Capitolo 7

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Michela:

Dieci  minuti prima di uscire ero già pronta e questo era molto strano, di solito ero sempre in ritardo. Scesi e andai alla fermata dell'autobus sotto casa e aspettai Stefano. Quando arrivò ci abbracciammo e pochi minuti dopo arrivò l'autobus. Era quasi vuoto, come al solito. -ti vedo agitata- ruppe il ghiaccio lui -Perché deve venire anche Andrea?- risposi di getto. -Boh, me l'ha chiesto e mi ha chiesto di invitarti- Ah. -E perché? E perché non poteva farlo lui?- -probabilmente sapeva che a me non avresti mai potuto dire di no- disse ridendo. Non aveva tutti i torti. -Ma perché ti ha chiesto di uscire?- -Non lo so, non me l'ha detto- Che palle. Alla fermata successiva salì l'amico di Ste che si sarebbe unito a noi. -Piacere Lorenzo- Disse baciandomi la guancia e sedendosi di fronte a me. Allungò poi la mano per darla a Ste -Bella Ste, tutto a posto?- -Si,te?- -a posto dai-.

Eravamo quasi arrivati e Ste si rivolse a me. -Ancora agitata?--Certo, più di prima. Ma ho trovato una soluzione.- dissi in modo compiaciuto. -è agitata perché il tipo che le piace probabilmente ti deve parlare- spiegò Ste a Lorenzo. -Ehi, non è il tipo chemi piace. Non mi piace Andrea e tu dovresti saperlo meglio ditutti- risposi indispettita e lui alzò gli occhi al cielo. Lorenzo che fin ora era stato zitto ad osservarci  parlò -quale soluzione avresti trovato?- -Mi ubriaco, che domande- scoppiammo a ridere. Scendemmo dall'autobus e ci trovammo insieme agli altri alla fermata del tram. Salutai tutti con un bacio sulla guancia e quando fu il turno di andrea mi sentii un po' a disagio, ma lo baciai comunque.

Ci sedemmo in un locale molto carino. Io ero seduta tra Martina e Stefano, Andrea mi sedeva di fronte. Io e Martina decidemmo di iniziare con cinque shot e dopo quelli presi un sex on the beach, perché era leggero e non volevo stare male. Non reggo granché l'alcol, ma ciò che bevvi mi bastò solo a farmi venire la ridarella e farmi scappare la pipì. Era una bella serata: parlavamo tutti insieme e non sembrava esserci l'ombra di imbarazzo, fino a quando Andrea mi chiese di uscire dal locale con lui. Mentre uscivamo mi prese la mano e io lo seguii. Avevo sorseggiato così tante volte dai drink degli altri che praticamente me n'ero bevuta un'altro intero, ma ero lo stesso abbastanza lucida. -Come stai?- iniziai io e mi interessava davvero perché mi era mancato tanto. -bene, dai, te?-
-A parte il fatto che ho un po' freddo e che dovrei andare in bagno urgentemente, sto bene- Forse non ero lucida come immaginavo e mi accorsi solo dopo che quella non era la cosa più giusta da dire, ma continuai. -Mi sei mancato Andre- e mi ritrovai improvvisamente adabbracciarlo. Lui non ricambiò subito l'abbraccio, probabilmente perché aveva paura di provare qualcosa di troppo intenso, ma poi mi strinse a se. -Anche tu mi sei mancata piccolina- Ero davvero piccola tra le sue braccia effettivamente, ma qualcosa in quella parola non mi convinceva. Non mi faceva venire i brividi come quando me lo diceva Stefano. Non avevo nulla da dirgli, così rimasi in silenzio nel suo abbraccio. -Scusami, vuoi la mia giacca? Non me n'ero reso conto- disse lui sciogliendosi dall'abbraccio e guardandomi negli occhi. In effetti non avevo fatto una bella mossa uscendo senza giacca, ma non feci in tempo a rispondere che avevo già le spalle coperte. La giacca aveva un profumo buonissimo, tanto che pensai quasi di portarmela a casa. -Che cosa volevi dirmi?- Mi ricordai. Ora sembrava più agitato che mai, ma non distolse lo sguardo dai miei occhi. -Michi, io...- La voce gli si bloccò in gola. -io ti amo-disse poi tutto d'un fiato. -Cazzo, lo so che ho sbagliato e lo so che dovrei parlarti di più, ma non so cosa mi prenda, quando sono con te non riesco proprio a parlare. Vorrei che mi dessi un'altra chance- Sembrava che il mondo mi fosse caduto addosso. Aveva già detto di amarmi, ma la prima volta era arrabbiato ed erano passati quasi due mesi. Cazzo. Ora dovevo per forza essere sincera con lui a costo di rischiare di ferirlo. -Andre sei uno dei miei più cariamici e ti voglio un mondo di bene, ma appunto per questo devo dirti che non credo proprio staremo mai insieme. Non sono attratta da te nello stesso modo in cui tu lo sei da me. Mi dispiace tanto- Nel direl'ultima frase abbassai lo sguardo; mi sentivo troppo in colpa. -Ho capito, ma non ho intenzione di perderti. Ti guarderò da lontano allora.- fece una breve pausa e si guardò le mani, per tutto il resto del tempo era rimasto con gli occhi fissi nei miei, poi riprese. -Potrei avere la mia giacca? Non mi va più di stare in giro, vorrei andare a casa.- Le lacrime minacciavano di scendere. Perché poi? era lui che era stato scaricato. Mi sentivo una persona orribile. -Sei sicuro?- domandai con un filo di voce -Certo, non ti preoccupare- la sua voce non aveva più un torno era completamente piatta e questo mi spaventò un po'- gli porsi la giacca e sentii subito le braccia gelare. Si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia, ma io lo strinsi a me in un abbraccio e affondai la testa sul suo petto. -Mi dispiace veramente Andre- lui mi strinse di più a sè. Poi se ne andò e mi lasciò al freddo da sola. Volevo entrare e tornare dagli altri, ma avevo bisogno di respirare un po'. Non mi sembrava vero che fino a pochi secondi prima mi risultasse così difficile. Mi appoggiai al muro dietro di me e guardai in alto per trattenere le lacrime. Avevo il respiro pesante e non riuscivo a ragionare. La porta del locale si aprì ed uscì Lorenzo. -tutto bene?- mi chiese mettendomi una mano sul fianco. Annuì tirando su il naso e abbassando lo sguardo su di lui. -quello non ti merita. È solo un coglione- disse. Evidentemente non aveva capito nulla.-Coglione sarai tu, non sai cos'è successo e ti intrometti pure.- mi aveva fatta davvero innervosire. Non aveva il diritto di insultare Andrea, soprattutto perché lui era la vittima in questa storia. La porta del bar si aprì nuovamente ed uscì Ste. Grazie al cielo, era l'unico che volessi in quel momento, avevo bisogno di lui più che mai. -Lori, vai dentro- disse e mi sembro piuttosto scocciato. Il suo amico probabilmente notò il suo tono acido ed entrò senza dire una parola. -Scusami, è un coglione, non sono riuscito a fermarlo- disse mentre mi copriva con la mia giacca. Gli saltai al collo appoggiando la testa sulla sua spalla e iniziai a singhiozzare. Lui mi strinse più forte che potesse e quasi mi mancò il respiro, ma, Dio, era così piacevole. -cos'è successo?- gli raccontai com'era andata e lui non staccò mai lo sguardo dai miei occhi con un'espressione calma che tranquillizzò anche me. Quando ebbi finito disse semplicemente -non ti preoccupare, domani ne parliamo con più calma,ok? Andiamo a casa adesso- si, volevo proprio andare a casa, non sopportavo più tutta quella gente e aveva un freddo cane, nonostante la giacca. Ci dirigemmo verso la metro e grazie al cielo nessuno fece domande e Lorenzo non si avvicinò a me, altrimenti l'averei riempito di calci. Non si doveva permettere di insultarlo così, ma non volevo più pensarci, stavo camminando mano nella mano con Stefano e questo mi distraeva abbastanza. Poi in autobus ci sedemmo vicini e appoggiai la testa sulla sua spalla. Ero talmente rilassata che quasi mi addormentai.

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