Capitolo 7

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◎THURSDAY◎

Eddie's Point Of View.

Ho sempre amato svegliarmi presto; la luce di fine ottobre che filtra tra le tende leggere della stanza, il silenzio spezzato solamente dal cinguettio degli uccelli e lo stridore delle ruote delle poche auto sull'asfalto umido.

Scendo dal letto, mi tolgo il pigiama e indosso dei vestiti sportivi.

Mentre mi allaccio le scarpe guardo l'orario.

Le sei e mezza.

"Ho giusto il tempo per fare una corsa prima di andare a lezione" penso.

Esco fuori di casa subito pentendomi di non essermi messo una felpa, infilo gli auricolari e inizio a correre a ritmo dei Rolling Stones.

Il vento mattutino mi sferza il viso come uno schiaffo, in risposta aumento la velocità.

La musica è talmente alta che non riesco a sentire il rumore delle suole di gomma sul terreno.

Faccio il giro di qualche isolato, quasi ipnotizzato dal ritmo delle tracce per poi tornare verso casa.

Mi faccio una doccia, mi cambio ed esco di casa con uno spuntino nella tasca.

7.45

Sulla via verso la scuola, controllo i messaggi da parte di mia madre.

Vive a Bath ed ogni giorno mi manda qualche messaggio per chiedermi come sto, come vanno gli studi.

A volte mi immedesimo nei suoi panni: una donna ancora bellissima nonostante l'età, ma troppo sola.

Il marito è morto e l'unico figlio vive lontano da lei per inseguire la sua carriera di studi.

Le rispondo con un testo breve, ma affettuoso.

8.00

Arrivo fuori dal cancello e il piazzale comincia ad affollarsi di studenti.

Cerco con gli occhi un viso, ma i ragazzi si spintonano per entrare e sfuggire il primo freddo.

Le facce si confondono, i capelli si mischiano; tutto sembra fondersi in un'unica massa griogio-verde di giacche e cappelli.

Ma ora la vedo.

Porta un giaccone giallo senape e i capelli legati sulla nuca.

Ha il naso arrossato dal freddo e tiene il ritmo di quella musica che solo lei riesce a sentire, battendo la punta del piede per terra.

Mima delle parole con le labbra anch'esse rosse,
sembra l'unica a non avere fretta di entrare.

Sta lì appoggiata alla rete con lo sguardo perso tra le persone.

Suona la seconda campanella e a quel punto la vedo scuotersi e avviarsi dentro, quasi scottata da quel suono metallico.

Oggi è giovedì, sarà meglio che mi muova anche io.

Emma's Point Of View.

Le prime due ore di letteratura sono trascorse tranquillamente anche se il professore sembrava piuttosto stanco.

Gli avevo fatto un ritratto a bordo pagina accentuandogli le occhiaie già di per sé profonde.

Mi alzo e mi dirigo nella prossima aula.

Filologia.

Varco la soglia, la metà delle sedie è già occupata; mi siedo perciò nel mio solito posto.

Ultimo banco a destra, è destinato a me secondo una legge non scritta, ma che tutti conoscono.

Ognuno si siede sempre allo stesso posto, ognuno sa dove appartenga.

Io appartenevo lì.

Quando vedo che lui entra, preceduto da altri studenti, abbasso gli occhi.

Ha i capelli ancora umidi, probabilmente a causa di una doccia mattutina.

Le lentiggini che, a causa della luce fredda, risaltavano ancora di più sulla sua pelle chiara.

Si ravvia i capelli e i nostri sguardi per una attimo si incrociano.

Poi si siede al suo banco, vicino alla finestra.

L'insegnante non è ancora entrata.

Lui comincia a tirare fuori dallo zaino il materiale per la lezione, ma la mia cartella rimane chiusa.

Non sono mai stata una persona riflessiva.

Mi alzo di colpo facendo stridere la sedia sulle mattonelle e mi siedo sulla sedia affianco alla sua.

Appoggio la cartella a terra pesantemente.

Sento il suo sguardo su di me, e come il suo anche quello dei miei compagni.

Comincio ad estrarre i libri e il mio quaderno di filologia, già disordinato anche se lo uso da sole due lezioni.

Sistemo le cose sul banco e sbircio alla mia sinistra Eddie con la coda dell'occhio.

Reprime un sorriso.

Ginger TeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora