19. I'm Giving Up On You

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Mi guardavo intorno da quando ero entrata in quel pub, Cabo Cabina, con Ally. Avevo perso la mia amica dopo un quarto d'ora e mi sentivo già sola. Ci aveva accompagnate sua madre, una simpatica donna del nord America la quale amava i gatti ed era stata molto gentile con me. Sedevo su un divano di pelle bordeaux davanti ad uno dei tanti tavoli rettangolari presenti nel locale messicano e stavo sorseggiando un bicchiere di coca-cola, segno che ero astemia già da ragazza. Non parlando con nessuno e non avendo nulla da fare, la mia attenzione era caduta sulle pareti piene di quadri che ritraevano famose marche di birra, di città come Las Vegas o Miami. Mi catturarono anche le luci al neon color giallo fluo, rosso e verde, le tante persone – oltre i miei compagni di liceo – che si divertivano senza alcun pensiero, sulle tante TV appese sulle pareti che trasmettevano canali differenti. Il locale era davvero carino, dovevo ammetterlo, ma mi sentivo fuori posto. Non avevo ancora visto Travis e sperai di non vederlo perché sarebbe stato imbarazzante: lo avevo evitato nelle ultime settimane e non parlavamo dal giorno in cui mia madre mi aveva dato la notizia del trasferimento. Più ci pensavo, più volevo seppellirmi: non potevo trattarlo così, però il mio cuore diceva che era la cosa giusta. Deglutii e lasciai stare la coca-cola. Feci per alzarmi, ma una mano si serrò sul mio polso e bloccò i miei movimenti: voltai lo sguardo sulla persona che cercava di trattenermi e vidi l'inferno soltanto guardando quegli occhi verde/blu illuminati dalle luci e dall'alcool che aveva in corpo. Todd era ubriaco marcio. «Ti stai divertendo?» Mi chiese ad alta voce, per farsi sentire. La musica era così alta che il suo timbro di voce sembrava soffocato.
Cercai di divincolarmi dalla sua presa, ma fu inutile. Mi chiesi perché fossi sempre così debole contro le persone. «Non sono affari tuoi, lasciami!» Non avevo paura di Todd, ma avevo paura della persona che poteva diventare se si innervosiva o si arrabbiava. Mi chiesi come fosse da ubriaco e fu proprio questa domanda a far sorgere in me la paura.
Todd fece un ghigno, come l'ultimo ghigno che aveva assunto nella camera d'hotel, e mi spaventai. «Ti ho soltanto chiesto se ti stessi divertendo.»
«Tu!» Tuonai. «Tu devi starmi lontano, cazzo!» Mi alzai e a seguire si alzò anche lui. Mi formicolarono le gambe per la paura, ma decisi di non far vincere lo spavento. Dovevo essere coraggiosa, come lo ero sempre stata.
«Voglio divertirmi con te, stasera!» Esclamò, dondolandosi. Mi spinse contro di lui e ansimai.
Respirai a fondo, con la sua bocca a pochi centimetri dalla mia. 
Lui voleva baciarmi e allora, in me, scattò la razionalità ma, soprattutto, la difesa: con una forza - decisamente non mia - lo allontanai dal mio corpo, spingendolo dal petto. Riuscii a liberarmi dalla sua presa. «Mi fai vomitare!» Ringhiai.
Fece per riprendermi, con un'espressione cattiva e rabbiosa, ma il mio pugno riuscii a colpirlo sulla mascella prima ancora che potesse sfiorarmi con un dito. Lo feci indietreggiare, fino a farlo cadere sul divano su cui ero seduta minuti prima. Spalancai gli occhi per la sorpresa ma anche per lo spavento: sperai che non fosse nulla di grave. Mi accorsi di essermi fatta molto male quando guardai le mie nocche ed erano rosse e doloranti. Todd era rimasto sul divanetto, immobile, probabilmente a contemplare se alzarsi o meno. Mi voltai, allora, sbrigandomi a cambiare stanza e cercando di essere buona con quella stupida serata, dandole ancora una possibilità di miglioramento. Allora avanzai verso sinistra, immergendomi nella folla di persone che stavano ballando, con l'intento di arrivare in fondo la sala dove moltissime persone si erano radunate intorno a qualcuno. Mi feci largo tra la folla e fui sorpresa di vedere un'Ally ubriaca che aveva la testa posata sulla spalla di Ethan, ubriaco anche lui, e Travis che si trovava tra altri due ragazzi che non avevo mai visto. A quanto pareva, stavano giocando ad Obbligo e verità con una bottiglia di birra vuota posata orizzontalmente sulla superficie del tavolo su cui erano seduti. Mi chiesi il perché stessero giocando a quell'insulso gioco da ridicoli adolescenti. Nessuno di loro si era accorto di me, perciò continuarono a giocare. Ethan prese la bottiglia e la girò. Si fermò in direzione di Ally, la quale ridacchiò e si scompose i capelli rossi e lucenti rimasti morbidi sulle spalle.
«Obbligo o verità?» Chiese lui, con uno strano accento texano mai sentito prima.
Ally ci pensò su e, guardandolo, si morse le labbra. «Verità.»
Ethan le mise una mano attorno al fianco. «Chi è il ragazzo più bello del cerchio?»
Ally distolse lo sguardo dal suo ragazzo e lo posò sugli altri ragazzi della cerchia – Travis incluso. Posò gli occhi su quest'ultimo e sorrise stupidamente. «Travis.»
Sentii un enorme pietra crollarmi sullo stomaco, provocandomi una strana sensazione di mancamento. Mi nacque un nodo in gola, il quale, però, non poté frenare la serata. Spostai lo sguardo dalla mia amica a Travis, il quale sorrise orgogliosamente. Nonostante tutti i ragazzi sembrassero ubriachi, lui sembrava pieno di sé: era l'unico che non aveva bevuto.
Ally girò la bottiglia e si posò sul ragazzo alla destra di Travis. «Obbligo o verità, Gerard?» Chiese lei con voce troppo provocante.
Mi chiesi se fosse Ally quella ragazza ubriaca che, notai, si stava lasciando toccare dal suo ragazzo buono e gentile.
«Verità.» Rispose Gerard, ridacchiando poi.
Ally alzò gli occhi al cielo e fece una smorfia con le labbra. «Sei mai andato a letto con una ragazza più piccola di te?»
Gerard annuì. «Quattro volte, piccola.»
Ally ridacchiò e lasciò che Gerard prendesse la bottiglia  e la girasse. Si posò nuovamente su Ally.
«Obbligo o verità, Ally?»
Ally mandò indietro il collo e poi scosse la testa, strizzando gli occhi. «Obbligo! Voglio un obbligo!»
Gerard storse le labbra, si guardò intorno, guardando Travis e poi lei. «Beh, dato che reputi Travis il più bello, bacialo. Un bel bacio, sia chiaro.»
Ally scoppiò a ridere e si alzò dalla sua postazione.
Spalancai gli occhi. Mi mancò il fiato. Volevo urlare, farmi spazio tra le persone della prima fila che riuscivano a farmi vedere la situazione soltanto tra lo spazio delle loro spalle, ma non ci riuscii. Non riuscivo a parlare. Avevo il cuore a mille, l'ansia che mi faceva da padrona e la strana sensazione di piangere mi abbatté.
Ad Ethan non importò di quell'obbligo, non si era accorto di nulla. Ally, invece, fu decisa: prese il volto di Travis tra le mani senza domandarsi nulla e lo baciò. Lo baciò a fondo. Un bacio violento e troppo spinto. Travis si alzò, posò le sue mani sui fianchi di lei e la baciò come sapeva fare lui, con fare presuntuoso e violento.
Aprii la bocca e la coprii. Non riuscii proprio a frenare le lacrime. Abbassai lo sguardo e mi guardai intorno. Nessuno si era accorto di me. Ero invisibile, proprio come volevo io. Mi uscii un singhiozzo dalla gola e decisi di voltarmi, con l'intento di uscire. Alle mie spalle, la folla urlò un oh, come se qualcosa fosse andato storto, ma non mi importò di controllare cosa fosse successo.
Le mie orecchie, intanto, avevano percepito un richiamo, un richiamo che non poteva più farmi bene: il suo richiamo. Il richiamo di Travis, che aveva baciato Ally. Perché l'aveva baciata? Perché non aveva detto di no? Ci eravamo lasciati senza che io sapessi niente?
Sentirmi richiamare da lui a quel modo non fece che aumentare il mio shock e la mia rabbia.
Aprii in fretta la porta di uscita e mi sbrigai ad uscire.
Camminai per quel marciapiede senza sapere dove volessi andare, ed era la verità: nessun posto, ormai, mi era tanto familiare.
«Lux! Lux, aspetta!» Mi gridava alle spalle. Riuscì a raggiungermi dopo neanche un secondo e serrò la sua mano attorno al mio polso.
Mi voltai, veloce, e lasciai che la mia mano gli scoccasse uno schiaffo sulla guancia. «Non devi azzardarti a toccarmi!» Gli gridai contro.
Travis mi liberò dalla sua presa ed abbassò lo sguardo. Serrò le labbra. «Lux...»
«Che scusa hai per farti perdonare, adesso? Che scusa hai!?»
Travis si prese la testa tra le mani, e non disse nulla. Non aveva parole. L'aveva fatta grossa, stavolta. 
«Perché l'hai baciata?» Continuai a chiedere, senza forze ormai.
Travis smise di respirare un po'. Non lo sapeva neanche lui. «Non mi hai più parlato! Pensavo che io avessi fatto qualcosa di male! Pensavo che tu non volessi più vedermi!»
«Non ti sei preoccupato di venirmi a chiedere nulla!» Lo spinsi indietro. «Perché l'hai baciata!» Ripetei con più rabbia.
«Perché credevo che tu mi avessi lasciato! Avresti potuto farti viva nelle ultime settimane, ma non l'hai fatto!»
«E allora, come se niente fosse, baci ragazze a caso!» Gridai. «Sei uno stronzo, Travis! Sei uno stronzo!»
«M-mi dispiace, Lux. Ero arrabbiato.» Si difese con un tono di voce relativamente debole.
«Oh, oh! Tu non sai quanto lo sia io, invece!»
Travis fece un passo in avanti.
Io indietreggiai, invece.
«Lux, non volevo che tu vedessi tutto quanto.» Si rammaricò.
Tornai a singhiozzare. «A te non importa di nessuno! Sei rimasto tale! Tu ferisci e basta!» Gli sputai contro. «Cazzo, sono stufa di avere il cuore perennemente ferito da persone che non meriterebbero niente! Sono stufa, Travis!» Serrai le labbra. «Ho chiuso di essere gentile con le persone! Ho chiuso di aiutarle e di sollevarle! Sono stufa!»
Travis spalancò gli occhi e scosse la testa, tentando di toccarmi.
Glielo proibii, ferendolo proprio come lui aveva appena fatto con me.
«L-Lux, non puoi dire così. T-tu... tu sei perfetta. Non puoi...»
Scattai contro di lui, spingendolo malgrado fosse impossibile. «E' per colpa tua! Sei stato tu! Mi hai fatto impazzire così tanto da causare questo! Sono stanca di non essere felice, Travis!» Mi sfinì il fatto di urlargli contro, di urlare con così tanta cattiveria. Mi mancarono le forze, ad un certo punto. «Se tu mi avessi amata sul serio, non avresti baciato Ally. Nonostante tutto.» Mi sforzai a dire.
«Che stai dicendo? » Chiese, con la confusione visibile sul volto.
Lo guardai per un momento. Poi, distolsi lo sguardo.
«C-ci stiamo lasciando?» Continuò.
Scossi la testa. Mi guardai le punte delle scarpe. Realizzai che mi stavo autodistruggendo; era la cosa giusta. Dovevo lasciarlo. Non volevo più avere nulla a che fare con Travis. Non ero riuscita a salvarlo, non ero riuscita a fare niente. «Mi hai insegnato un sacco di cose, Travis. Ti ringrazio per avermi aiutata a radicarmi qui. Ma sto rinunciando a te, ed è una cosa molto differente dal lasciarti. Sto rinunciando a te perché non potremmo mai stare insieme. Perché so che dopo che sarò tornata a St Louis il filo che ci ha tenuto legati per tutto questo tempo si spezzerà.» Mi asciugai in fretta le lacrime. «E si, ti sto anche lasciando perché non riuscirei a stare con un ragazzo che ogni volta che qualcosa non va come dovrebbe andare, si arrabbia e bacia un'altra.» Mi tornò il groppo in gola. «Vuoi sapere perché non mi sono fatta sentire? Bene, Travis, te l'ho detto: dovrò tornare a St Louis, stavolta per sempre. Dovrò tornare nel Missouri, a chilometri e chilometri di distanza dalla California, e sai qual è stato il mio primo pensiero, dopo averlo saputo? Sei stato tu! Non sapevo come dirti tutto, non sapevo come avresti reagito, non sapevo cosa avresti detto! Ho passato giorni e giorni a piangere perché non volevo lasciarti, non volevo abbandonarti, non volevo ferirti, eppure tu lo hai fatto senza sapere il perché del mio silenzio e della mia sparizione!»
Travis era diventato paonazzo. «Un attimo.» Disse. «Dovrai tornare a St Louis?» La voce non somigliava per niente a quella che possedeva giornalmente.
«Dovrò tornarci, si.»
«Non puoi.» Fu veloce a dire.
Risi amaramente. «Invece si. Invece posso. E sai che c'è? Non mi preoccuperò di te, perché saprai come sopravvivere senza di me. Hai tutte le ragazze che vuoi, infondo. Potrai disegnare un'altra volta il tuo futuro perfetto.» Mi voltai e tornai a camminare.
«Merda!» Esclamò, scoppiando a piangere proprio come avevo fatto io.
Mi fermai sui miei stessi passi.
«Lo vuoi capire, si o no, che io senza di te non sono niente?!» Esclamò. «Io non ce la farò senza di te, Lux! Non puoi andartene!»
Mi voltai, e serrai le labbra. Non riuscii a trattenere l'ansimo del pianto. «E allora perché sei riuscito a tradirmi?» Mormorai.
«Perché volevo annegare la mia paura di perderti in qualcosa che sono bravo a fare! Ero in quel modo prima di incontrarti, Lux! Ero così! Tu... tu sei riuscita a tirarmi fuori dai guai! Ti amo, Lux! Io non riesco a lasciarti andare!» Inclinò la testa e distolse lo sguardo. Altre lacrime scesero dai suoi occhi blu. «Vengo con te.»
Piansi ancor di più. «No, tu non puoi venire.» Feci un passo in avanti, ma mi frenai. Non volevo avvicinarmi tanto a lui. «Pensavo che Santa Monica fosse il mio posto, invece mi sbagliavo. Accetto il fatto di allontanarmi da questa città perché non ha fatto altro che regalarmi ferite e pianti. E' un modo per andare via; via da te, che sei stato sempre la fonte del mio dolore.» Alzai lo sguardo al cielo, per niente stellato. «E sai cosa c'è? Che io ti avrei dato anche la vita, ti avrei dato qualsiasi cosa senza mai tradire la tua fiducia. Invece tu...» Sorrisi triste. «... basta un solo passo falso e con te ogni cosa si chiude.» Stavolta, senza tornare da lui, respirai e lo guardai dritto negli occhi. «Ti amavo veramente tanto.» Sibilai.
«Ed io ti amo ancora adesso.» Si mise una mano sulla bocca, come per trattenere un urlo. «N-non ci riesco, Lux. Non riesco a pensare che tu dovrai andartene. Non riesco a lasciarti andare. T-tu... tu sei l'unica cosa bella che mi è rimasta. Non puoi andartene proprio ora.»
«Non illudermi, basta Travis. Devo lasciarti andare. Devo rinunciare a te per la mia felicità.» Lo supplicai.
Travis si avvicinò.
Stavolta non indietreggiai.
«Ho bisogno di sentirti dire che mi ami ancora. Che nonostante i miei fottuti sbagli, tu mi ami.»
Scossi la testa, strizzando gli occhi. «No! Non posso!»
«Lux, potrei morire se non me lo dici adesso!» Esclamò.
Gli andai contro e gli diedi un altro schiaffo. «'fanculo, secondo te ciò che provo per te potrebbe spegnersi così facilmente, Travis?!Quando mi hai detto che mi ami, ero felice perché la mia felicità eri tu e, mannaggia a te, lo sei ancora!» Lo spinsi. «Perciò si, Travis, ti amo e credo che ti amerò per sempre! Credo che nonostante l'immensa distanza tra di noi, tu sarai sempre un pensiero costante e non mi libererò mai di te! E sai perché? Perché io non vorrei mai lasciarti eppure lo sto facendo!»
Travis teneva lo sguardo basso. «Non riuscirò ad affrontare tutto da solo. Ho bisogno di te. Ho un fottuto bisogno di te, Lux.»
Le sue parole mi fecero male. Un dolore al petto allucinante. All'improvviso, volevo curarlo di nuovo e ancor più di prima, volevo difenderlo e volevo prendermi cura di lui. Ma dovetti frenare il mio istinto. Indietreggiai. «Impara a vivere senza di me. I-io... io ho chiuso con Santa Monica.» Conclusi, voltandomi e tornando a camminare verso casa, nonostante distasse molto da Cabo Cabina.
Travis, invece, non mi venne a riprendere più.

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