Pov Percy
Mi svegliai da un'incubo, in lacrime.
Non ce la facevo più, dovevo arrivare a New York il più presto possibile.
Avevo sognato di nuovo la scena davanti alle porte della morte in cui Bob e Damaseno davano la vita per me ed Annabeth.
Mi ero affezionato a quei due, ma almeno sapevo che erano nell'Elisio. Se lo sono meritato.
Mi stirai come un gatto sul parquet e, guarda caso, caddi.
Rimasi qualche secondo sul pavimento freddo, rannicchiato.
Mi misi a sedere e recuperai il cellulare da comodino.
Lo accesi con gli occhi ancora mezzi incollati dal sonno e dalle lacrime.
Guardai l'ora e sgranai gli occhi.
Erano le nove e mezza!
I ragazzi mi aspettavano al padiglione alle nove e un quarto.
Buttai il cellulare sul letto e schizzai in bagno.
Mi feci una doccia veloce, lasciai i capelli bagnati e mi vestii.
Una semplice maglietta del campo e dei bermuda.
Uscii dalla cabina e sfrecciai verso il Padiglione.
Mi interruppi a metà percorso perché avevo visto un'enorme muro di peli neri venirmi incontro galoppando come se fosse un cavallo.
La Signora O'Leary mi travolse in uno dei suoi baci.
Quando mi rimisi in piedi la Signora O'Leary corse nell'arena e prese lo scudo che di solito usavamo per giocare.
- Vuoi che te lo lanci, certo!- dissi lanciandoglielo.
Intanto arrivai al padiglione.
- Sei finito sotto un tubo dell'irrigazione, fratellone?- chiese scherzosamente Ally.
Le feci un finto sorriso.
- Non esattamente, ma un cane gigante mi é saltato addosso e ha cominciato a leccarmi.
Uffa, mi sono appena fatto la doccia!- risposi sedendomi vicino a Piper e addentando il cornetto che era appena apparso sul mio piatto del Campo.
Piper assunse un'espressione divertita e si portò il mio braccio sinistro, che in quel momento era libero, sulle spalle.
- A quanto pare qualcuno si é svegliato dalla parte sbagliato del letto, stamattina...- affermò, guardandomi attraverso le lunghe ciglia scure.
Mi morsi l'interno della guancia.
- In realtà sono caduto dalla parte sbagliata del letto, come se non bastasse dopo aver avuto un'incubo sul Tartaro.- precisai.
Annabeth, che quel giorno si era seduta di fronte a Piper, annuì comprensiva.
- Quale scena?- domandò rigirando la cannuccia nel suo frullato al cioccolato, con sguardo assente.
Quel giorno non si era legata i capelli e i riccioli biondi che fino a poco tempo prima amavo, le ricadevano sulla schiena.
Notai anche delle occhiaie piuttosto evidenti sotto gli occhi, segno che anche lei non aveva avuto sogni tranquilli negli ultimi giorni.
Sospirai.
- Quella davanti alle Porte della Morte. Non riuscirò mai a dimenticarmi quell'immagine.- ammisi.
Abbassai lo sguardo, mentre le lacrime cominciavano a pungermi gli occhi.
- Ho avuto lo stesso incubo, stanotte.- mormorò Annie.
Un giorno Annabeth mi aveva detto che odiava essere chiamata Annie perché Luke la chiamava così, ai vecchi tempi.
Non l'avevo mai ammesso né confidato a nessuno, ma avevo rotto con lei anche perché non riuscivo a staccarmi di dosso la sensazione che, in fondo, io per lei fossi solo il sostituto di Luke.
Jason, che il giorno prima aveva giurato di non dare più fastidio a me o a Piper, sbuffò. - Eddai, tutti i semidei hanno gli incubi. I vostri non saranno tanto peggiori!- esclamò in tono seccato.
Per poco non lo infilzai con un coltello da burro.
Tutti mi guardarono sbalorditi, tranne Annabeth.
Guardava Jason con occhi di fuoco e probabilmente io avevo la stessa luce pericolosa negli occhi. Piper diceva che quando ero arrabbiato i miei occhi sembravano un mare in tempesta e, forse, in quel momento era così.
- Scusate, torno subito.- borbottai incamminandomi verso l'Arena.
Sguainai Vortice e sventrai una decina di manichini.
Quando tornai al padiglione, Annabeth se ne era andata.
- Dove sei andato?- mi chiese Arianna.
Alzai lo sguardo e lo puntai su Jason.
Da come mi guardava sembrava che avesse visto un fantasma.
- Ehi, Amico, smettila di guardarlo così. Non vedi che lo stai pietrificando?- mi avvertì Leo.
Lo fulminai con lo sguardo. Lui si coprì la faccia con il piatto.
- É questo che voglio. Voglio fargli capire cosa si prova a ritrovarsi persi in un luogo di cui non sai nulla e non vedi nemmeno a un palmo da tuo naso, armato solo di una spada, nella tana dei mostri.- ribattei.
Spostai lo sguardo su Arianna. - Sono andato a sventrare una decina di manichini.- Risposi.
Piper, che fino a quel momento aveva solo guardato la scena, mi scompigliò i capelli.
- Jason ha fatto solo lo stupido, vedrai che prima o poi cambierà.- affermò.
Fece la stessa cosa di prima e si mise a giocherellare con la mia mano.
Arianna ed Ally ci guardarono.
- Aww, come siete carini?!- esclamarono insieme.
Piper fece un sorriso divertito e arrossì.
Io scossi la testa e risi.
Quel giorno si era legata i capelli un uno chignon disordinato.
Era più bella ogni giorno che passava.
Jason si mise a giocherellare con le posate.
- Cos'ha lui che io non ho?- chiese, rivolgendosi a Piper.
Io alzai gli occhi al cielo: non riusciva proprio ad accettarlo. - Ehm...- ci pensò su.
- Ha gli occhi verdi, che io adoro. É ribelle, non gliene frega niente di quello che pensano gli altri, ha i capelli scompigliati, profuma di mare e... Un sacco di altre cose che tu non avrai mai.- rispose.
Non potei fare a meno di sorridere.
Era verde di gelosia.
Mi arrivò un messaggio.
Era Connor.
"Hai un minuto?"
"Sì."
"Devo parlarti, ma dobbiamo essere soli. Ti va la spiaggia?"
"Okay. Ora?"
Guardai verso il tavolo di Ermes.
Lui annuì.
- Devo andare.- annunciai.
- Dove?- chiese Ari.
- Ehm... In un posto.- risposi rimanendo sul vago.
Lei inarcò un sopracciglio.
- Per fare cosa?- continuò.
- Una cosa.- risposi correndo verso il bosco.
Arrivato in spiaggia mi sedetti sulla sabbia e pochi secondi dopo arrivò Connor.
- Di che dovevi parlarmi?- chiesi mentre si sedeva accanto a me.
Era di un paio di centimetri più basso di me, ma era comprensibile ero alto un metro e novanta!
Ai tempi della grande battaglia di New York, ero alto come Annabeth che é alta un metro e settantatre, se non ricordo male.
Sono cresciuto molto durante i sette mesi in cui ero immerso in un "lungo sonno". Ho continuato a crescere anche dopo la guerra contro Gea e spero di aver finito perché non mi piace guardare gli altri dall'alto in basso. Per guardare Leo dritto negli occhi devo abbassarmi, Leo é alto un metro e ottanta: esattamente dieci centrimetri in meno di me.
- Riguarda... Tua sorella, Allison.- prese un respiro profondo. - Lei mi piace, e tanto quindi vorrei chiederle di diventare la mia ragazza. Ma non so se mi ricambia, quindi perfavore se lo sai, dimmelo, ti prego!- mi rifilò uno dei suoi migliori occhioni marroni da cucciolo smarrito. Mi fece tenerezza.
- Fidati, Connor. Le piaci, tantissimo. Fossi in te una come lei non me la farei scappare, quindi, prendi coraggio e chiediglielo. Vedrai che dirà di sì.
Connor mi sorrise ed io gli diedi una pacca sulla spalla.
La giornata continuò bene finché per me e Piper non fu ora di partire. Avevamo deciso di andare il pomeriggio verso le cinque, perché a New York sicuramente si moriva di caldo.
Arrivammo verso le sette e cenammo.
Avevamo tre stanza in casa, ma Piper decise che avrebbe dormito con me. Io non mi opposi, tanto non mi dava fastidio. Anzi.
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I Sette Dopo La Guerrra
RandomDopo la guerra Percy e Arianna Jackson, Annabeth Chase, Piper McLean, Jason Grace, Leo Valdez, Hazel Levesque e Frank Zhang, possono finalmente vivere la loro vita da semidei senza la guerra. Le cose cambieranno. Percy e Annabeth si separeranno e Ar...