La descrizione di questo posto si può riassumere parlando di quattro corridoi, disposti a formare una sorta di quadrato, o meglio, rettangolo.
Nei due corridoi più lunghi, paralleli l'uno all'altro, si trovano tutte le stanze dei pazienti, più due studi degli psicologi, uno dello psichiatra di turno e uno del capo reparto. Un signore che non esce quasi mai da lì. C'è anche una piccola sala da disegno, con un tavolo ovale, vari fogli, colori, tempere e due macchinette a pagamento: una per le bevande calde e una per le merendine.
Questi due corridoi principali vengono collegati, da un lato, dalla sala da pranzo. Uno spazio, aperto e ampio, in cui ci sono una decina di tavoli da 4-5 persone ciascuno.
Nel lato apposto, invece, si congiunge un corridoio più corto, in cui c'è l'entrata con a fianco la stanza degli infermieri. È lì che si trovano le nostre cose che non possiamo tenere, tra cui i carica batteria, quindi, quando il telefono è scarico, dobbiamo lasciarlo a loro.
Di fronte c'è la sala dei fumatori. È piuttosto piccola, circondata da una larga vetrata trasparente che lascia vedere chiaramente all'interno i pazienti, intenti a fumarsi l'ennesima sigaretta, seduti sulle due panchine attaccate alla parete.
Alla fine di uno dei due corridoi principali, quello opposto a dove si trova la mia camera, si accede ad un piccolo giardino. C'è un muretto in cui sedersi o anche stendersi, un prato verde con al centro un grazioso gazebo con due panchine. Il giardino è circondato da alte mura. Troppo alte per vederci oltre, l'unica cosa che si vede è il cielo. Sembra una fossa, scavata nel terreno apposta per rinchiuderci tutti i pazzi. Questa è l'unica boccata d'aria che possiamo prendere.Ci sono telecamere ovunque, tranne, per fortuna, nei bagni. Sono collegate a diversi monitor nella stanza degli infermieri. Sono sempre accesi, ogni nostra mossa è sotto l'occhio attento dei medici.
Mi sento catapultata in un reality show a cui non ho richiesto di partecipare. Come essere entrata nella casa del Grande Fratello.Quanto tempo dovrò restare qui?
L'ho chiesto, stamattina, alla psichiatra di turno per la quotidiana visita nelle camere. Mi ha semplicemente risposto che ci vorrà più tempo del previsto. Non posso uscire, neanche se lo voglio. Sono in trappola, in prigione.
Avevano detto qualche giorno e invece...I miei pensieri vengono interrotti dall'arrivo di una giovane infermiera.
"Ciao Alison, come stai oggi?" Mi sorride gentilmente.
"Non hai ancora mangiato... se vuoi ti porto qualcosa in camera, qualsiasi cosa, dimmi cosa ti va." Ha un tono di voce dolce e mi parla come una vecchia amica sinceramente preoccupata.
"Ho portato della nutella! Posso prepararti un panino."
"No grazie. Sei molto gentile ma non mi va niente."
"Nemmeno un succo di frutto? Almeno bevi qualcosa... ormai non ti reggerai neanche più in piedi."
"O-ok." Le si illumina il viso.
"Vado a prenderlo, torno subito!"
Ha ragione, mi sento sempre più debole, mi gira la testa, fatico anche solo ad andare in bagno. Devo farmi forza.
La gentile infermiera torna poco dopo con il succo di frutta promesso.
"Se hai bisogno di parlare io sono qui, ora ti lascio sola, buona notte." Mi sorride e se ne va.
Il pensiero di bere mi mette nausea, ma devo farcela. Il primo sorso è quello più difficile. Lentamente riesco a finire tutto il succo, lo faccio forzata da me stessa, senza nessun piacere."Hei, io sono Nino, tu sei quella nuova? La ragazza che non mangia mai."
Vedo un uomo affacciarsi alla mia porta, ha sui 50 anni e fatica chiaramente a camminare.
"Tu come lo sai?" Domando infastidita.
"Le voci girano." Mi risponde con un sorriso.
"Come ti chiami?"
"Alison."
"E come c'è finita una ragazza, giovane e carina come te, in un posto simile?"
"È una storia lunga... volevo morire." Rispondo vaga, non ho voglia di raccontare tutto quello che è successo.
"Anche io. Ho tentato il suicidio dopo che mia moglie mi ha lasciato. Mi sono buttato dal tetto di casa. Sono stato in coma un paio di settimane e ora sono qui... Non potrò più camminare come prima."
"Mi dispiace. È una storia molto triste." Non so che altro dire.
"Se hai voglia di parlare mi trovi a due camere più giù." "È stato un piacere conoscerti, Alison."
Forse mi sono sbagliata, forse gli altri ricoverati non sono così tremendi.Quella stessa notte io e Sara veniamo svegliate da forti rumori provenire dalla nostra porta. Ci alziamo subito, preoccupate. In quel momento entra un altro paziente, sui 60 anni, completamente nudo. Si avvicina a me e mi spinge contro il muro urlando qualcosa di incomprensibile.
"Sara! Chiama qualcuno! Suona il campanello!" Ho il cuore in gola, sono spaventata a morte, anche Sara e visibilmente spaventata.
Spinge violentemente via l'uomo che nel frattempo mi aveva bloccato per il collo, mi prende per un braccio e mi tira dietro di lei.
"Stai tranquilla, ho suonato l'allarme, arriverà qualcuno tra pochi istanti."
Infatti è così, subito tre infermieri arrivano, riportando di forza il paziente nella sua camera.
Voglio tornare a casa, voglio solo tornare a casa.
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Il sole spento
ChickLitIl diario di una ragazza che ha toccato il fondo ed è stata sconfitta dalla vita. il viaggio verso la rinascita e la risalita lo farà rinchiusa in psichiatria, attraverso nuove amicizie, nuovi amori, ricadute, pianti, gioie e paure. Conoscerà person...