Capitolo III: Middle.

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Until the end of my days

Capitolo III:

MIDDLE

"I'll promise to build a new world, for us two ... with you in the middle."

«Buongiorno.» Ian scese in cucina, trovando come al solito Fiona e Lip intenti a preparare la colazione, mentre il resto della famiglia dormiva ancora profondamente, Mickey compreso. D'altronde erano ancora le sei meno un quarto di mattina.
«Ehi, come mai già sveglio a quest'ora?» gli domandò Fiona, un leggero tono di preoccupazione macchiava la sua voce che si sforzava di essere il più naturale possibile.
Ian aveva chiesto a tutti di non comportarsi come se fosse un bimbo bisognoso di cure e attenzioni, ma non sembrava funzionare, specialmente per Mickey e Fiona. Non che gli dispiacesse, ma era intenzionato a vivere i suoi ultimi mesi di vita nella maniera più semplice possibile.
Non era stato benissimo la sera prima e gli stavano tutti con il fiato sul collo, in più si era svegliato con un mal di testa terribile a causa dell'ossigenoterapia.
«Volevo parlarvi.» ammise Ian, posizionandosi di fronte ai suoi fratelli e parlando con un tono più che serio «E vorrei che voi parlaste anche a Debbie e Carl.»
«Cosa succede?» Fiona abbandonò la colazione che stava preparando, attenta alle parole del fratello.
«Si tratta di Mickey.» lo disse a bassa voce, nel timore che il suo ragazzo si potesse svegliare e beccarli a parlare di lui. Di conseguenza, Fiona e Lip sospirarono con un'espressione rassegnata sul volto. «Quando morirò voglio che gli stiate accanto.»
Fiona era perplessa, triste, impotente.
«Cosa potremmo fare per lui?»
«Provare a consolarlo, a non fargli buttare la sua vita nel cesso.» Ian era serio, determinato ad offrire a Mickey le cose più belle anche dopo la sua morte. Anche se lui non ci fosse stato più, i suoi fratelli avrebbero potuto aiutarlo, come sua ultima volontà.
«La vita di tutti noi che viviamo al South Side è buttata nel cesso, Ian. Ci gettano dentro fin da quando usciamo dalle fighe delle nostre madri.» questa volta fu Lip a rispondergli, sorridendogli amaramente con un bottiglia di birra in mano.
«Bevi già di prima mattina?» il Rosso s'accigliò, guardando il fratello con uno sguardo di rimprovero ... non era quello il futuro che voleva per suo fratello Lip.
«E i cazzi tuoi?»
Ian era pronto a rispondergli a tono, ma Fiona li interruppe, sospirando e portando le mani sui fianchi prima che potessero assalirsi a vicenda.
«Scusa Ian, ma secondo te Mickey si lascerà consolare da noi?»
«Be', stiamo pur sempre parlando di Mickey Milkovich. Con te è una pecorella smarrita e preoccupata, ma con gli altri è rimasto lo stronzo che ti picchia a sangue alla prima parola sbagliata.» continuò Lip, sorseggiando la sua birra. Era vero, però, che dopo la diagnosi del cancro di Ian Mickey era notevolmente cambiato, glielo aveva confidato anche Mandy, dopo un classico pomeriggio di "Scopo per dimenticare".
«Voi non lo conoscete, non ha nessuno.» Ian scosse la testa e si strofinò gli occhi, nervoso «Sarà distrutto.»
«Questo non lo mettiamo assolutamente in dubbio, Ian, ma ...» gli rispose Fiona, che era nuovamente sull'orlo delle lacrime.
«Ci sarà Mandy.» aggiunse Lip, alzando le spalle e guardando il fratello dritto negli occhi.
«Che sarà distrutta quanto lui!»
«La smetti, cazzo!» urlò Lip, posando la bottiglia di birra sul ripiano della cucina e alzandosi, inveendo contro Ian «Cosa cazzo credi? Che noi non saremo distrutti? Pensa anche a noi, maledizione, che siamo la tua cazzo di famiglia, quelli che ti hanno pulito il culo quando eri neonato! Smettila di sbatterci in faccia la tua cazzo di vita da frocio perfetto e piangere per il fidanzatino della minchia che dovrai abbandonare per andare a bruciare all'inferno!»
Fiona lo guardò sbigottita, chiedendosi come potesse mai dire cose del genere ... Avrebbe voluto solo tirare un ceffone a suo fratello, ma poi capì: capì quanto doveva essere doloroso per Lip dover perdere Ian, il bambino che proteggeva dai bulli quando erano piccoli, quello a cui aveva insegnato tutto quello che sapeva, con cui passava le notti insonni a chiacchierare. In quel minuto, la maggiore dei Gallagher comprese che quella morte sarebbe stata devastante per tutti gli altri suoi fratelli tanto quanto come lo sarebbe stata per lei.
Adesso Lip si sentiva messo da parte, accantonato in un angolino mentre tutto intono a sé collassava.
«Senti, siccome le tue relazioni vanno una merda e la tua vita sta andando allo sfascio non sfogare le tue frustrazioni con il presente frocio che – come hai precisato – presto se ne va all'inferno. Prima di allora vorrei godermi un po' di vita in questo buco di quartiere con le persone che amo. Ma se le cose con te stanno così, Lip, è meglio che trovi qualcun altro su cui sfogare i tuoi tormenti da universitario alcolizzato e genio incompreso perché io-» Ian urlò e gli si mozzò il fiato, spalancò gli occhi e si portò un mano al petto che sembrava andare a fuoco. Il suo sguardo si appannò e perse l'equilibrio, cadendo di peso sul pavimento, arrancante mentre cercava disperatamente aria.
Subito i suoi fratelli gli furono attorno, Lip lo sollevò sulle sue braccia, urlando il suo nome. Cosa cazzo aveva combinato?
Fiona era una maschera di terrore, si guardava intorno sperduta, mentre Lip aveva afferrato il suo cellulare per comporre il numero del 911. Sfortunatamente il cellulare non ne voleva sapere di sbloccarsi e con mani tremanti lo lanciò sul pavimento.
Fiona corse sulle scale, spaventata e piangendo.
Non era forse arrivato il momento ... ?
No, era decisamente troppo presto.
«MICKEY! MICKEY!» Fiona gridava il nome del ragazzo per le scale, nella speranza di svegliarlo. Fece capolino nella camera urlando, svegliando anche Carl.
«Cosa cazzo succede?» era già seduto sul letto che si metteva un paio di pantaloni, agitato.
«Si è sentito male!» urlò Fiona, ansimando e piangendo, Mickey scattò come una furia al piano di sotto, mentre il povero Carl guardava la scena spaesato e assonnato.
«IAN! IAN! CAZZO!» arrivò in cucina correndo, con il cuore che batteva all'impazzata dalla paura e i pantaloni ancora slacciati.
Era letteralmente terrorizzato, si gettò sul pavimento e prese la testa di Ian sulle sue ginocchia «Ian, rispondi, cazzo!» vide Lip in preda al panico che cercava qualcosa intono a lui come un forsennato «Chiamate una cazzo di ambulanza!»
«Se trovassi un cazzo di telefono che funziona la chiamerei!» ribatté Lip «E tu aiutaci, cazzo!» si rivolse a Fiona, che si era rannicchiata vicino l'uscio della porta a guardare la scena sommersa da un pianto disperato.
Mickey lanciò il suo cellulare a Lip, che prontamente s'alzò dal pavimento per andare a chiamare il Pronto Soccorso. Mickey prese il suo posto, sorreggeva il corpo di Ian con le braccia e gli stringeva forte la mano fredda e tremante, proprio come la sua.
«Riprenditi, brutta testa di cazzo.» gli mormorò, mentre gli mollava la mano e iniziava ad accarezzargli i capelli e posarvi un bacio sopra di essi ... profumavano, perché la sera prima avevano giocato a fare le fighette e avevano fatto il bagno insieme, abbracciati nella vasca di casa Gallagher finché l'acqua non si era fatta troppo fredda, con Ian con lo sguardo perso nel vuoto, poggiato sul petto di Mickey, che – ovviamente – giocava con i suoi capelli bagnati.
«Se muori adesso ti taglio quelle palle di fuoco che ti ritrovi, okay?» se lo appoggiò alla spalla che ancora cercava aria, sentiva tutto attorno a sé ovattato, non riusciva a parlare.
Nel frattempo Carl e Debbie erano scesi a vedere, la seconda terrorizzata, abbracciata a Fiona mentre urlava il nome del fratello. Lip parlava ancora con il 911.
Non seppero con certezza quanti minuti passarono ... sapevano solo che quei pochi minuti erano sembrati un'eternità.

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