Capitolo 5

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Odio il suono della sveglia!
Scendo dal letto contro voglia, sono le 7:30 ho ancora molto tempo, le mie lezioni iniziano alle 9:00.
Vado a fare una doccia, appena finisco mi asciugo i capelli e li stiro, amo i miei capelli, sono la parte migliore di me,poi il nero mi dona con la carnagione chiara, mi vesto e prendo la borsa, scendo di casa e sono le 8:15, la scuola dista 30 minuti dal mio appartamento, arrivo in anticipo, come mio solito, ho il tempo di fare colazione prima che inizi la lezione.
Entro nell'istituto e chiedo indicazioni per l'aula del preside.
-Salve, lei deve essere Carlotta Tailor!- un uomo dietro una scrivania enorme mi invita ad entrare porgendomi la mano.
-Si!- sono molto emozionata, il mio primo giorno di università, non ci posso credere!
-Questi sono i suoi corsi- dice passandomi una cartellina piena di fogli, non mi ricordavo di averne scelti così tanti,
-Conosce qualcuno che può mostrarle la scuola? Altrimenti scelgo io- mi dice facendomi l'occhiolino
-Ehm...in verità conosco un ragazzo di nome Scot, sono che non conosco il cognome..- sento le guance andarmi a fuoco
-Ah, Scot, chi non lo conosce- prende il telefono dall'enorme scrivania e digita un paio di numeri prima di avvicinare il telefono all'orecchio
-Beverly, mi chiami Parker dall'aula di letteratura- dice riagganciando il telefono prima che possano rispondere. Beverly deve essere la signora che lavora qui fuori dove ho chiesto indicazioni.
-Sta arrivando signorina Tailor un attimo di pazienza- dice immergendosi di nuovo nelle sue mille scartoffie presenti sulla scrivania.
-Cosa vuoi adesso! Mi stavo addormentando finalmente!!- sento urlare dall'ingresso dell'ufficio, riconosco la voce, è lui!
-Oh, ciao- spalanca gli occhi appena mi vede seduta difronte al preside
-Signor Parker, la signorina Tailor mi ha detto di conoscerla le sarei grato se le facesse da guida per oggi- esclama il preside alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a me
-Ma certo ne sarei onorato!- fa un inchino come da principe e mi porge la mano, scoppiamo tutti a ridere.
Usciamo dall'ufficio e mi sento enormemente a disagio, il silenzio è diventato imbarazzante
-Se non ricordo male ti chiami Carly, giusto?- mi fa aprendo la porta della sala di aspetto dell'ufficio
-Non ricordi male- gli dico mentre saliamo le scale
-Non ti troverai male qui! Le feste sono tante e gli studi sono pochi! Ovvio se fai come me!- lo dice in maniera ironica e si gonfia di ego mentre parla delle feste
-Perché? Tu come fai?- lo guardo storto.
-Semplice! Non studio!- scoppia a ridere ed io con lui.
-Ecco questa è la mensa, e di qui trovi tutti i lavoratori- mi mostra le varie sezioni dell'atrio centrale.
Suona la campanella, mi prende per il fianco e mi sposta dalle scale facendomi avvicinare ai distributori automatici.
-Che succede?- gli chiedo appena ci fermiamo
-Ora di punta!- esclama indicando la massa di studenti che corrono verso le scale
-Ma se sono solo le 9:00- gli dico indicando l'orologio che ho al polso
-Giusto, solo che alle 9:10 c'è la pausa dove tutti possono andare a fare chi che vogliono dove vogliono- lo dice con voce maliziosa
-Ah- gli dico rivolgendo lo sguardo a tutti i ragazzi presenti intorno a noi. C'è ne sono di tutti i tipi: ragazze che si dirigono in bagno a gruppi di cinque che urlano perché non trovavano il mascara;
Ragazzi che si abbracciano come non si vedessero da anni.
-Guardali, loro sono i "nerd", sono la classica categoria chiamata "sfigati"- dice lui indicandomi un gruppo di ragazzi che si accomodano alle panchine della mensa.
-Bhe io vado, il mio numero c'è l'hai, ci si vede in giro Carly- mi stampa un bacio e scappa tra la folla dando pacche sulle spalle a tutti.
Lo fisso mentre sparisce tra la folla, è bellissimo!
Cerco una panchina libera in mensa, ho bisogno di rivedere un po' i miei corsi.
Ne trovò una infondo all'atrio,
-Ehi, ciao- mi sento chiamare mentre fisso mille fogli presenti nella cartellina
-C...ciao- suona più come una domanda
-Piacere, io sono Stefy- alzo lo sguardo verso la ragazza che ho difronte: è alta però non più di me, porta un paio di parigine nere con una gonna e dei tacchi che fanno venire le vertigini, ha i capelli lunghissimi e..... Rosaaaa!!
-Piacere, Carly- gli porgo la mano mentre mi alzo dalla panchina.
Per fortuna ho messo i tacchi anch'io oggi,
-Posso dirti una cosa?- le chiodo fissandola negli occhi, sono marrone scuro quasi neri, come i miei
-Si...dimmi- sembra imbarazzata
-Adoro i tuoi capelli sono WoW!!-
-Grazie! Ci ho messo 2 settimane per farli così ROSA- sottolinea "rosa" e ridiamo entrambe
-È il tuo primo anno?- mi chiede mentre mi invita a sedersi con lei ad un tavolino per stare più comode
-Si e per te?-
-È complicato-
-In che senso-
-Nel senso che questo è il secondo anno, però che faccio il primo- scoppiamo a ridere per il modo in cui mi ha spiegato che era stata bocciata.
-Eh già! È stata colpa loro!- mi dice abbassando lo sguardo
-Loro chi?-
-I miei capelli! Ho fatto tante tinte l'anno scorso che non ho trovato il tempo per...per studiare- mi guarda in maniera dolcissima, amo questa ragazza.
Suona la campanella e ci alziamo dal tavolino, sono le 10:00
-Dura così tanto la paura?- gli chiedo mentre ci dirigiamo verso le aule
-Si, così i ragazzi non fanno fastidio durante le altre ore- mi spiega alzando il passo
-Che lezione hai ora?- mi chiede fermandosi
-Scienze applicate- gli dico mentre controllo l'orario delle lezioni dalla cartellina
-Anche io- mi dice prendendomi per il braccio e tirandomi verso le aule
-Per una volta non dovrò restare da sola a lezione- mi dice rabbuiandosi, ho l'impressione che dietro la maschera da ragazza perfetta ci sia un passato molto doloroso.
Entriamo in aula e io scelgo i primi banchi in modo da poter ascoltare.
Le ultime lezioni passano in fretta e in tutte sono con Stefy, abbiamo gli stessi corsi.
-Beh io torno a casa, ho da studiare e sono stanchissima- sono già le 3:00 del pomeriggio
-Vengo fuori con te, devo prendere l'autobus- mi dice incamminandosi verso l'uscita
-Se vuoi posso darti io un passaggio!- gli propongo mentre ci fermiamo davanti al parcheggio
-Te ne sarei grata, in questa città gli autobus puzzano di gente morta- mi spiega mentre raggiungiamo la macchina.
Mentre sto mettendo in moto mi accendo una sigaretta ed esco dall'atrio
-Posso fumare?- mi chiede con aria innocente e imbarazzata
-Certo che puoi!- le dico prendendo il posa cenere presente in macchina. Tira fuori dalla borsa un pacchetto di sigarette rosa
-Posso farti una domanda?- gli dico mente lei estrae dal pacchetto una sigaretta anche essa rosa
-Si!- dice portandosi la sigaretta alla bocca
-Ma hai tutto rosa?-
-Ehm si amo il rosa!- dice mostrando l'interno della sua borsa riempita da cose rosa, tutte rosa. Scoppiamo a ridere.
-Non avevo mai visto delle sigarette rosa!- le dico mentre lei mi indica con il braccio la strada del c'è girare
-Qui ne esistono di tutti i tipi! Queste sono alla fragola- mi dice mostrandomi il pacchetto
-Dovrai darmene una!- le dico mentre mi dice di accostare
-Certo! Grazie per il passaggio! Tu dove abiti?- mi dice mentre scende dalla macchina, giro la testa per cercare un punto di riferimento è riconosco il negozio di auto all'angolo
-Vedi quel negozio!- gli indico il rivenditore
-Si!?-
-Ecco in quella strada il numero 334-
-Verrò a darti fastidio!- mi fa l'occhiolino
-Scambiamoci i numeri, così ci diamo fastidio a vicenda!- gli stessi sorrido mentre ci scambiamo digitando i numeri
-Ci sentiamo!- la saluto con la mano e riparto verso casa.
Salgo i miei venti piani a piedi! Perché "su trenta ascensioni non è funziona nessuna". Arrivo in casa uccisa chiudo la porta e lascio il telefono in cucina, vado in bagno e al mio ritorno ho un messaggio che recita "Fatti trovare tra 30 minuti al chiosco "Sea Beach"" non ho il numero salvato in memoria ma decido di andarci comunque.

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