sera, dove avremmo dovuto visitare l'Empire State Building. Per ammazzare il tempo, io ed Ally decidemmo di restare in camera a scattarci foto a vicenda e a truccarci come meglio possibile per il grande evento della sera – anche se, entrambe, non eravamo molto brave con nessun cosmetico in particolare. Ally, però, si lasciò coprire la faccia con un velo di fondo tinta e mi lasciò anche metterle un po' di correttore. Io, che ero stata l'unica a portare dei trucchi per un motivo che non ricordo (non mi truccavo mai), preferii truccarmi da sola e sperimentare. Allora, entrai nel bagno e mi chiusi a chiave. Posai il cellulare sulla tavoletta del water e posai, invece, la trousse sul bordo bianco del lavandino così da potermi legare i capelli e lavorare con facilità. Aprendo la borsetta, non seppi da dove iniziare. Presi un po' di fondotinta con il dito e lo spalmai un po' dappertutto per coprire un po' di brufoli adolescenziali e imperfezioni che non avevo mai notato prima di allora. Successivamente decisi di applicare di già l'ombretto dato che non volevo usare il correttore, perciò andai su colori non troppo sgargianti ma quasi invisibili, che si adattassero alla mia carnagione chiara. Successivamente disegnai su entrambi gli occhi una lieve linea nera con l'eyeliner. Chiusi quest'ultimo e lo infilai nella trousse, per poi chiuderla e osservare ciò che avevo combinato. Dall'orrore che mi aspettavo, dovetti ammettere di aver fatto un ottimo lavoro e uscii soddisfatta dal bagno. Ritrovai Ally che si stava scattando una foto di fronte la finestra della camera.
«C'è un ottima luminosità qui.» Si difese una volta che si accorse che avevo finito con il bagno.
Risi mentre rimettevo la trousse al suo posto. Da quella mattinata, entrambe eravamo già vestite e non ci azzardammo a cambiarci indumenti. Passammo l'intero pomeriggio a parlare di Todd e il suo aspetto che non piaceva molto ad Ally, di ragazzi che facevano al caso suo e di argomenti per ragazze che più ci attiravano. Inoltre, trovammo delle domande su internet che ci aiutarono a conoscerci meglio. Fui riconoscente a New York per aver conosciuto una persona come Ally. Non c'era bisogno di fingere, non c'era bisogno di ricomporsi, non c'era bisogno di preoccuparsi di stare esagerando o meno: ero me stessa, con lei, e questo era l'importante, sia per me che per Ally.
«Prendi la chiave!» Esclamò lei quando si era già stretta nel suo giubbotto primaverile ed era uscita in corridoio ad aspettare me che riempivo la mia borsetta nera a tracolla.
Alzai gli occhi al cielo. «Potresti prenderla anche tu!» Esclamai.
«Ehm, Lux? C'è una persona per te.» Mi informò.
Aggrottai la fronte mentre accompagnavo una ciocca di capelli castani dietro il mio orecchio. Mi voltai e mi ritrovai Todd davanti, con sguardo imbarazzato, che si guardava le punte delle scarpe.
I primi secondi, furono confusi e abbastanza nervosi, poi feci cenno ad Ally di prendere la chiave della stanza e di chiudere la porta. Mi fece segno che mi avrebbe aspettata nella hall dell'hotel ed io mi irrigidii, una volta che se ne andò. Lasciai cadere la borsa sul letto di Ally e inclinai la testa di lato, grattandomi la nuca con una mano. «C'è qualcosa che non va?»
Todd alzò gli occhi al cielo e distolse subito lo sguardo, posandolo sul letto accanto a me. «Avevo bisogno di vederti.» Mi intimò. «Sai, praticamente non ci siamo visti per niente in questa settimana e ho pensato molto a questo.»
Rimasi stupita e abbastanza in colpa. In realtà, per quanto mi fossi anch'io accorta del nostro piccolo distacco settimanale, non avevo pensato molto a questo accaduto perché troppo presa dai miei pensieri e dal volermi dissociare dalla realtà. «Oh.» Fu l'unica cosa che mi uscii dalla bocca, come un sussurro, però.
«Tu... tu hai pensato a me?» Chiedendomelo, mi guardò negli occhi con timore. Con il timore di sentirsi rispondere ciò che non avrebbe voluto sentire.
Ed io lo maledissi perché mi stava mettendo in difficoltà e non sapevo il perché non avessi pensato a lui ultimamente. «Ehm... io...» Balbettai, senza mai battere ciglio. «Io non so bene cos'ho nella testa, in questo momento.»
Todd sorrise nervosamente e si toccò il collo. «Che vuoi dire?»
Non fui sicura di potergli rispondere apertamente a questa domanda, per cui abbassai lo sguardo e lo piombai sulle mie scarpe. «Voglio dire che non so bene cosa voglio, con chi voglio stare e perché sono continuamente giù di corda.»
Todd aggrottò la fronte. «Sei giù di corda?» Ripeté come se non ci credesse. «Tu sei giù di corda? Non mi hai degnato di un attenzione per tutta la settimana e quella giù di corda sei tu?»
Mi sentii vittima delle sue parole, forse così tanto che indietreggiai senza volerlo. «E sentiamo: perché tu dovresti essere giù di corda?» Chiesi, alzando lievemente la voce.
«Perché è maledettamente evidente! Tu non ci pensi mai a me perché sei troppo impegnata a pensare a quel coglione!»
Subii un'altra minaccia da parte sua, una minaccia così evidenze che dovetti frenare i miei nervi per non creare scompiglio tra di noi. «Ora che cosa ti ha fatto?»
Mi indicò. «Questo! Tu pensi a lui e non a me! Tu pensi più ad un estraneo che al tuo ragazzo!» Mi accusò con cattiveria.
Spalancai gli occhi, delusa dai suoi pensieri. «Estraneo? Lui non è affatto un estraneo! Si dà il caso che io conosca meglio lui che te!» Gli esclamai contro. «E non osare dire cose che non sai su di me!» Misi in chiaro.
Todd, evidentemente ferito, si mise una mano sul volto e stette zitto per qualche secondo. «Pensavo che stessimo andando bene, Lux.»
«Sapevo che non sarebbe andata bene, Todd.» Mi uscì spontaneo dire, distogliendo lo sguardo.
Corse a guardarmi. «Che cosa?» Sussurrò.
«Sei troppo ossessionato da quello che può pensare Travis di me, sei così ossessionato da lui da vedere questa storia come una sorta di competizione.» Feci un passo in avanti. Un altro passo fino ad arrivare a lui. Non capii benissimo se ci stessimo lasciando, ma credetti di si e fu un bene. «Beh, Todd, qui non c'è nessuna competizione. Si tratta di sentimenti e confusioni.» Alzai gli occhi al cielo, frastornata. «Sono stanca di essere obbligata a comportarmi diversamente da come vorrei comportarmi o ascoltare il mio cervello quando in realtà il mio cuore grida qualcos'altro di giusto.» Tornai a guardare lui. «Io non so cosa voglio davvero. Pensa che non so neanche cosa farò domani!» Esclamai. «Ma se c'è una cosa che so per certo è che sono stata bene con te, in questi mesi. Ma non così bene come quando sto con Travis.» L'ultima frase mi uscì in un modo così rilassato e tranquillo che neanche mi accorsi di aver nominato Travis. Fu successivamente, fu soltanto pochi attimi dopo che venni invasa da un rossore mai avuto prima e da una consapevolezza che mi si scagliò addosso come un asteroide sulla terra. Era la prima volta che lo affermavo a voce alta. Era la prima volta che realizzavo quanto mi fosse mancato così tanto Travis. Era la prima volta che affermavo a me stessa che lo amavo. «Io... io non appartengo a te, Todd.» Aggiunsi, dopo minuti di silenzio.
«Ti ha fatto il lavaggio del cervello!» Ringhiò.
«Ti sto parlando con il cuore in mano. Travis non c'entra niente. Non parlo con lui da giorni.»
Todd, alzò le mani, in segno di difesa. «D'accordo, allora scusami di essermi preoccupato per te.»
Mi passai una mano sulla fronte. «Stare qui a New York mi ha fatto pensare a quanto io sia cambiata nell'ultimo periodo e quante persone siano apparse magicamente nella mia vita. E tu sei una di quelle, okay? Solo... solo che una di queste persone mi è a cuore come non mi è mai successo prima ed ho bisogno soltanto di...»
Todd annuì, evidentemente scosso. «Hai bisogno di Travis. Lo hai già inteso prima, per la cronaca.»
Sospirai, afflitta. Non volevo che soffrisse per me, perché ero io la prima a non voler soffrire per nessuno. Todd mi stava guardando con confusione, rabbia, delusione e tristezza, un mix di emozioni che mi stava rompendo il cuore. Era un bravo ragazzo, ero sicura che avrebbe trovato la sua strada e la persona che lo avrebbe amato per davvero e che, sfortunatamente, non ero io. «M-mi dispiace, Todd.»
Fece una smorfia con le labbra. «Quindi è finita?» Chiese con aria di vittima.
Mi diede al quanto fastidio la veste che stava indossando. «Credo di si.»
Todd si toccò il setto nasale e sorrise con un ghigno. «Sapevo che avremmo rotto a causa sua.» Rise amaramente. «La prima ragazza di cui mi sono innamorato mi ha spezzato il cuore.»
Non sapevo cos'altro dire. Volevo sdrammatizzare la situazione, ma sapevo di aver un po' di paura davanti quel ghigno che aveva assunto, perciò cambiai idea, restando zitta.
«Perché adesso non parli?» Scattò lui a chiedermi, avanzando.
Io indietreggiai. Mi si piantò in gola un nodo così grande che pregai non mi sconfiggesse. Pensa, pensa pensa. La prima cosa che mi venne in mente fu di buttargli qualcosa addosso e scappare via, ma non sarebbe stata un'azione fatta apposta per me. Perciò deglutii e, mentre avanzava, la mia mente si spense. Non pensai più a niente. Non cercai di ottenere una soluzione. Non feci nulla.
Quando tutto sembrò perduto, quando pensai che mi sarebbe successo qualcosa, qualcuno bussò alla porta e il mio cuore fece un balzo. Fissai per qualche secondo Todd, che non si era scomposto, e lo superai in fretta per andare ad aprire e ringraziare chiunque avesse interrotto quell'inferno. Aprii la porta e cacciai, probabilmente, il mio primo e vero sospiro di sollievo. «Grazie al cielo.» Sussurrai.
Travis si era presentato davanti la mia porta, con le mani nelle tasche dei jeans e uno sguardo al quanto tranquillo e teso allo stesso tempo. All'improvviso, aggrottò la fronte e quando alzò gli occhi su Todd, irrigidì la mascella ed indietreggiò. «Posso aspettare fuori, se state...»
Lo guardai dritto negli occhi. «No, non te ne andare.» Scattai a dirgli, spingendolo dentro e chiudendo la porta.
Travis mi guardò confuso.
Todd era rimasto lì dov'era, con le braccia sui fianchi.
Quella, fu la prima volta che li vidi insieme e fece davvero uno strano effetto.
«Voglio parlarti senza di lui, se posso almeno permettermi questo.»
Aggrottai la fronte. «Tu non devi più rivolgermi la parola, Todd. Mi stai facendo paura.»
Todd alzò le sopracciglia. «Ti sto facendo paura? Se tu mi fai arrabbiare, è logico che mi altero.» Avanzò ancora di più. «Io ti amo, Lux. Ti amo come non ho mai amato nessuno. Non puoi buttare all'aria ciò che proviamo entrambi.»
Restai a guardare i suoi occhi pieni di lacrime. Perché mi stava facendo partecipe dei suoi pensieri? Perché era certo che ciò che provava lui era quello che provavo io?
«Non è così? Tu mi ami, vero?» Aggiunse a chiedermi.
Non riuscii a rispondergli.
«Dimmi che mi ami, cazzo!» Gridò, prendendomi le braccia.
Gemetti per lo spavento e credetti di essere finita, ma in realtà non lo ero. Dietro di me, il mio grande eroe, c'era l'angelo nero dal cuore bianco e puro. Travis si mise tra me e lui e lo spinse quel tanto che servì a farlo indietreggiare fino a farlo cadere sul letto. «Non metterle le mani addosso, stronzo!» Gli ringhiò. «Non te l'hanno insegnate le buone maniere?»
Todd allargò le narici e si catapultò contro Travis con l'intento di iniziare una rissa, ma l'idea di Travis non era affatto quella. Probabilmente, se di fronte a me ci fosse stato il vecchio Travis, avrebbe già dato un pugno in faccia a Todd e l'avrebbe visto correre via dalla stanza. Invece, il Travis che avevo ora davanti, lo stava fermando dalle spalle, come se trattenere Todd non fosse per niente faticoso come mi sembrava. Eppure riuscì a resistere alla sua forza e lo ributtò sul letto, serrando le labbra. «Smettila, Todd.»
«Perché? Perché dovrei?»
«Perché tutto questo ti rende ridicolo.»
Todd cominciò a piangere e si coprii il volto con le mani. «Ti farebbe piacere sapere che la persona che ami, ama qualcun altro?» Si lamentò.
Travis sospirò e si aggiustò i capelli biondi con un semplice gesto della mano. «L'ho vissuto poco tempo fa e sono stato male.»
Fui scossa da un brivido. Di chi stava parlando?
«Ma non ho reagito come stai facendo tu. Devi calmarti.» Gli disse.
«Lux... Lux non mi ama.» Sussurrò, come se io fossi sparita. «Lux ha sempre pensato a te, Travis. Ha sempre parlato bene di te e gliel'ho letto negli occhi che le mancavi.»
Travis si irrigidì.
Io arrossii. Maledissi Todd a mente.
Travis si voltò un attimo verso di me e mi chiese con lo sguardo se stesse dicendo la verità. Non osai rispondere.
«Pensavo di avere possibilità in più. Ma a quanto pare, lei appartiene a te.» Todd si alzò, fece un respiro profondo e venne verso di me.
Travis sempre vigile a guardarlo. «Non volevo spaventarti.» Mormorò, come la prima volta che ci baciammo. «Non sono una persona violenta. Sono soltanto arrabbiato con il mondo intero per non essere riuscito a tenerti.»
Serrai le labbra. Non volevo che io e Todd rompessimo in quel modo, ma pensai che fosse la scelta giusta.
«A-addio, Lux.» Mi diede una tenera pacca sulla spalla, mi carezzò il viso e mi diede un ultimo bacio sulla guancia. Poi si voltò, fece un cenno a Travis ed uscì dalla stanza, lasciandoci soli.
Ero ancora scioccata e confusa.
Travis si grattò subito la nuca e mi guardò con aria di chi non sapeva cosa fare. «Ehm...»
«Grazie.» Dissi io.
Travis sorrise debolmente. «Di cosa?» Chiese.
Alzai gli occhi al cielo. «Se non avessi bussato alla porta e non fossi entrato, non so cosa sarebbe successo.»
Travis si fece serio. «Avresti dovuto difenderti.»
Scossi la testa. «Non ci sono riuscita. Ero bloccata. Era come se stessi aspettando qualcuno che mi salvasse.»
Travis sorrise. «E sono arrivato io.»
Annuii, non riuscendo a sorridere. «E sei arrivato tu.» Abbassai lo sguardo e mi grattai il collo. «Travis...»
«È vero quello che ha detto Todd? O era tutto il frutto del suo nervosismo?»
Lo guardai in modo interrogativo. Non avevo afferrato.
Travis avanzò e serrò le labbra. «È vero che pensi a me?»
Non potevo spalancare gli occhi perché avrei distrutto la mia sicurezza che mi stava facendo da padrona, però arrossii. Tanto. Quegli attimi di imbarazzo, pensai, non sarebbero mai finiti tra di noi. Guardando quegli occhi azzurri come l'oceano, capii che voleva avere una risposta ed io una risposta ben precisa non potevo dargliela. Perciò alzai le spalle. «Ho litigato con il mio migliore amico. Che cosa avrei dovuto fare? Voltare pagina come se nulla fosse successo?» Ribattei, prendendo una manciata di sarcasmo.
Travis scosse la testa, abbassando lo sguardo e sorridendo. «Lux?»
Corsi a guardarlo.
«Promettimi per una buona volta che nessuno si metterà più contro me e te.» Mi prese una mano e la strinse nelle sue. «Promettimelo.» Mi guardò così fisso negli occhi che rischiai di precipitare.
Però annuii. «Te lo prometto.»
Mi spinse contro di lui e mi ingabbiò in uno dei suoi abbracci che mi era mancato da morire. Il profumo di Travis - che non sapevo ben identificare se non come il suo profumo e basta - non era cambiato e sapeva ancora di felicità. Il suo corpo si addiceva ancora al mio e il suo calore venne immediatamente annientando nelle mie vene. Venni invasa da un potere nuovo, diverso e affascinante: un potere che cambiò il mio punto di vista su di lui. Ci sarebbe stato sempre per me, anche nei momenti più bui. Travis c'era. E sperai che ci sarebbe sempre stato per me.
«Non ho mai voluto tanto bene ad una persona.» Mi sussurrò all'orecchio.
Nell'esatto momento, venni invasa da brividi sulla pelle.
«E non ho mai dato possibilità di entrare nella mia vita.» Si distaccò da me e mi posò le sue mani sulle guance. «Ma credo che se anche dovresti distruggermi o rompermi per mille volte di seguito, ti darei infinite possibilità. Sei la mia eccezione, Lux, e voglio che tu lo sia sempre.»
Chiusi gli occhi, felice come mai prima d'ora. Lasciai che si avvicinasse e premesse quelle sue labbra sulla mia fronte. Fu un gesto dolce e sincero da parte sua e fu un gesto che a stento riuscii a trattenere.
«Non te ne andrai un'altra volta, vero?» Gli chiesi con un sussurro strozzato.
Travis scosse la testa e unì le nostre fronti.
Glielo lasciai fare. La vicinanza non faceva che far scoppiare il mio cuore e alimentare l'amore che provavo per lui. «Non me ne andrò mai più, Lux.» Mi rispose.
Serrai le labbra contro i suoi pettorali e le schiusi per poter parlare. «Toglimi una curiosità: perché sei venuto in camera mia?»
Travis non smise di stringermi. Si bagnò quelle labbra carnose che si ritrovava e sorrise appena, come se quell'argomento lo divertisse. «Ero venuto per parlarti, per dirti alcune cose. Però, preferisco abbracciarti e dirti quanto mi sei mancata.»
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BROKEN | Cercavo di salvarlo
Teen Fiction"Puoi aiutare qualsiasi persona in questo mondo, Lux. Lo puoi fare, te lo dico con tutta la sincerità che possiedo. Ma non puoi aiutare qualcuno che è destinato a cadere." - Travis Bernard. Lux Harper sa che Travis Bernard non è il ragazzo più socie...