Sono tornata da poco nella mia stanza quando vedo Damian e Michele affacciarsi alla porta.
"Alison, ti va di venire un po' in giardino con noi?" Mi chiede Damian.
"Non lo so..."
"Dai tanto non hai niente da fare." Questa volta è Michele a parlare.
Vorrei rifiutare perché sono stanca ma le parole del dottor Fabbri mi tornano in mente.
<parla, divertiti, fai amicizia con gli altri pazienti.>
<Solo quando ti vedrò veramente felice potrai uscire.>
Forse posso sfruttare le mie nuove amicizie come biglietto d'uscita.
Accetto, prendo il giubbotto e mi incammino con loro verso il giardino.
Ci sistemiamo nelle due panchine davanti a un tavolo di legno. Io vicino a Damian e Michele nella panchina dall'altra parte del tavolo, davanti a noi. Entrambi si accendono una sigaretta, io invece non fumo.
Tira un vento gelido che mi scompiglia leggermente i capelli mossi già in disordine.
"Dov'è Sara?" Chiedo guardandomi intorno nella speranza di vederla, ma c'è solo un'altra donna seduta sul muretto vicino l'entrata.
"Boh, sarà con Simone." Risponde Damian.
"Chi è?"
"Il suo nuovo amichetto. Ultimamente sono sempre insieme." Sembra geloso. Non pensavo che anche in psichiatria ci fossero certe storie tra i pazienti.
"Perché siete ricoverati?" Butto lì la domanda, la curiosità ha preso il sopravvento.
Il primo a parlare è Michele.
"Ho aggredito degli stronzi, guarda" mi mostra le mani piene di tagli e lividi. Fa una smorfia e poi continua. Serio, distaccato.
"Non sono cattivo ma se qualcuno mi provoca o non mi piace divento violento. Certe volte vorrei prendere qualcuno che mi risponde male e spezzargli il collo, così" imita su di sé il gesto di girarsi il collo prendendosi le mandibole. Neanche un accenno di sorriso, sembra completamente serio.
"Ogni volta mi rinchiudono qui, figli di puttana! Prima o poi ammazzo qualcuno! Voglio vedere il sangue colare sopra un corpo senza vita. 1... 2... 3... coltellate al cuore." Ancora una volta imita il gesto impugnando un coltello immaginario.
Inquietante, veramente spaventoso. I suoi occhi scuri sono pieni di odio.
Non so cosa dire, come reagire, lui mi guarda aspettando una risposta. Fortunatamente interviene Damian.
"Io invece sono qui per colpa di mia mamma, mi odia!" lo vedo agitarsi e alzare la voce. "Ha detto che volevo uccidermi ma non è vero. Voleva solo rinchiudermi! Ma quando esco col cazzo che mi rivede, torno in Serbia e mi faccio ospitare da un amico. Mi dispiace solo lasciare la mia sorellina, ha 14 anni..." è un fiume di parole, parla velocemente.
Forse era meglio se evitavo di chiedere il motivo del loro ricovero.
"Perché tua mamma avrebbe fatto una cosa del genere?" Dubito che la sua storia sia vera, almeno non del tutto. Non penso che rinchiuderebbero qualcuno solo per questo. Probabilmente c'è dell'altro.
"Da quando mio padre ci ha abbandonato è diventata un'altra. Sembra sfogare tutta la sua rabbia su di me. Non ho una bella famiglia, come puoi notare."
"Allora abbiamo una cosa in comune." Faccio una smorfia.
"Tu che rapporto hai con i tuoi genitori?"
Ecco la fatidica domanda, non ho ancora parlato di loro perché preferivo non pensarci.
"Mio padre..." comincio a parlare rivolta al tavolo davanti a me. "È sempre stato assente e violento. Picchiava mia madre, urlava sempre contro tutti. Poi 4 anni fa mia mamma ha preso il coraggio di cacciarlo di casa e da all'ora non l'ho più visto. Non una chiamata, non un messaggio. Neanche un saluto. Un giorno sono tornata da scuola e lui non c'era più, tutte le sue cose erano sparite."
"Incredibile, sembra la descrizione di mio padre." Commenta Damian triste.
"E con tua mamma vai d'accordo?" Interviene Michele.
"Mia mamma è sempre stata un po' strana: un'ora era la madre più affettuoso del mondo e poi, senza motivo, diventata un mostro che mi picchiava e mi insultava. Altri giorni ancora si comportava come se non esistessi. Un anno fa ha trovato un nuovo compagno, un criminale. Si sono trasferiti in Germania lasciando me e mio fratello da soli. L'ho sentita pochissime volte da all'ora."
"Cazzo! Tuo fratello quanti anni ha?" Chiede Damian.
"27... sono ormai 10 anni che fa uso di droghe pesanti. Ormai è irriconoscibile, vive nel suo mondo. È stato come essere sempre sola in questo ultimo anno."
"Immagino che sei qui perché, dopo tutto questo, sei caduta in depressione." Sentenzia Michele.
"Sì, più o meno è così."
"Sono sicuro che ti riprenderai, ne hai passate tante, ora può solo andarti meglio!"
"Grazie Michele, lo spero."//Spazio autrice// ciao, cosa ne pensate della mia storia? Scriverla è un po' come rivivere tutte quelle situazioni che ho passato. Non è facile parlare di me e di quel periodo ma allo stesso tempo mi serve per sfogarmi. Fatemi sapere se vi piace ❤
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Il sole spento
Literatura FemininaIl diario di una ragazza che ha toccato il fondo ed è stata sconfitta dalla vita. il viaggio verso la rinascita e la risalita lo farà rinchiusa in psichiatria, attraverso nuove amicizie, nuovi amori, ricadute, pianti, gioie e paure. Conoscerà person...